Montenegro-Emirati Arabi: poca trasparenza e rischi ambientali

Crescono le preoccupazioni relative agli accordi approvati dal parlamento montenegrino per autorizzare investimenti nel paese da parte degli Emirati Arabi Uniti, in deroga ai principi di trasparenza e tutela ambientale. L’operazione solleva perplessità anche in merito al percorso di integrazione europea

21/08/2025, Milka Tadić

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Velika Plaža, Ulcinj, Montenegro © biggunsband/Shutterstock

Alla fine di aprile 2025, il parlamento di Podgorica ha approvato due accordi siglati tra il governo del Montenegro e il governo degli Emirati Arabi Uniti (EAU).

Il presidente montenegrino Jakov Milatović ha controfirmato immediatamente l’Accordo quadro di cooperazione economica, respingendo però l’Accordo di cooperazione in materia di turismo e proprietà immobiliari, rinviato al parlamento per un riesame. Citando numerose criticità riscontrate, Milatović ha spiegato che il secondo accordo era in contrasto con la Costituzione del Montenegro.

Nonostante gli avvertimenti del presidente , le preoccupazioni sollevate dai rappresentanti dell’Unione europea e la forte opposizione della società civile e dei partiti di opposizione, il testo è stato nuovamente approvato dal parlamento, seppur con una maggioranza risicata, ed è entrato in vigore all’inizio di giugno. L’accordo spiana la strada agli investitori degli Emirati Arabi Uniti per ottenere una posizione privilegiata nello sviluppo e negli investimenti nelle aree più attraenti del Montenegro.

L’approvazione dei due accordi solleva serie preoccupazioni sui potenziali rischi per le risorse pubbliche, l’ambiente e gli interessi economici del Montenegro, ma anche per l’integrità del percorso europeo del paese. Da candidato all’adesione all’UE – peraltro considerato un frontrunner del prossimo ciclo di allargamento – il Montenegro dovrebbe rispettare gli standard in linea con i valori e le priorità dell’Unione.

L’accordo permette alle aziende degli Emirati Arabi Uniti di costruire strutture residenziali e turistiche a condizioni preferenziali e senza gare d’appalto pubbliche, anche in aree di particolare importanza per la biodiversità e per le meraviglie di una natura incontaminata.

“L’approvazione dell’accordo con gli Emirati Arabi Uniti rappresenta una seria minaccia per la tenuta dello stato di diritto, il processo di integrazione europea e lo sviluppo sostenibile del Montenegro”, spiega a OBCT Vanja Ćalović, rappresentante di spicco della società civile e direttrice dell’ong MANS.

Milojko Spajić, primo ministro montenegrino e leader del movimento Europa adesso (PES), ha annunciato investimenti da parte degli Emirati Arabi Uniti per un importo complessivo di 35 miliardi di euro, quasi il bilancio decennale del Montenegro. Mohamed Alabbar, il principale investitore degli Emirati Arabi Uniti, invitato in Montenegro dal premier di persona, ha visitato il paese più volte nelle ultime settimane, esprimendo interesse per diverse località.

Mohamed Alabbar ormai conosce bene la regione. Oltre ad alcuni grandi investimenti in Albania, tra cui la riqualificazione del porto di Durazzo, Alabbar è presente  anche in Serbia come finanziatore ufficiale del controverso progetto “Belgrade Waterfront”, sostenuto dal presidente serbo Aleksandar Vučić, ma fortemente criticato dall’opposizione e dagli esperti.

In Montenegro, Alabbar aveva inizialmente proposto di costruire un resort di lusso e un complesso residenziale lungo la Velika Plaža [la grande spiaggia] a Ulcinj. Tuttavia, sulla scorta delle forti proteste dell’amministrazione locale, della società civile e delle associazioni ambientaliste, l’imprenditore ha annunciato l’intenzione di abbandonare il progetto, dicendosi però interessato a investire in altre parti del paese.

Precedentemente, nelle sue esternazioni pubbliche, Mohamed Alabbar aveva precisato che una nuova infrastruttura aeroportuale sarebbe stata di fondamentale importanza e per il successo del progetto da lui proposto. Era previsto che il nuovo aeroporto sorgesse nel cuore di Ulcinj.

