Nagorno Karabakh | |
Festa dell’indipendenza in Nagorno Karabakh
30/09/2015, Redazione
Il 2 settembre il Nagorno Karabakh ha festeggiato i 24 anni della sua autoproclamata indipendenza. Un periodo scandito da continui incidenti sulla linea di contatto con l’Azerbaijan e attualmente senza prospettive per i negoziati di pace.
Foto di Roberto Travan ©, testi di Simone Zoppellaro

Il-concerto-per-il-genocidio-armeno-1
La vigilia del 2 settembre, festa dell’indipendenza del Nagorno Karabakh, si è tenuto in piazza a Stepanakert un concerto per ricordare le vittime del genocidio armeno, di cui ricorre quest’anno il centenario. Per l’occasione, le note del Requiem di Verdi hanno invaso la piazza principale della città, in un clima raccolto ma sereno. Fra gli interpreti, alcuni ospiti stranieri. Fra loro, la soprano russa Yana Safonov e il basso italiano Nicola Ulivieri, cui è stata riservata una calorosa accoglienza da parte del pubblico.

Il-concerto-per-il-genocidio-armeno
Il concerto, trasmesso dalla TV nazionale del Nagorno Karabakh e dalla TV pubblica armena, ha riunito centinaia di spettatori in piazza. Presenti le autorità locali e di Yerevan, oltre al direttore d'orchestra italiano Gianluca Marcianò. Una serata di musica che ha portato un po' di sollievo, ma il conflitto del Nagorno Karabakh resta vicino, con scontri e vittime a poche decine di chilometri. Una guerra senza fine, ancora lontana da una soluzione.

La-festa-dell-indipendenza
Pochissimi gli stranieri a Stepanakert, anche in questo giorno di festa. Non manca tuttavia una piccola presenza della diaspora armena, accorsa per l’evento. Fra loro, incontriamo Varuzhan Iskenderian, responsabile della Rappresentanza Permanente della Repubblica del Nagorno Karabakh a Sidney e sua moglie. Armeno di Palestina, mostra appuntata al petto l’alta onorificenza conferitagli dal presidente armeno per i suoi servigi alla patria.

Indipendenza-controversa-e-sofferta
Migliaia di persone sono scese in strada la mattina del 2 settembre per festeggiare i 24 anni di indipendenza del Nagorno-Karabakh. Un'indipendenza controversa e sofferta, nata da un conflitto che è costato la vita a circa 30.000 persone, sia da parte armena che azera. Soldati e forze dell’ordine hanno marciato fianco a fianco nelle vie insieme alle autorità locali, a quelle di Yerevan e ai semplici cittadini.

La-parata
Provenienti dai vari quartieri della capitale, nelle prime ore del mattino i militari si sono diretti verso il centro di Stepanakert. Sono convenuti nella piazza centrale della città, dove aveva avuto luogo il concerto la sera prima. Tutti rigorosamente disarmati, hanno marciato scandendo canzoni patriottiche.

La-bandiera
Dopo il ritrovo in piazza, il corteo si è mosso compatto verso il memoriale cittadino dedicato ai caduti, situato ad alcune centinaia di metri dal centro. In mano al soldato, nella foto, la bandiera di questa repubblica de facto. A distinguerla da quella armena, quasi identica, un motivo geometrico che ricorda i nodi dei tappeti tipici di questa regione.

Stepanakert
Nonostante la massiccia presenza di militari, l’atmosfera è quella di una festa di provincia. Stepanakert è una cittadina di circa 50.000 persone, qui tutti si conoscono. Eppure, dietro l’apparenza di serenità, si nascondono un’infinità di lutti e tragedie. Non c’è uomo che non abbia combattuto, fra questa gente, e tutti hanno almeno un partente o un amico che ha perso la vita nel conflitto. La stessa Stepanakert, negli anni Novanta, fu ridotta a un cumulo di macerie.

I-presidenti
Alla testa del corteo di militari e cittadini, il Presidente della Repubblica de facto, Bako Sahakyan, e il suo omologo armeno, Serj Sargsyan, anch'egli originario del Nagorno Karabakh. Accanto a loro, hanno sfilato nelle strade autorità religiose e militari locali.

Al-memoriale-di-Stepanakert
Il memoriale di Stepanakert, dove è giunto il corteo, è dedicato sia caduti della Seconda guerra mondiale, sia a quelli del conflitto con l’Azerbaijan. Dopo le autorità, è il turno dei semplici cittadini, anch'essi convenuti a prestare omaggio alle vittime. Sorprende il clima disteso, soprattutto se si tiene conto del conflitto ancora in corso. Non si può fare a meno di pensare che, per gli abitanti di questa regione, il conflitto è parte della loro vita da oltre due decenni.




