Sarajevo: la marcia dei 500, vent’anni dopo
10/12/2012, Redazione
Monsignor Tonino Bello lancia nell’estate del 1992 l’appello perché si dia un concreto contributo alla pace e alla giustizia in Bosnia con un’iniziativa nonviolenta. L’organizzazione viene assunta dai "Beati costruttori di Pace". Dopo mesi di preparativi 500 pacifisti decidono di partire da Ancona il 7 dicembre del ’92. Obiettivo: arrivare a Sarajevo, sotto assedio da nove mesi, il 10 dicembre in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani. Foto di Mario Boccia, testi di Nicole Corritore

Ancona-1
I 500 pacifisti si ritrovano al porto di Ancona domenica 6 dicembre. Fino al lunedì si svolgono preparativi, si verifica il funzionamento dei "gruppi di affinità" in cui sono divisi e si svolge un'assemblea generale. Vi è anche un gruppo "sanità" formato da 18 medici e altrettanti infermieri. L'età media dei partecipanti supera i 40 anni, provenienti da tutt'Italia, oltre a spagnoli, tedeschi, austriaci, olandesi, inglesi, americani e singoli provenienti da altri paesi d'Europa

Sbarco
La sera del 7 dicembre parte il traghetto Liburnja. La traversata è durissima, con mare forza 7. I 500 pacifisti sbarcano nel porto di Spalato, dopo 24 ore di traversata invece delle solite dieci, nonostante i gravi danni subiti dal traghetto. Vengono informati che a Sarajevo i combattimenti si sono intensificati e ricevono dal Governo italiano e dalla Nazioni Unite l'invito a desistere. Decidono di proseguire: partono con 10 pullman per Makarska, villaggio sulla costa croata, dove dormono in un ex-albergo adibito a centro di rieducazione per feriti di guerra

In-colonna
La prossima tappa è Kiseljak, piccola cittadina della Bosnia centrale a circa 30 km da Sarajevo, abitata da maggioranza croato-bosniaca. Il viaggio da Makarska dura tutto il giorno, con diverse fermate in colonna, una lunga tappa a Imotski sotto controllo dei croato-bosniaci, continui posti di blocco di eserciti e gruppi paramilitari con i quali si tengono lunghe trattative per poter proseguire verso Sarajevo

Kiseljak
I pacifisti arrivano a Kiseljak la sera del 9 dicembre e vengono ospitati per la notte in una scuola media, accolti dal sindaco e dal rappresentante della Croce rossa. La mattina successiva i 500 si riuniscono in assemblea, per condividere le informazioni secondo cui gli scontri e i bombardamenti sono aumentati di intensità. Intanto i responsabili dell'organizzazione della marcia in loco hanno già fatto avanti e indietro dai vari posti di blocco fra Kiseljak e Sarajevo, per concordare con i comandanti locali l'assenso al transito

Mani
L'assemblea che si tiene a Kiseljak la mattina del 10 dicembre è un momento di discussione sul senso dell'iniziativa e sulle modalità di portarla avanti, in attesa di avere notizie sulla possibilità di proseguire. Nel pomeriggio si tengono alcuni incontri con i civili di Kiseljak, mentre la delegazione degli organizzatori tenta di ottenere dai serbo-bosniaci che controllano Ilidza, il permesso di entrare a Sarajevo

Don-Tonino-Bello
Assorto, Monsignor Tonino Bello, vescovo di Molfetta, ascolta gli interventi durante l'assemblea di Kiseljak. E' ispiratore e guida della Marcia dei 500, che decide di accompagnare nonostante già molto malato. Morirà pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993

Responsabilita
La mattina dell'11 dicembre ci si prepara per partire alla volta di Ilidža. Tutti i partecipanti firmano la dichiarazione di assuzione di responsabilità personale dei rischi che comporta l'ingresso a Sarajevo. Con la firma, inoltre, si chiede alle parti che non mettano in atto alcuna ritorsione nei confronti dei responsabili di eventuali attacchi armati ai pacifisti durante il passaggio e la permanenza in città

Ambulanza-1
Il gruppo "sanità" della Marcia dei 500 formato da 18 medici e 18 infermieri, viaggia distribuito nei diversi pullman e nelle due ambulanze donate dalla Regione Veneto con lo scopo di lasciarle in dotazione a due ospedali nell'area di Sarajevo. Nella foto, Marisa Siccardi prima della partenza da Kiseljak. Allora direttrice didattica della scuola per infermieri professionali di Sarzana, parteciperà poi a moltissimi interventi sanitari nell'area dell'ex-Jugoslavia

Saluto-3
La mattina dell'11 dicembre il convoglio parte da Kiseljak nei pressi della caserma dei Caschi blu. I 500 vengono salutati dalla popolazione locale che il giorno prima avevano avuto modo di incontrare in diverse occasioni. La colonna di pullman viene bloccata a un check point serbo-bosniaco. Viene permesso solo il passaggio dei 10 membri del gruppo organizzativo per andare a Ilidža e ottenere dalle autorità il passaggio della carovana

Appunti
Le contrattazioni tra il gruppo organizzatore della marcia e le autorità serbe a Ilidža, proseguono tutto l'11 dicembre. E' ormai buio quando la carovana dei 500 pacifisti ottiene il permesso di scendere a Sarajevo. Davanti alla struttura dove vengono accolti per passare la notte, il giornalista - e membro della Camera dal 1987 al '92 - Raniero La Valle trascrive impressioni e note sul viaggio

Sarajevo-92
La mattina del 12 dicembre avviene il vero ingresso in città. La carovana si muove a piedi dalla scuola in cui ha dormito, nei pressi del palazzo che oggi è sede della municipalità "Sarajevo centro", lungo le strade che si snodano verso l'inizio di Baščaršija

Pausa-1
Momento di pace nel centro di Sarajevo e la sorpresa non è poca. Tra i 500 componenti la carovana ci sono anche molte persone che ricoprono ruoli istituzionali. A sinistra nella foto Eugenio Melandri, deputato europeo fino al 1994; a destra Gianfranco Bettin, allora deputato e oggi assessore al Comune di Venezia

Chiesa-1
La composizione della carovana è estremamente sfaccettata e vede tra le fila diversi rappresentanti della chiesa italiana. Nella foto, in un momento di attesa prima dell'incontro con la popolazione presso il Kino Teatar "Prvi Maj", Don Arrigo Chieregatti e Monsignor Luigi Bettazzi. Il primo è oggi parroco di una frazione di Marzabotto e docente presso la l'Università di Bologna. Il secondo, vescovo di Ivrea e ex presidente di Pax Christi, è una delle figure di riferimento per il movimento pacifista di ispirazione cristiana

Incontro-2
La carovana dei 500 rimane a Sarajevo 24 ore. Durante la giornata avvengono diversi appuntamenti istituzionali ma soprattutto incontri con la popolazione. Durante la manifestazione organizzata lungo le strade della città, i cittadini di Sarajevo che incontrano la carovana alternano stupore a commozione, lacrime a gioia

Addio
La carovana si appresta a lasciare la città. Al suo passaggio, donne e bambini affacciati alla finestra sorridono e salutano. La carovana rientra in Italia senza difficoltà, l'assedio di Sarajevo prosegue per altri tre anni. Molti dei componenti della carovana proseguiranno ad attivarsi in aiuto delle popolazioni della ex-Jugoslavia: con campagne di denuncia, progetti di protezione dei profughi, azioni di aiuto umanitario con invio di medicinali e alimentari durante la guerra. E dalla fine del conflitto, fino ai giorni nostri, in progetti di ricostruzione materiale e sociale




