Romania, alluvioni senza risposta
Recenti alluvioni in Romania hanno ribadito che il paese non è pronto ad affrontare efficacemente il problema, tra mancata coordinazione istituzionale, incapacità di prevenzione e difficoltà nell’utilizzare i fondi stanziati dall’UE. Un’intervista

Romania-alluvioni-senza-risposta
Alluvione in Romania - © Special View/Shutterstock
(Originariamente pubblicato dal nostro partner di progetto PressOne )
Diverse località dei distretti di Harghita e Covasna sono state recentemente colpite da inondazioni causate da forti piogge in un breve lasso di tempo.
Centinaia di case sono state evacuate, diversi terreni agricoli sono stati allagati nel tentativo di prevenire danni più gravi e la miniera di sale di Praid è completamente chiusa a causa delle infiltrazioni causate dalla portata record del torrente Corund, che potrebbero causare il crollo del tetto.
Non è la prima volta che si verificano inondazioni di tale portata nella zona. Il 2010, il 2016 e il 2018 sono solo alcuni degli anni in cui le città lungo il fiume Olt sono state allagate.
Cosa è cambiato in tutto questo tempo, soprattutto considerando che la Romania ha beneficiato (e continua a beneficiare) dei fondi europei volti a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici? E come dovrebbe affrontare la questione lo Stato per prevenire tali situazioni?
PressOne ha intervistato Camelia Ionescu, responsabile nazionale del dipartimento Acqua Dolce del WWF, e Raluca Dan, responsabile di progetto senior del dipartimento Clima ed Energia del WWF.
Quali sono stati i fattori che hanno portato alle recenti alluvioni nelle contee di Harghita e Covasna? La loro portata e il loro impatto sono dovuti ai cambiamenti climatici o al fatto che le autorità non hanno fatto nulla per ridurre il rischio di alluvioni?
(Camelia Ionescu) Credo che entrambe le ipotesi siano vere: non possono essere separate, e questo è il problema centrale quando parliamo di adattamento ai cambiamenti climatici. La Romania non ha misure preventive per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, siccità o alluvioni. Questo era evidente lo scorso anno, è visibile anche ora, e lo vediamo ogni estate quando leggiamo notizie di gravi siccità che colpiscono l’agricoltura, ma anche altri settori economici come la navigazione.
Le alluvioni a Covasna sono visibili persino nelle immagini satellitari. Centinaia di persone sono state evacuate dai villaggi di Băcel e Lunca Mărcușului a seguito delle alluvioni improvvise.
Questo è un problema che la Romania dovrebbe prendere sul serio, anche dal punto di vista della prevenzione. Dobbiamo sviluppare un programma a lungo termine che tenga conto di tutti gli effetti del cambiamento climatico e attui misure con molteplici benefici, senza danneggiare altri ecosistemi o settori economici.
Come dovrebbe essere strutturato questo piano d’azione e quanto è consapevole lo Stato romeno dei problemi che deve affrontare a causa degli effetti del cambiamento climatico?
(Camelia Ionescu) Una parte dello Stato è consapevole del problema, un’altra no. La parte che non è consapevole, è quella che decide i finanziamenti e i budget da destinare a tali misure. È anche la parte dello Stato che non collabora o non coopera con le altre istituzioni dello Stato.
Le soluzioni esistono, sono state discusse dalla parte dello Stato che comprende i problemi. C’è un dibattito, ci sono misure, ci sono strategie, ma devono essere finanziate.
Il passo successivo sarebbe quello di finanziare effettivamente le misure che offrono molteplici benefici e che potrebbero essere d’aiuto sia in caso di alluvioni che di siccità. Da organizzazione per la conservazione della natura, insieme ad altre istituzioni, crediamo che le soluzioni basate sulla natura siano quelle che potrebbero apportare questi molteplici benefici e che debbano essere considerate prioritarie nei piani di gestione, che dovrebbero poi essere adeguatamente finanziati.
Il piano nazionale di gestione del rischio di alluvione comprende tali misure? Ritiene che queste misure vengano prese in considerazione dalle autorità quando intervengono per ridurre il rischio di alluvione?
(Camelia Ionescu) Alcune di queste misure sono state incluse. Questo piano è stato finalizzato due anni fa. Tuttavia, non è finanziato. I fondi disponibili sono estremamente limitati e tutti si aspettano che queste misure, che sono state discusse e sostenute dal pubblico, ricevano il sostegno finanziario dello Stato e l’accesso ai fondi europei, ad esempio.
