12 luglio 2007

Una generazione di bambini che ha vissuto due guerre si racconta

Di: Elena Murdaca*

"La Cecenia dei bambini" raccoglie 21 componimenti che illustrano la guerra, scritti da adolescenti fra i 15 e i 17 anni. I materiali sono stati scelti fra i numerosissimi temi affluiti per il concorso "L'uomo e la storia. La Russia nel XX secolo", indetto nelle scuole superiori russe da Memorial (la più importante associazione per i diritti umani in Russia). Giovanissimi testimoni raccontano la vita quotidiana sotto le bombe: scantinati dove rifugiarsi durante i bombardamenti, case, amici e parenti lasciati, ritorni dolorosi in mezzo a edifici in rovina, la conta degli scomparsi, l'orrore ingiustificabile dei campi di filtraggio e dei rastrellamenti. Su questo scenario l'eterno quesito senza risposta: perché? I componimenti sono costellati di dichiarazioni che spiazzano per la loro verità semplice e assoluta, al di là del tempo e dello spazio, al di là della Cecenia e della Russia: "Mai nessuno potrà convincermi che la guerra non sia il male peggiore sulla terra". Leggendo, non è possibile fare a meno di chiedersi come mai è tanto difficile capire cose così ovvie. Da dove viene tanta ottusità?

Ma la vera protagonista del libro è la "memoria". Lì si ritrova la specificità cecena: ricordare, non dimenticare, sapere chi sei e da dove vieni, perché la storia di un popolo è una storia fatta di persone, di famiglie, di tejp (clan familiari). Cronache di ordinario eroismo vengono tramandate oralmente di generazione in generazione, sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici della Russia: la rivolta dello sceicco Mansur, le guerre caucasiche, lo scontro con la Eisener Division durante la prima guerra mondiale e le repressioni staliniane. La deportazione occupa un posto speciale nei ricordi dei ceceni: è una ferita ancora aperta e sanguinante, nonostante siano passati più di sessant'anni. Archivi viventi da consultare, i nonni, aedi custodi della storia e numi tutelari della famiglia, personificano la Speranza: se ce l'hanno fatta loro, ce la faremo anche noi.

Diversi sono i componimenti che racchiudono quadretti di convivenza pacifica e di solidarietà reciproca con i russi, come "Rachimat e nonna Olja" bella storia di amicizia russo-cecena (che lascia intravedere anche un aspetto ancora poco approfondito del conflitto, il dramma dei profughi russi che hanno dovuto abbandonare la Cecenia) o la decisione della famiglia Irbagiev agli albori della prima guerra cecena: "Troppe cose legavano i nostri cari alla Russia: lo studio, l'esercito, il lavoro, i legami di parentela e d'amicizia. Ognuno di noi aveva fatto il servizio di leva, perciò sapevamo che un soldato è un uomo subalterno che deve eseguire gli ordini. Seguendo l'esempio dei conoscenti, decine di giovani delle nostre famiglie avrebbero potuto imbracciare le armi, ma i più anziani decisero, durante il consiglio di famiglia, che chiunque avesse preso le armi in mano sarebbe stato espulso dalla famiglia. I giovani si sottomisero. Può essere che questa decisione abbia salvato la vita a molti soldati russi, ma non salvò i nostri cari. Come si dice: la pallottola non sceglie il suo bersaglio."

A fine lettura, il titolo sembra quasi un ossimoro: non c'è nulla di più lontano della guerra in Cecenia delle impressioni che nel nostro immaginario collettivo evoca la parola "bambini". Un ragazzo italiano di 15 anni è poco più che un bambino. Un ragazzo ceceno di 15 anni oggi è un uomo che ha già visto due guerre. Ma non per questo ha meno voglia di vivere: "Se solo potrò, anch'io studierò e lavorerò. E sicuramente, come prima cosa, costruirò da capo una casa".

*Comitato per la Pace nel Caucaso

La Cecenia dei bambini
A cura di Francesca Gori
Ed. Einaudi, Collana Gli struzzi
Prezzo di copertina: Euro 14,50
Per ulteriori informazioni:
Memorial Italia
Memorial Russia