La volontà di potenza del Sogno georgiano

Partiti di opposizione messi fuori legge, leader politici accusati di crimini contro lo Stato, tra cui sabotaggio, collaborazione con Paesi stranieri in attività ostili e incitamento al rovesciamento violento del governo. Questa è la Georgia del Sogno georgiano

13/11/2025, Marilisa Lorusso
Logo del Sogno georgiano © EvaL Miko/Shutterstock

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Nel periodo precedente alle elezioni parlamentari del 2024, il leader del partito di governo Sogno Georgiano Bidzina Ivanishvili aveva promesso di mettere al bando le forze di opposizione, identificate nel cosiddetto “Movimento Nazionale Unito (UNM) collettivo”.

Ivanishvili sosteneva che una ampia vittoria fosse necessaria per “porre fine al partito della guerra, alla rete di agenti, al radicalismo e al liberal-fascismo”, ritenuti responsabili della polarizzazione politica del paese e che i rappresentanti dell’ex governo UNM avrebbero dovuto rispondere penalmente dei presunti crimini commessi durante il loro periodo al potere (2003–2012).

Ivanishvili ha delineato un progetto politico e giuridico che, secondo le sue dichiarazioni, avrebbe avuto inizio immediatamente dopo il voto: la creazione di un percorso legale per dichiarare fuori legge i partiti successori o considerati satelliti dello UNM. In più occasioni ha paragonato le elezioni a dei “processi di Norimberga” contro l’UNM, ritenendo che solo l’eliminazione di queste forze avrebbe consentito lo svolgimento di nuove “elezioni sane” in Georgia.

Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha sempre confermato pubblicamente questa linea, affermando che tutte le forze contrarie al Sogno costituiscono in realtà un’unica entità politica, il “collettivo UNM”, e che pertanto un procedimento legale volto a scioglierle sarebbe stato giustificato.

Dopo le elezioni è nata una apposita Commissione, presieduta da Tea Tsulukiani, vicepresidente del Parlamento e figura di rilievo del Sogno, che ha ricevuto poteri estesi tra cui la facoltà di convocare ex funzionari e cittadini, imporre la collaborazione con le autorità obbligatoria e raccogliere testimonianze scritte e anonime, ed ha esteso progressivamente poteri e periodo di indagine.

Nel corso dei mesi successivi, la commissione ha condotto audizioni pubbliche ampiamente diffuse dai canali governativi, chiamando a testimoniare ex ministri, funzionari e giornalisti.

I lavori della commissione si sono conclusi il 4 agosto 2025 con la redazione di un rapporto finale di 430 pagine, che il governo ha annunciato di voler utilizzare come base legale per l’avvio del processo di messa al bando delle principali forze di opposizione.

Durante la fase conclusiva dell’indagine, vari leader dei partiti di opposizione — tra cui Zurab Japaridze, Mamuka Khazaradze, Badri Japaridze, Giorgi Vashadze, Nika Melia e Nika Gvaramia — sono stati condannati o detenuti per non essersi presentati alle audizioni della commissione. Secondo la versione ufficiale il loro rifiuto di collaborare costituiva un reato ai sensi della legge georgiana, secondo l’opposizione, invece, le accuse rappresentano una forma di repressione politica.

La costruzione del quadro legale per la messa al bando dei partiti

Nella primavera del 2025 il Sogno ha avviato un processo legislativo mirato a creare le basi giuridiche per l’esclusione dei partiti di opposizione. Il 2 aprile la maggioranza ha presentato un pacchetto di emendamenti alla legge, poi approvato il 13 maggio, sulle associazioni politiche dei cittadini, introducendo nuove disposizioni che consentono di vietare non solo i partiti già esistenti, ma anche eventuali nuove formazioni politiche considerate eredi o continuatrici di organizzazioni già messe al bando.

In base alla normativa precedente, l’articolo 36 prevedeva la possibilità di proibire partiti che avessero tra i propri obiettivi il rovesciamento dell’ordine costituzionale, la violazione dell’integrità territoriale o l’incitamento all’odio su base nazionale o religiosa.

