10 dicembre 2012

di Robert Perišić
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2012
collana: I piccoli fuochi
pagine: 344
prezzo: 16,00

Zagabria, primavera 2003. Alla soglia dei trent’anni, Tin ha barattato il suo anticonformismo con una scrivania nella redazione di uno dei maggiori settimanali del Paese. La sua ragazza, Sanja, fa l’attrice, e la critica è compatta nel predirle una brillante carriera.
Sono già tre giorni, però, che Boris, un cugino a corto di soldi che Tin ha inviato in Iraq come corrispondente di guerra, non si fa vivo. Pur non sentendo la mancanza dei suoi reportage – deliranti cronache dal “cuore di tenebra” del tutto impubblicabili –, Tin inizia a preoccuparsi. E così anche sua zia, che però decide di affidare l’angoscia per il figlio scomparso alla stampa, facendo scoppiare uno scandalo. Esposto alla gogna mediatica, su Tin piovono accuse di ogni tipo, dal nepotismo alla negligenza professionale alla crudeltà, rendendo inevitabile il suo licenziamento. Ma finché il “caso Boris” non sarà risolto, non è solo alla scrivania che Tin si troverà a dover rinunciare…
Tra le pieghe di un romanzo travolgente e ricco di ironia, Robert Perišić è abile a inserire il caustico ritratto di una società paralizzata da difficoltà economiche e incertezze politiche, internamente disgregata ed eticamente confusa. Una società in cui sono tutti “sul campo”, anche se ciascuno a modo suo.

Robert Perišić (1969), nato a Spalato, è giornalista freelance e scrittore. Il nostro uomo sul campo è stato il libro più venduto del 2008 in Croazia, dove si è anche aggiudicato il prestigioso premio Jutarnji List. Perišić è considerato uno degli autori più talentuosi della sua generazione per la sua abilità nel catturare l’essenza di una società in rapida trasformazione attraverso i taglienti ritratti degli antieroi di cui è composta.