Romania, l’arte si nutre nei villaggi

Molti artisti europei si stanno trasferendo dalle grandi città in zone rurali, alla ricerca di ritmi più lenti e di una vita più autentica. Anche l’artista romena Teli Iacșa è riuscita a realizzare sé stessa e i suoi sogni in un villaggio della Transilvania

12/11/2025, Oana Dumbrava
Evento nel villaggio di Țopa (© Teli Iacșa)

Evento nel villaggio di Țopa (© Teli Iacșa)

Evento nel villaggio di Țopa (© Teli Iacșa)

Spostarsi a vivere dalla città alla campagna. È una moda? Una fuga? Un bisogno? Ed è un’opzione davvero percorribile? Lo si fa per sentirsi più vicini alla natura, per necessità, per mangiare meglio? Per costruire comunità genuine e per dare spazio a una creatività che, troppo spesso, resta soffocata nel rumore e nella frenesia delle città?

Il nostro partner spagnolo El Confidencial ha recentemente raccolto storie di artisti che, in diversi angoli d’Europa, hanno scelto di trasferirsi in zone rurali. Oana Fărcaș, nata a Cluj-Napoca, ha trovato nel villaggio di Cecălaca, in Transilvania, un luogo dove il silenzio e la natura accompagnano i suoi pennelli. Marion Levy, una coreografa francese, ha lasciato Parigi per un villaggio in Bretagna, dove la lentezza è diventata parte integrante della sua danza. Per Cyro e Verónica, invece, la scelta di stabilirsi in un paese nell’interno dell’Andalusia è stata spinta dalle difficili condizioni di vita e dai costi insostenibili delle grandi città.

Certo, nei piccoli centri gli artisti faticano a trovare la visibilità o gli scambi con altri colleghi che sono più facili nei quartieri più vibranti delle metropoli – ma in compenso riescono a ricavare spazi molto più ampi per le loro creazioni e per ospitare laboratori o residenze artistiche, e restano connessi col mondo dell’arte e della comunicazione grazie a internet e a frequenti trasferte.

Cyro trova dei vantaggi anche nella relazione con un pubblico più vario rispetto a quello che tradizionalmente frequenta gli eventi culturali nelle città: “i nostri lavori non sono più riservati alle élites o confinati nelle nicchie”, dice.

In alcuni casi, sono le stesse autorità locali a promuovere l’arrivo di artisti in zone rurali o a rischio spopolamento, mobilitando fondi europei o mettendo in rete soggetti del territorio. Sono varie le esperienze di questo tipo che si incontrano, per esempio, in Romania – il Paese dell’UE che, secondo Eurostat, vede la minore percentuale di persone impiegate nel settore culturale.

Così come Oana Fărcaș, anche Delia Popa, da Bucarest, ha seguito lo stesso richiamo verso le zone rurali: a Crețești ha costruito un laboratorio che respira insieme alla terra e alla comunità. L’associazione Tranzit, il progetto Artists for Artists Residency Network, la Fondazione Culturale META, la piattaforma europea Magic Carpets sono tutte realtà che, tra le altre, stanno attivamente promuovendo la vitalità artistica nelle campagne romene.

La storia di Teli Iacșa

Ma trasferirsi in un luogo rurale non è sempre il risultato di una decisione lucida e programmata. A volte la vita ti porta in una direzione inaspettata, in posti che scopri solo più tardi essere sempre stati dentro di te.

Inizia così la storia dell’artista Teli Iacșa, lo pseudonimo di Teofilia Juravle. Nata a Bucarest, in Romania, Teli dipinge sul vetro e sulla tela, raccontando l’amore che esplode in colori, punti e simboli. Usa anche materiali riciclati per creare figurine e diverse altre opere. Il suo stile è fortemente riconoscibile grazie alla fusione di simboli delle tradizioni romene, personaggi del folklore, maschere e motivi di ricamo. Dietro questa mescolanza si nasconde un intenso studio delle tradizioni locali, spesso difficili da riconoscere.

Opera di Teli Iacșa (© Teli Iacșa)

«Ho studiato i motivi tradizionali, ho studiato i segni ricamati e li ho interpretati. È un lavoro che richiede molto studio, ma anche storie personali, ricerche, domande, risposte e sogni. Ogni artista ha la propria bacchetta magica – per me è il pennello, per altri è la parola», racconta Teli.

Ha vissuto per molti anni in Belgio e in Svizzera, ma il suo cuore è sempre rimasto in Romania. La sua arte è il simbolo di questo legame profondo. «È stato difficile per me vivere all’estero, lontano da tutto ciò che mi era familiare. Così è cresciuto in me il desiderio di fare qualcosa per il mio Paese».