Si sono svolte discussioni anche durante la fase di elaborazione del PNRR per includere queste misure nell’assegnazione di fondi europei; lo stesso è accaduto con altri programmi operativi.
Attualmente, a livello nazionale, la Romania dispone quindi di un piano di gestione del rischio di alluvione che include soluzioni basate sulla natura, ma senza fondi stanziati per l’attuazione?
(Camelia Ionescu) Le fonti di finanziamento disponibili sono molto limitate e misure come queste non sono state incluse nell’elenco delle priorità delle autorità, cosa necessaria per la preparazione e l’attuazione dei progetti.
Quindi, in sostanza, nei due anni trascorsi dalla creazione del piano di gestione del rischio di alluvione, si è parlato molto di rafforzare dighe e argini, che sono misure buone, ma tradizionali.
Ora è il momento di pensare a misure innovative, che potrebbero apportare molteplici benefici e che sono, in un certo senso, ufficialmente incluse in questi piani di gestione. Tuttavia, la preparazione di tali progetti è notevolmente ritardata: non c’è molta volontà da parte delle autorità di attuarli.
Se consideriamo specificamente i casi di Covasna e Harghita, cosa sarebbe dovuto accadere in queste due contee entro maggio 2025 per ridurre il rischio di alluvione?
(Camelia Ionescu) Sulla base dei piani di gestione del rischio di alluvione che coprono il bacino dell’Olt, confido che siano stati condotti studi e individuate misure appropriate per ridurre tali rischi e per la loro attuazione. In effetti, in due anni, non sono sicura che ci sarebbe stato tempo sufficiente per attuare le misure subito dopo l’approvazione del piano.
Prima che questo piano di gestione del rischio alluvioni fosse finalizzato, come ha affrontato lo Stato la questione delle zone ad alto rischio di alluvione? A livello europeo, la Direttiva Alluvioni è in vigore dal 2007 e la Romania l’ha recepita nella legislazione nazionale. Eppure, questo piano attuale esiste da soli due anni e non è ancora stato attuato. Cosa è successo in questo intervallo?
(Camelia Ionescu) In effetti, durante il primo ciclo di attuazione di questa direttiva esisteva un altro piano, ma non era stato progettato in modo completo e rigoroso come quello attuale. Pertanto, le aspettative del pubblico sono ora maggiori, soprattutto perché esperti internazionali hanno contribuito a questo piano attuale e il suo sviluppo è stato coordinato dalla Banca mondiale.
Come valuterebbe gli sforzi delle autorità per ridurre il rischio di alluvioni? Stiamo parlando di misure con effetti a lungo termine o lo Stato si limita a riparare i danni e interviene solo quando, ad esempio, si rompe una diga?
(Camelia Ionescu) Purtroppo, è proprio quello che sta succedendo. Si limita a reagire agli eventi e, sebbene esistano piani di adattamento ai cambiamenti climatici pensati per essere a lungo termine, la loro attuazione è ritardata.
Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, la Romania ha avuto accesso, attraverso la politica di coesione, a fondi per la riduzione del rischio di alluvioni. Come ritiene che lo Stato si sia comportato nell’attrarre fondi europei?
(Camelia Ionescu) Sono state intraprese azioni molto limitate. Sono necessari finanziamenti consistenti, non solo per ridurre gli effetti causati dalle alluvioni, ma per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici in generale. Questo sarebbe un approccio molto più efficiente, poiché alcune misure e progetti affronterebbero molteplici dimensioni, dagli effetti delle alluvioni a quelli della siccità.
(Raluca Dan) I fondi sono stati stanziati, ma non sono ancora stati presentati progetti.
Qual è il problema: i fondi erano insufficienti o mancava la volontà politica dello Stato di accedere a quei fondi europei?
(Camelia Ionescu) Entrambe le cose. I fondi europei non sono sufficienti per l’entità del problema, quindi sono necessari anche contributi dal bilancio statale per attuare tali misure.
Il valore dei fondi stanziati per progetti volti a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici avrebbe potuto essere molto più elevato se ci fossero stati progetti più maturi pronti all’uso. Ovvero, se lo Stato o il governo avessero mostrato maggiore interesse nella preparazione di tali progetti.