Con la modifica è stato aggiunto un nuovo comma che conferisce alla Corte Costituzionale la facoltà di sciogliere anche quei partiti le cui attività o programmi ripetano sostanzialmente gli scopi o la composizione di un partito già dichiarato illegale. Il concetto di “ripetizione sostanziale” è stato definito in modo ampio, includendo elementi come la sovrapposizione dei membri nelle liste elettorali e la somiglianza degli obiettivi dichiarati. Così la possibilità di intervento viene estesa anche ai partiti futuri, rendendo possibile l’esclusione preventiva.

Il 15 aprile 2025, il leader parlamentare del GD Mamuka Mdinaradze ha dichiarato che il cosiddetto “collettivo Movimento Nazionale” avrebbe ancora avuto la possibilità di partecipare alle elezioni municipali, poiché l’entrata in vigore delle misure di interdizione era stata rinviata a causa della proroga dei lavori della commissione d’inchiesta.

Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha confermato l’intenzione del governo di presentare dopo le elezioni alla Corte Costituzionale un ricorso formale per la messa al bando di diverse forze di opposizione, tra cui l’UNM, Ahali (il Nuovo Partito), Lelo. Praticamente tutta l’opposizione georgiana, dati elettorali alla mano.

Dopo le elezioni di ottobre, tabula rasa

Tra settembre e ottobre 2025, il Sogno ha annunciato l’imminente ricorso alla Corte. Il Presidente del Parlamento, Shalva Papuashvili, ha precisato che il ricorso mirerà anche a limitare l’attività politica di diversi individui considerati influenti nei rispettivi partiti, con un numero stimato di alcune centinaia di persone. Questi membri non includono tutti gli iscritti dei partiti interessati, ma solo coloro che hanno esercitato o esercitano un ruolo decisivo nelle decisioni e nelle attività politiche.

Il Parlamento ha approvato ulteriori modifiche legislative, ed è stata introdotta la possibilità di limitare l’attività politica di individui legati a partiti dichiarati incostituzionali, impedendo loro di fondare, guidare o partecipare a forze politiche, occupare incarichi dirigenti di partito o ruoli istituzionali statali.

Il ricorso costituzionale, presentato il 28 ottobre, riguarda le tre principali forze politiche: UNM, Ahali/Coalizione per il Cambiamento e Lelo/Georgia Forte, mentre altri tra cui Droa, Girchi, Aghmashenebeli, Georgia Europea, Federalisti e Repubblicani, potrebbero essere inclusi in procedure analoghe.

L’appello invoca l’articolo 23 della Costituzione georgiana, secondo cui non è ammissibile la creazione o l’attività di partiti che mirino a sovvertire l’ordine costituzionale, violare l’integrità del Paese o incitare conflitti nazionali, etnici, religiosi o sociali.

Il ricorso si fonda sul dossier redatto dalla commissione Tsulukiani, comprendente presunti reati passati e attuali legati alle attività dei partiti di opposizione, tentativi di interferenze esterne e minacce alla sovranità e integrità territoriale dello Stato. La Corte costituzionale dispone di nove mesi per deliberare sul caso.

Intanto, il 6 novembre i procuratori hanno annunciato l’avvio di procedimenti penali contro otto importanti esponenti dell’opposizione: l’ex presidente Mikheil Saakashvili (già condannato ed in carcere dal 2021), Giorgi Vashadze (Agmashenebeli), Nika Gvaramia e Nika Melia (Ahali), Zurab “Girchi” Japaridze (Girchi), Elene Khoshtaria Droa), Mamuka Khazaradze e Badri Japaridze (Lelo).

Sono accusati di crimini contro lo Stato, tra cui sabotaggio, collaborazione con Paesi stranieri in attività ostili e incitamento al rovesciamento violento del governo. Le accuse riguardano episodi successivi alle elezioni dell’ottobre 2024 e alle proteste di novembre. Sei di loro sono già in carcere.