Romania, un paradiso mancato per i nomadi digitali
Ottima rete internet e costo della vita contenuto: la Romania sarebbe una meta assai promettente per i nomadi digitali, ma non si sta impegnando per attrarre queste nuove energie e rimuovere gli ostacoli. Ci provano invece alcune iniziative dal basso

Bucarest, Romania © John Wreford/Shutterstock
Bucarest, Romania © John Wreford/Shutterstock
Sulla carta, la Romania sarebbe un’ottima meta per i nomadi digitali, cioè per le persone che possono lavorare interamente da remoto dall’estero per aziende o committenti basati in altri Paesi.
Secondo il VisaGuide Digital Nomad Index 2025 – una classifica di 55 paesi che tiene conto di vari fattori come la velocità di Internet, le condizioni fiscali e i requisiti per i visti – la Romania sarebbe addirittura il settimo paese più ospitale al mondo per i nomadi digitali, più di altre mete popolari come il Portogallo, la Grecia o la Croazia. Anche il Global Digital Nomad Report 2025 colloca la Romania al 12° posto su 64 Paesi, a fronte del 25° posto per l’Italia.
D’altronde in Romania l’accesso a internet è eccezionalmente rapido ed economico e il costo della vita è ancora piuttosto basso. Già nel 2002 il governo romeno aveva introdotto un visto dedicato proprio ai nomadi digitali, che dura sei mesi e non richiede di appoggiarsi a un datore di lavoro del posto per presentare la domanda.
Nonostante questo, la maggior parte degli stranieri che lavora a distanza in Romania non ha fatto richiesta di questo visto, accontentandosi forse di sfruttare la libertà di circolazione in vigore all’interno dell’UE. A differenza di altri Paesi europei, negli ultimi anni non è stato osservato un aumento della presenza di nomadi digitali in Romania, mentre in Grecia, per esempio, i visti concessi a nomadi digitali sono passati da 136 nel 2023 a 2200 nel 2024.
Strategie poco efficaci
È vero che il visto romeno per i nomadi digitali presenta alcuni ostacoli, sia di natura legale e burocratica, sia economica e linguistica. Rispetto ad altri paesi molto efficaci nell’attrarre nomadi digitali – Spagna su tutti – la Romania offre condizioni meno vantaggiose e pone alcune richieste più onerose.
Una prima condizione da soddisfare per ottenere il visto romeno è di avere un reddito mensile di almeno 5.500 euro, mentre in Spagna il reddito richiesto è circa la metà. Sul lato burocratico invece, oltre ad un alto numero di documenti da presentare (nove), influisce specialmente la barriera linguistica, dato che per la maggior parte dei documenti è richiesta la versione in lingua romena.
Le autorità possono richiedere ulteriori documentazioni per il rilascio del visto. In modo simile a quanto accade peraltro in Croazia (un paese che negli ultimi tre anni ha accolto circa 2.000 nomadi digitali), è richiesto di presentare il casellario giudiziario, indicare la futura residenza nel paese e possedere un’assicurazione sanitaria dal valore di almeno 30.000 euro.
Sarà forse per queste ragioni che il Ministero degli Esteri romeno ha ammesso al nostro partner HotNews che, a oggi, “non è stato rilevato interesse per i visti da nomadi digitali”. Il governo specifica che non sta lavorando con istituzioni o organizzazioni straniere per promuovere questi visti.
È questa un’altra criticità sottolineata da HotNews: manca una campagna comunicativa governativa che aiuti ad attrarre nomadi digitali in Romania.
Le campagne promozionali possono giocare un ruolo importante in tal senso, rafforzando il brand di un Paese. Per esempio, nel 2021 l’Organizzazione nazionale croata per il turismo ha promosso una campagna mirata per attrarre nomadi digitali che partiva dallo slogan “Croazia, il tuo nuovo ufficio”. In Croazia esistono anche programmi a livello regionale che forniscono incentivi economici per l’uso di spazi in coworking o di “rifugi per nomadi digitali”.