(Raluca Dan) I fondi europei sono stati stanziati, ma per misure verdi e infrastrutture basate sulla natura, principalmente a partire dal POIM (Programma Operativo per le Grandi Infrastrutture, 2014-2020). Ora, nel nuovo Programma per lo Sviluppo Sostenibile per il periodo 2021-2027 (estendibile al 2029) sono stati stanziati circa 255 milioni di euro per progetti relativi a inondazioni e siccità.
È sufficiente?
(Raluca Dan) Dal nostro punto di vista no, perché i problemi sono molto più gravi. Inoltre, questi fondi non hanno ancora iniziato ad essere erogati. I fondi sono stati stanziati, ma non sono stati presentati progetti. E qui, parte del problema è anche la capacità limitata dello Stato. Trattandosi di un approccio più complesso, le autorità ambientali e l’autorità di gestione del programma sono ancora in fase preparatoria.
Anche la Commissione europea incoraggia l’attuazione di misure basate sulla natura, ma ciò richiede un processo e ci vorrà del tempo prima di vedere effettivamente questi progetti implementati.
Ci sono stati fondi europei non utilizzati dalle autorità durante tutti e tre i cicli di finanziamento della politica di coesione?
(Raluca Dan) Ad esempio, quanto stanziato tramite il POIM è stato suddiviso in fasi e riportato nell’attuale Programma per lo Sviluppo Sostenibile (i progetti incompiuti del ciclo precedente sono stati trasferiti al nuovo periodo di finanziamento). Quindi, ci sono ancora progetti che ricevono finanziamenti, ma in fasi. La causa principale è, ancora una volta, la richiesta da parte delle autorità di più tempo per l’attuazione di tali progetti.
Considerando che i progetti sono stati rinviati da un esercizio finanziario all’altro a causa dei lunghi tempi di attuazione, è esagerato affermare che, dopo 18 anni di finanziamenti europei, lo Stato abbia ancora una capacità limitata di investire nella riduzione del rischio di alluvioni utilizzando tali fondi?
(Camelia Ionescu) No, non è un’esagerazione. Sì, lo Stato avrebbe ormai dovuto essere in grado di farlo. Da un lato, deve aumentare le sue capacità interne, ovvero gli esperti in grado di sviluppare e gestire questi progetti. Dall’altro, si tratta anche di collaborare con altri settori della società, come le ONG. Anche in questo ambito, il dialogo con le autorità è stato difficile.
L’idea è che possiamo realizzare questi progetti insieme, rafforzando le capacità e creando un dialogo tra autorità, società civile e settore privato.
(Raluca Dan) Aggiungerei anche che non è sufficiente dare priorità a queste misure o stanziare fondi. Per le misure basate sulla natura, è necessaria anche la competenza.
Siamo stati molto coinvolti nello sviluppo e nella progettazione di questi programmi, sia nell’ambito del POIM che del Programma per lo Sviluppo Sostenibile, e nel corso degli anni siamo riusciti a convincere le autorità che le soluzioni basate sulla natura sono molto importanti e devono essere considerate prioritarie. Ma il passo successivo è il più importante: la loro attuazione. Ed è qui che dobbiamo concentrare i maggiori sforzi.
Perché pensate che le autorità siano restie ad agire quando si tratta di gestione del rischio di alluvioni?
(Camelia Ionescu) Il messaggio politico a livello nazionale è molto importante: incoraggiare e accelerare la preparazione e l’attuazione di tali misure.
Abbiamo avuto, e continueremo ad avere, alluvioni e siccità. Ciò che conta è come ci prepariamo e ci mobilitiamo per non essere gravemente colpiti. I costi dell’inazione sono spesso superiori ai costi di attuazione di un progetto con tali misure.
È meglio accelerare ora e agire, altrimenti finirà per costare di più sotto forma di risarcimenti e interventi di emergenza a causa di episodi di alluvione e siccità.
Non è la prima volta che località nelle contee di Covasna e Harghita subiscono alluvioni. Avete notato miglioramenti dopo ogni episodio del genere?
(Camelia Ionescu) Abbiamo visto miglioramenti soprattutto nel dibattito pubblico. Si parla sempre più di queste misure multi-beneficio, una combinazione di interventi adattati a una varietà di problemi climatici e sociali locali.
C’è una tendenza: le autorità stanno iniziando a capire che tali misure sono utili. Il problema che rimane è l’attuazione, un’attuazione su una scala sufficientemente ampia da essere visibile e avere un impatto reale.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.
Tag: Cohesion for Climate
In evidenza
- Testimonianza