“La costruzione di tali infrastrutture sarebbe in contrasto con lo status di area protetta di cui gode questo luogo, che comprende un parco naturale, ma anche le saline di Ulcinj, un sito Ramsar di importanza internazionale. Il Montenegro non potrà soddisfare uno dei requisiti finali per l’adesione all’UE senza preservare le condizioni ambientali favorevoli a questo habitat”, spiega Jovana Janjušević, direttrice del Centro per la protezione e lo studio degli uccelli.

Il premier Spajić ha a più riprese annunciato l’intenzione di concedere ad Alabbar i terreni demaniali lungo la Velika Plaža per la costruzione di alberghi e appartamenti senza alcuna gara d’appalto pubblica e con un contratto valido per novantanove anni. 

L’accordo approvato dal parlamento di Podgorica permette agli investitori degli Emirati Arabi Uniti di aggirare i piani territoriali esistenti, la strategia di sviluppo del Montenegro e i principi fondamentali di tutela ambientale e della biodiversità in un’area, come quella della Velika Plaža, unica nel suo genere e in gran parte incontaminata.

Spajić ha suggerito anche la possibilità di offrire altri siti di valore agli investitori degli Emirati Arabi Uniti, tra cui diverse “perle” naturali lungo il litorale, ma anche alcune zone incontaminate ad alta biodiversità, nel nord del Montenegro.

Buljarica, uno dei possibili siti di sviluppo – © Montenegrin Ecologists Society

“Ho cominciato ad interessarmi al Montenegro da turista: ad attrarmi sono state la sua splendida costa, la sua ricca cultura e la sua straordinaria architettura”, ha dichiarato Alabbar ai media locali nell’aprile di quest’anno. L’imprenditore ha sottolineato che nessun progetto sarà realizzato senza il consenso della popolazione locale.

Mohamed Alabbar è il fondatore di Emaar Properties, la società che ha costruito alcuni edifici iconici, come il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, e il Dubai Mall, il centro commerciale più grande del mondo. Forbes stima il suo patrimonio netto in 2,3 miliardi di euro.

Le azioni delle sue società sono detenute dalla Investment Corporation of Dubai e da alti funzionari degli Emirati Arabi Uniti, tra cui il sovrano di Dubai, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Alabbar possiede anche Eagle Hills, una società di investimenti e sviluppo immobiliare, presente in diciotto paesi tra Asia, Africa ed est Europa.

I media montenegrini hanno riportato le preoccupazioni riguardo alle pratiche imprenditoriali di Alabbar, invitando alla cautela. Per i critici, due aspetti del progetto di Velika Plaža sono particolarmente preoccupanti: la mancanza di trasparenza e i potenziali danni ambientali.

Dal punto di vista geopolitico, il Montenegro, uno dei paesi più piccoli d’Europa, rischia di compromettere la propria sovranità permettendo una forte presenza di capitali stranieri, in primis quelli controllati da investitori extra-UE. Vi è quindi il rischio che il Montenegro divenga eccessivamente dipendente e vulnerabile all’influenza degli Emirati Arabi Uniti.

Un’altra criticità riguarda il fatto che, fino a qualche settimana fa, gli Emirati Arabi Uniti figuravano nella lista grigia dell’UE dei paesi ad alto rischio, segnalati per controlli inadeguati sul riciclaggio di denaro e sul finanziamento del terrorismo.

Secondo Eka Rostomashvili, esperta di lotta alla corruzione di Transparency International, il Montenegro dovrebbe affrontare la questione degli accordi con gli Emirati Arabi Uniti con maggiore cautela.

“Considerato lo scarso controllo dei flussi finanziari negli Emirati Arabi Uniti […] è legittimo chiedersi se il Montenegro possa garantire che gli investimenti in entrata siano leciti”, ha spiegato Rostomashvili in un’intervista rilasciata ai media locali .

Ad ogni modo, gli Emirati Arabi Uniti sono già diventati un investitore di rilievo in Montenegro, classificandosi all’ottavo posto per investimenti diretti esteri (IDE) dal 2006 – anno della proclamazione dell’indipendenza del Montenegro – al 2024. Solo nel 2023, sono stati la settima fonte più importante di IDE.

Alcuni rapporti del consorzio Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) e di Transparency International evidenziano ulteriori preoccupazioni sul ruolo di Dubai come hub globale della finanza illecita. La scarsa regolamentazione e la mancanza di trasparenza hanno contribuito a trasformare la città in un rifugio sempre più attraente per criminali, funzionari corrotti e tutti quelli che cercano di riciclare denaro.