Pure le autorità locali spagnole forniscono incentivi economici ai nomadi digitali. In Estremadura, la regione spagnola con maggiori difficoltà economiche, vengono offerti fino a 15.000 euro ai nomadi digitali che scelgono di trasferirsi e lavorare da lì. Nel caso spagnolo dunque, l’attrazione di nomadi digitali diventa un’opportunità di sviluppo per una zona depressa economicamente. Un simile approccio in Romania potrebbe aiutare a diminuire le diseguaglianze tra città e zone rurali, spesso molto acute.
Iniziative dal basso
Anche se lo scarso impegno delle istituzioni non riesce a tradurre in pratica l’attrattività per i nomadi digitali su cui in teoria la Romania può contare, esistono alcune iniziative individuali che promuovono progetti di coworking e turismo per nomadi digitali. È il caso di Nomad In Transylvania, un progetto fondato dall’imprenditrice Lidia Garofeanu che combina vacanze, lavoro e networking per stranieri qualificati. L’iniziativa sfrutta al meglio le potenzialità della Romania: offre spazi di coworking con un’ottima connessione a internet, ma anche escursioni ed esperienze.
La partecipazione agli eventi proposti è volontaria e caratterizzata da costi accessibili. L’offerta non comprende solo pernottamenti in location suggestive assieme a un gruppo di altri nomadi digitali, ma anche una serie di altre attività aggiuntive: dalle passeggiate a cavallo alle visite a chiese e monumenti storici, fino alle lezioni di cucina o ai laboratori artigianali dedicati alle tradizioni locali.
Il sito del progetto mette inoltre a disposizione consigli pratici e informazioni dettagliate sulle principali città romene. Gli utenti possono così raccogliere dati utili per valutare un eventuale trasferimento nel Paese, tra cui informazioni sul costo della vita, sulle tariffe dei trasporti pubblici e sulle spese per vitto e alloggio.
In un’intervista condotta da HotNews, Garofeanu racconta come spesso i partecipanti al progetto rimangono stupiti da tutto quello che la Romania può offrire: “C’erano persone dal resto d’Europa che inizialmente non avevano una buona opinione della Romania, ma dopo aver scoperto le città, la cultura e le persone, hanno cambiato completamente idea”.
Nomad In Transylvania si sforza di decostruire pregiudizi e preconcetti sulla Romania che rimangono diffusi in Europa e nel mondo. Garofeanu racconta che la maggior parte dei partecipanti alle iniziative che organizza sono americani, oltre a svedesi, olandesi, francesi e molti altri.
“La Romania è molto più delle storie dei vampiri: abbiamo una cultura ricca, paesaggi spettacolari e gente accogliente. È ora di mostrare al mondo il vero volto del nostro Paese, un volto diversificato e davvero autentico”, sostiene. E poi Bucarest è una delle città più sicure e tranquille in Europa, e il basso costo della vita del Paese lo rende facilmente accessibile.
Garofeanu punta ora a ingrandire il suo progetto, fiduciosa nel potenziale della Romania quando si tratta di attrarre nomadi digitali. Vorrebbe organizzare eventi sempre più numerosi e partecipati, e far conoscere anche villaggi e città minori della Romania che si sono sviluppate molto negli ultimi anni. Proprio in questi luoghi sconosciuti al grande pubblico si celano veri e propri gioielli, ricchi di storia e bellezza.
Per riuscire in questo intento, l’imprenditrice sottolinea la necessità di coinvolgere le autorità governative nazionali e locali. Il nomadismo digitale può rappresentare un’importante opportunità per attrarre nuove energie in Romania, ma per sfruttarne pienamente le potenzialità occorre uno sforzo coordinato tra le istituzioni, i cittadini e gli attori economici. Secondo Garofeanu, il processo burocratico dovrebbe essere reso più snello, e le autorità dovrebbero investire maggiormente in campagne promozionali efficaci e sostenere i progetti che nascono dal basso.
Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con le testate HotNews (Romania), EfSyn (Grecia), El Confidencial (Spagna) e H-Alter (Croazia) nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.
Tag: Pulse
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