Mentre parla, Teli mostra un grande telo appeso alla sua casa: «È un telo itinerante da portare in giro per il Paese: stimoliamo i bambini a immaginare un futuro fantastico, li invitiamo a parlare della famiglia, della natura, e a sognare come vorrebbero che fosse il loro domani. Sono proprio queste piccole cose che danno dignità al fare, al creare con le proprie mani.”

Dal 2020 Teli vive nel piccolo villaggio di Țopa, vicino a Sighișoara, un centro di circa 340 abitanti nel mezzo della Transilvania. «Ho sempre sognato di creare un piccolo museo tutto mio», confessa Teli. «Volevo qualcosa di centrale – e alla fine è stato davvero così, nel cuore della Romania. Ho visto l’annuncio di vendita di una casa storica qui a Țopa e non ho avuto dubbi. L’ho comprata pensando di trasformarla in una casa vacanza, un luogo di progetti culturali e un piccolo museo. Non sono più riuscita ad andarmene. Forse, dentro di me, tutto aveva già lavorato in questa direzione. Ho sempre sognato di far parte di una comunità, di cantare nel coro della chiesa, per esempio. E qui questo sogno si è avverato».

© Teli Iacșa

Da quando Teli si è trasferita a Țopa, il villaggio ha vissuto una piccola rinascita. L’anno scorso ha aperto ufficialmente La Casetta di Ţopa (un museo contadino) e il fienile dell’atelier “Cristian Păunescu”. Teli collabora con molte organizzazioni locali che si occupano di vita culturale e sociale, in particolare con Ana Maria Morar di Şoard e Oriana Irimia di Boiu, dove si trova un piccolo museo etnografico. Insieme hanno sviluppato il progetto “Villaggi, arti e piante”, che unisce la vita rurale al rapporto armonioso con la natura e con l’arte come forma di terapia.

Un’artista dentro la comunità

Nel villaggio Teli Iacșa ha dipinto case, staccionate e croci lignee; ha realizzato un bassorilievo e un mosaico. È volontaria presso il centro diurno “Veritas” di Sighișoara, dove lavora con bambini provenienti da famiglie svantaggiate, adulti con bisogni speciali e anziani, e partecipa attivamente alla vita culturale locale. Con le persone con bisogni speciali ha realizzato “L’unicorno sociale”, un’opera sperimentale di pittura su vetro e plastica in resina epossidica, esposta al Mobu Art, la più grande fiera d’arte di Bucarest nel 2023.

Una vita piena di senso e di successi, si direbbe. Ma c’è stato bisogno di un lungo processo di adattamento. Fuggendo dal traffico di Bucarest, Teli ha dovuto affrontare il duro lavoro della campagna. «Mantenere una casa qui non è facile. A volte corri tutto il giorno per tagliare legna, riparare qualcosa, e ti accorgi che la giornata è volata», racconta.

Le ricompense però non mancano. Teli non compra più nulla al supermercato: «nel villaggio, uno vende le uova, un altro la frutta e la verdura, qualcuno porta carne e latte… Ho imparato a fare il formaggio e mi sento più viva. Niente di ciò che faccio mi ruba più energia come accadeva in città. Come artista e come essere umano, è l’interazione con gli altri che qui mi nutre di più», dice Teli mentre dipinge, con una serenità che contagia.

Opera di Teli Iacșa (© Teli Iacșa)

«Qui tutti conoscono tutti. Le storie sono diverse dalla mia realtà di prima. Qui mi sento in famiglia. Eusevia Suteu, cittadina onoraria del nostro villaggio, è quasi un “tesoro umano vivente” per il folklore popolare. È come una zia per me: mi ha insegnato la perfezione del costume tradizionale, mi ha aiutata a costruire la mia casa. Ieri ho ordinato delle verdure da una vicina e quando ho voluto pagarla, mi ha detto: ‘No, considera che sei come mia figlia’. Sono persone straordinarie».

Tornando alla domanda iniziale – va di moda vivere nel rurale? Si sta davvero meglio? – Teli sorride di nuovo.

«La mia realtà è nata da passione e amore. Bisogna seguire, in ogni momento, la passione dell’anima: quello è l’esca, ciò che ci attira. Ognuno ha il proprio dono e il proprio cammino. Non importa come si risolverà la strada o il sogno, conta mantenere la vibrazione della gioia. Io l’ho fatto in modo intuitivo. Cerco di diventare ciò che desidero essere. Per ricevere amore bisogna diventare amore. Per ricevere abbondanza, bisogna sentirsi già vincitori. Ho rinunciato da tempo a certi obiettivi controllati. Se ti lasci guidare dal cuore e dalla passione, senza disperazione e senza paura, nulla di male può accadere. È stato difficile, certo, ma ci si abitua. Qui si vive davvero. Al caldo, davanti al computer, non viviamo – ci culliamo. A volte mi lamento perché porto solo legna invece di dipingere, ma tutto fa parte del percorso».

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con la testata spagnola El Confidencial nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.

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