Tra Novi Sad e Osijek, una Silicon Valley a due passi dal Danubio

Una stretta collaborazione lega le università delle due città tra Serbia e Croazia, dove si formano ingegneri impiegati nella crescente industria locale dell’automotive. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale rischia però di scompigliare le carte

11/12/2025, Giovanni Vale Osijek
Tomislav Matić, preside della FERIT a Osijek

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Tomislav Matić, preside della FERIT a Osijek

“Fino al 1991, Osijek era un’importante città industriale. Si produceva di tutto, dai motocoltivatori all’acciaio, dalla plastica ai tessuti. La guerra ha interrotto bruscamente le attività e, dopo il conflitto, poche fabbriche hanno riaperto. Molte erano state peraltro anche fisicamente danneggiate dagli scontri”, racconta Tomislav Matić, il preside della Facoltà di Ingegneria Elettrica, Informatica e Tecnologie dell’Informazione (FERIT) a Osijek (Croazia). “L’informatica ha cominciato a diventare rilevante già nei primi anni Duemila, quando la domanda di programmatori da parte delle imprese locali è cresciuta notevolmente”, prosegue il professore. 

La FERIT ha avviato il suo primo corso di studi in informatica proprio in quel periodo, dopo un accordo con la Siemens che ha permesso all’istituto di finanziare il suo primo laboratorio informatico. “Fu un successo. Molti dipendenti della Siemens aprirono a loro volta delle start-up, contribuendo a creare quella rete di imprese del settore che oggi c’è in città”, spiega il preside di facoltà.

Dal 2012 esiste un termine preciso per indicare quello che sta succedendo nel capoluogo della Slavonia: “Osijek Software City” è il nome dell’associazione d’imprese che promuove lo sviluppo dell’informatica nella regione, ma anche un’espressione che riassume il più ampio fenomeno della rinascita industriale della città, legata appunto alle nuove tecnologie.

Una Silicon Valley lungo il Danubio

Come Osijek, anche la vicina (e più grande) Novi Sad, in Serbia, ha vissuto una simile parabola di città industriale in trasformazione. E i due poli universitari si sono comportati allo stesso modo nei confronti del settore, ovvero osservando e partecipando allo sviluppo delle tecnologie informatiche in città, e infine anche collaborando tra di loro, malgrado il confine.

FERIT, la Facoltà oggi presieduta da Tomislav Matić, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo informatico di Osijek, adattando nel tempo il suo corso di studi alle trasformazioni e alle esigenze delle aziende locali. “Le imprese crescono perché noi forniamo gli ingegneri di cui hanno bisogno. Noi ci adattiamo al mercato, aggiornando quello che insegniamo ai nostri studenti”, prosegue il prof. Matić, che aggiunge “spesso sono proprio i nostri ex alunni a dirci quali insegnamenti sono stati utili e quali invece non sono più d’attualità”. 

Anche a Novi Sad l’università, e in particolare la Facoltà di scienze tecniche (FTN), ha avuto un ruolo guida. “Io sono arrivato qui come studente una ventina d’anni fa e già all’epoca la domanda di ingegneri informatici era in crescita”, racconta Ivan Kaštelan, informatico e professore all’Università di Novi Sad. “Oggi, Novi Sad è detta la Silicon Valley della Serbia per l’elevato numero di imprese high tech presenti”, aggiunge Kaštelan sorridendo.

Tra di loro FERIT e FTN possono vantare una collaborazione di lunga data, che comprende anche la creazione di un’impresa, la RT-RK, oggi TTTechAuto, basata a Osijek e il cui core business sono le tecnologie informatiche applicate all’automotive, un settore in cui i due istituti universitari hanno unito i loro sforzi nell’ambito di un recente progetto europeo.

Automobili intelligenti 

Nel 2017, infatti, le facoltà di Osijek e Novi Sad hanno vinto assieme un bando europeo (Interreg – IPA CBC Croatia Serbia) per il finanziamento del progetto DRIVE, il cui obiettivo era l’ammodernamento dei laboratori tecnologici e lo sviluppo di una nuova offerta formativa legata all’informatica applicata alle automobili. 