La maggior parte dei registri contabili negli Emirati Arabi Uniti non è accessibile al pubblico, mentre i pochi registri disponibili di regola non rivelano l’identità dei titolari effettivi delle aziende, solo quella dei rappresentanti formali – figure che non di rado vengono utilizzate per nascondere la vera identità dei soggetti che gestiscono il capitale, rendendo difficile verificare chi controlla effettivamente i fondi provenienti dagli Emirati.

Gli attivisti montenegrini mettono in guardia sulla possibilità che gli accordi firmati con gli Emirati Arabi Uniti ostacolino ulteriormente la già difficile lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Vi è anche il timore che i fondi illeciti locali possano essere riciclati utilizzando le aziende con sede negli Emirati Arabi Uniti. Alcune delle più grandi reti di contrabbando, in particolare quelle coinvolte nel traffico di sigarette e stupefacenti, sono nate in Montenegro durante le guerre degli anni ‘90.

La magistratura montenegrina ha avuto difficoltà a contrastare le attività illegali, spesso sostenute dalle istituzioni, proprio per via delle collusioni di lunga data tra criminalità organizzata e strutture politiche. Negli ultimi decenni, una parte significativa del denaro sporco è stata riciclata attraverso progetti di costruzione e sviluppo del litorale.

“L’accordo [con gli Emirati Arabi Uniti] non contiene alcuna clausola anticorruzione né disposizioni che permettano di identificare i beneficiari effettivi del capitale e di prevenire il riciclaggio di denaro”, spiega Vanja Ćalović. 

La direttrice di MANS sottolinea che il contenuto dell’accordo, come anche la procedura poco trasparente con cui è stato approvato, solleva serie preoccupazioni sui potenziali casi di corruzione e riciclaggio di denaro. “La procura speciale del Montenegro – come emerge dal nostro rapporto – sta già indagando sulla vicenda”.

Ćalović è convinta che gli accordi tra il governo del Montenegro e gli investitori degli Emirati Arabi Uniti non possano concretizzarsi. I cittadini sembrano infatti decisi a opporsi all’alienazione dei beni pubblici, allo sviluppo eccessivo della costa e alla distruzione dei paesaggi naturali.

L’anno scorso, Moneyval, l’organismo antiriciclaggio del Consiglio d’Europa, ha sollecitato il Montenegro a rafforzare prontamente gli sforzi per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. La mancanza di trasparenza nei flussi finanziari non solo scoraggia gli investitori internazionali credibili, ma contribuisce ad una diffusione incontrollata dell’economia sommersa, creando un ambiente favorevole agli investitori provenienti da paesi non democratici.

“Considerando le aspirazioni del Montenegro di aderire all’UE, è essenziale che l’attuazione di questo accordo sia in linea con l’acquis comunitario in materia di appalti pubblici”, ha scritto la Commissaria europea all’allargamento Marta Kos riferendosi all’accordo con gli Emirati Arabi Uniti.

“Il suolo è la risorsa più preziosa e insostituibile del Montenegro: una volta perso a causa di una pianificazione territoriale irresponsabile, non può più essere recuperato. L’attuale approccio all’uso del suolo – in particolare nell’ambito dei progetti discussi con Mohamed Alabbar, tra cui la proposta di sviluppo della Velika Plaža e di altre aree di importanza ecologica – solleva forti preoccupazioni”, spiega a OBCT Jovana Janjušević del Centro per la protezione e lo studio degli uccelli.

Janjušević precisa che la realizzazione delle ambizioni di sviluppo del primo ministro Spajić e dell’imprenditore Mohamed Alabbar – nello specifico il grande progetto proposto per la Velika Plaža – comporterebbe conseguenze disastrose per milioni di uccelli che dipendono da questo habitat per nutrirsi, nidificare, riposare e svernare lungo il corridoio migratorio adriatico.

“Il percorso del Montenegro verso l’adesione all’UE non è  un mero passaggio procedurale, bensì un’occasione per migliorare gli standard di vita, proteggere il patrimonio naturale e garantire un futuro più sano. Gli accordi come quello siglato con gli Emirati Arabi Uniti non sono in linea con questi obiettivi”, conclude Janjušević.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina progetto

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