Georgia: il dono di Bach

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20 luglio 2022

La scuola musicale di Senaki, cittadina della Georgia occidentale, è sopravvissuta al crollo dell'Unione Sovietica ed è ancor oggi, con le sue insegnanti, custode della passione per la musica. Un fotoreportage di Gela Megrelidze

Foto e testo di Gela Megrelidze

Fotogalleria pubblicata originariamente da Chai Khana

 

“Molti di noi conoscono la sensazione che si prova quando, dopo molti anni, ci si ritrova per caso nella scuola in cui si studiava, si frequentavano le lezioni e si correva per i corridoi; oppure si entra nell'appartamento in cui si viveva da bambini e all'improvviso si notano le scale che ci sussurrano, le finestre che ci accarezzano e i quadri che ci sorridono dalle pareti. I muri stessi parlano e fanno l'occhiolino attraverso l'intonaco scrostato. Una dolcissima malinconia mozartiana, intrisa di gioie luminose e infantili, stringe il cuore. E riemergono le piccole emozioni e i sogni irrealizzati a cui non si pensava più da anni.

E se incontrate la vostra maestra con la schiena un po' piegata in corridoio, o se vedete la vostra vecchia vicina di casa salire lentamente le scale, questa calda malinconia vi travolgerà, facendovi capire quanto vi sono mancate.

Ci sono anche luoghi in cui non siamo mai stati ma dove, quando arriviamo, proviamo comunque queste sensazioni. Hanno quell'energia, sono ponti attraverso il tempo e lo spazio.

È così che mi sono sentita quando sono entrata nella Senaki Musical School. Ero a Senaki per visitare Lamzira, che insegna musica in questa scuola da 45 anni. Mi ha accompagnato alla scuola per farmi conoscere le sue "ragazze". Entrata nell’edificio ho incrociato bambini ansiosi che aspettavano la lezione con appunti, custodie di violini o chitarre in mano. Dalle aule uscivano tintinnanti le note dei pianoforti che inondavano il corridoio in penombra. Bach e Beethoven fissavano tutti con disapprovazione da vecchie cornici alle pareti. Soprattutto, c'erano le "ragazze" di Lamzira, anziane insegnanti di musica, all'antica, sempre ben vestite, senza le quali né questa scuola né la musica - nemmeno Bach o Beethoven - sarebbero esistite per questi bambini.

Il sistema sovietico ha creato pochissime cose di valore in Georgia, soprattutto poche in grado di resistere ai 30 anni di cataclismi che sono seguiti al suo crollo. Un successo, tuttavia, è stata la serie di scuole e istituti musicali per bambini che erano stati creati in ogni piccola città e quartiere del paese. Erano accessibili a tutti grazie al sistema educativo completamente centralizzato. I diplomati delle scuole di musica e dei conservatori venivano assegnati a lavorare nei villaggi e nelle comunità rurali, e così le scuole venivano rifornite continuamente di insegnanti qualificati. È così che mia madre, ad esempio, è diventata insegnante della scuola di musica di Poti, dove ha insegnato per cinque anni dopo essersi diplomata al Conservatorio di Tbilisi. L'insegnamento non è mai stato molto redditizio nel nostro paese, né durante l'era sovietica né in seguito, ma quel sistema centralizzato forniva insegnanti di musica incondizionatamente. I sistemi educativi di molti paesi altamente sviluppati non riescono ancora a raggiungere il sistema di educazione musicale dell'epoca sovietica.

Con il crollo dell'Unione Sovietica, anche questa ramificazione di scuole di musica è crollata. I fondi sono stati tagliati, i collegi chiusi e la maggior parte degli edifici venduti. Molte scuole sono diventate private e più costose, hanno perso la loro funzione di centri musicali e sono presto divenute spazi commerciali.

Solo alcune sono riuscite a sopravvivere. La Scuola Musicale di Senaki è una di queste. Situata a Senaki, una piccola città della Georgia occidentale, la scuola è stata fondata nel 1927 e ha formato 400-500 studenti nei decenni successivi. Durante la grave crisi economica della Georgia negli anni '90, quando queste scuole chiudevano una dopo l'altra, gli insegnanti della scuola di Senaki sono riusciti a sopravvivere.

"Per anni abbiamo raccolto le tasse scolastiche direttamente dagli studenti", racconta Lamzira. "Non c'erano soldi nel paese e non ci pagavano gli stipendi! Così raccoglievamo i soldi e poi li portavo a casa. Mio marito lavorava per la polizia, ed è per questo che mi si affidava il compito di custodire i soldi al sicuro. Avevamo paura di lasciare i soldi a scuola perché era un periodo molto caotico. Quindi, raccoglievamo i soldi in questo modo e alla fine del mese distribuivamo i nostri stipendi. Il denaro rimanente andava allo stato. È così che siamo sopravvissuti. Non abbiamo mai smesso di insegnare. Non abbiamo mai perso una lezione".

Novantacinque anni dopo la sua fondazione, la scuola esiste ancora. Molti insegnanti che hanno iniziato durante l'era sovietica insegnano ancora e, nonostante stipendi miseramente bassi, vanno a scuola ogni giorno per condividere la musica con i loro allievi.