“Il progetto ci ha permesso di acquistare del materiale hardware molto costoso, di pagare formatori stranieri e infine di mettere in piedi un nuovo corso di studi: il Master in Automotive Computing and Communication”, spiega il preside della FERIT Tomislav Matić. Nell’ambito del progetto DRIVE, la FTN di Novi Sad, che era capofila, ha acquistato materiali per circa 400mila euro di valore, mentre la facoltà di Osijek ha avuto a disposizione un budget di 260mila euro. “Oggi chi completa quel master trova immediatamente lavoro in città”, prosegue Matić.

Nel dettaglio, il corso insegna ai giovani ingegneri a programmare l’interfaccia che si interpone tra l’autista e la macchina. Si tratta dunque di gestire sensori, videocamere, luci, freni, ma anche il sistema di infotainment dell’abitacolo. Per esercitarsi, gli studenti hanno a disposizione delle auto in miniatura equipaggiate con dei prototipi di schede madri simili a quelle che vengono installate nelle vetture. “Abbiamo acquistato le stesse attrezzature, in modo da poter creare assieme dei materiali didattici che siano utili per entrambe le facoltà”, spiega Ivan Kaštelan della FTN di Novi Sad. 

Circa un centinaio di studenti hanno frequentato finora i corsi iniziati a Novi Sad nel 2019 e che si appoggiano sul laboratorio equipaggiato col progetto DRIVE. Altrettanti sono passati sui banchi della FERIT a Osijek. 

“Con la stessa logica del progetto DRIVE, abbiamo preparato un nuovo progetto, che dovrebbe partire a breve”, spiega il professore Mario Vranješ. Si tratta di “CySafe SmartMob”, una nuova collaborazione tra le università di Novi Sad e Osijek che si concentra sulla sicurezza cibernetica delle automobili e prevedere l’equipaggiamento di nuovi laboratori e la creazione di nuovi corsi di studi specializzati. “Il corso sarà disponibile sia ai nuovi studenti sia, attraverso una versione intensa di due settimane, agli ingegneri che hanno voglia di aggiornarsi”, prosegue Vranješ.

L’incognita dell’Intelligenza artificiale

Nel centro di Osijek, non lontano dal campus universitario, Zvonimir Kaprocki è il direttore generale della TTTechAuto, l’impresa nata proprio su iniziativa di FTN e FERIT e attualmente in un processo di acquisizione da parte dell’olandese NXP.  Kaprocki, originario di Novi Sad, vive e lavora a Osijek dal 2015. L’impresa che dirige ha oggi 178 dipendenti e figura tra le più innovative della Croazia, come testimoniano i riconoscimenti appesi nel suo ufficio. 

“Siamo molto soddisfatti dalla nostra collaborazione con la FERIT. In questi anni abbiamo elargito borse di studio a più 900 studenti e 170 di loro hanno trovato lavoro qui ad un certo punto della loro carriera. 110 di loro sono ancora qui”, spiega Zvonimir Kaprocki. Il piano occupato dall’azienda ospita una cosiddetta “hardware farm”, una grande stanza climatizzata che ospita 150 computer, dove da remoto gli impiegati possono testare i software prima della loro installazione nelle automobili. 

“In poche parole, se Davor qui presente non dà luce verde, sulla vostra Tesla non vedrete mai arrivare un determinato nuovo software”, scherza Kaprocki, indicando Davor Kedačić, il responsabile dell’hardware farm TTTech di Osijek.

Quest’anno, Kaprocki ha firmato l’assunzione di undici neolaureati usciti dalla FERIT. Tuttavia, ammette il direttore, non tutte le imprese condividono il suo approccio in materia. “Un programmatore junior è un costo netto per l’azienda, almeno per un anno o due. Ci sono tante aziende che preferiscono affidarsi solo a programmatori senior e all’intelligenza artificiale”, avverte il direttore della TTTechAuto. 

“Si tratta di un problema generalizzato e di cui non vedo, purtroppo, una chiara soluzione. Quando è cominciato il progetto di Osijek Software City, quello dell’informatico era il lavoro dei sogni per molti giovani. Ora non è più così. L’intelligenza artificiale può sostituire i programmatori junior e l’ingresso nel mondo del lavoro rischia di non essere più così immediato”, conclude il direttore d’impresa. 

Tag: EuSEE

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