Romania, la cattedrale dei record

Domenica 26 ottobre sarà consacrata a Bucarest la nuova Cattedrale Nazionale, il più grande edificio di culto ortodosso del mondo. Si tratta di un progetto molto caro ai fedeli rumeni, ma il cui costo di almeno 270 milioni di euro finanziati perlopiù dallo Stato ha fatto molto discutere

24/10/2025, Mihaela Iordache
La Cattedrale della Salvezza del Popolo o Cattedrale nazionale a Bucarest © Paul Antonescu/Shutterstock

La Cattedrale della Salvezza del Popolo o Cattedrale nazionale a Bucarest © Paul Antonescu/Shutterstock

La Cattedrale della Salvezza del Popolo o Cattedrale nazionale a Bucarest © Paul Antonescu/Shutterstock

Dopo oltre un secolo di attesa e a 18 anni dall’inizio dei lavori, la Romania si prepara a vivere una giornata storica questa domenica, quando sarà consacrata a Bucarest la Cattedrale Nazionale, il più grande edificio di culto ortodosso del mondo.

La cerimonia, che si terrà nel cuore della capitale, rappresenta un atto di riconciliazione nazionale, un simbolo della continuità spirituale di un popolo che ha attraversato guerre, dittature e trasformazioni profonde. Alla liturgia prenderanno parte il Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Daniel, e il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, affiancati da 65 gerarchi ortodossi romeni e stranieri, 70 sacerdoti e 12 diaconi. Saranno presenti 2.500 invitati ufficiali all’interno e oltre 8.000 pellegrini all’esterno, riuniti sull’esplanade antistante per seguire la cerimonia attraverso maxi-schermi.

Per la Romania, paese a larga maggioranza ortodossa, si tratta di una celebrazione della fede, ma anche della propria identità culturale e storica.

Un sogno nato con lo stato moderno

L’idea di una grande cattedrale nazionale risale al 1878, quando il re Carol I volle ringraziare Dio per l’indipendenza appena conquistata. Tuttavia, guerre mondiali, regimi autoritari e decenni di instabilità politica hanno fatto slittare nel tempo la realizzazione del progetto, che è rimasto per oltre un secolo una promessa incompiuta. Durante il comunismo, molte chiese furono demolite o celate dietro costruzioni statali. Soltanto dopo la rivoluzione del 1989, con il ritorno alla libertà religiosa, quel sogno ha potuto riemergere. Oggi, a oltre 140 anni dalla nascita dell’idea e a 100 dalla proclamazione del Patriarcato Ortodosso Romeno, la promessa diventa realtà con una cattedrale nazionale che unisce religione, arte e memoria collettiva.

Alta 127 metri e lunga 120 metri, la Cattedrale domina il cielo di Bucarest. È stata costruita a pochi passi dal gigantesco Palazzo del Parlamento, l’ex “Casa del Popolo” di Ceaușescu. La sua croce posta sulla cupola principale pesa sette tonnellate e svetta sulla cattedrale a circa 130 metri d’altezza, mentre la campana principale – dal peso di 25 tonnellate e con le effigie del Patriarca Daniel – figura tra le più grandi al mondo.

L’interno della Cattedrale Nazionale è altrettanto impressionante con 392 finestre, 100 vetrate istoriate e 28 porte in bronzo dotate di apertura automatica in caso di emergenza. La grande iconostasi – la parete sacra che separa la navata dall’altare – è stata realizzata interamente a mosaico, misura 23 metri di larghezza e 18 di altezza, ed è stata completata da oltre 250 maestri mosaicisti che hanno impiegato più di 10.000 tessere di Murano per metro quadrato.

“È un’opera unica per dimensioni, tecnica e valore simbolico”, ha spiegato Padre Adrian Agachi, portavoce del Patriarcato Romeno. Grazie alle dimensioni dell’iconostasi (400 metri quadrati), la Cattedrale è entrata a far parte del Guinness dei primati come la più grande iconostasi del mondo.

La consacrazione della Cattedrale Nazionale avviene proprio nell’anno in cui la Chiesa ortodossa romena festeggia 140 anni dall’autocefalia e 100 anni dalla sua elevazione a Patriarcato.

Costi e polemiche

La collocazione della Cattedrale accanto al Parlamento è più che simbolica e rappresenta un dialogo silenzioso tra potere spirituale e potere secolare: dove un tempo la fede era repressa, oggi s’innalza un edificio che restituisce visibilità alla dimensione religiosa.

I costi dell’opera hanno però suscitato polemiche. Con un investimento stimato finora di circa 270 milioni di euro, di cui quasi 200 milioni provenienti dal bilancio statale, il progetto è stato criticato da una parte dell’opinione pubblica per l’impiego di fondi pubblici in un paese dove ospedali e scuole restano carenti. Dall’altra parte, i sostenitori del progetto sottolineano invece il suo valore culturale e identitario.

A essere favorevole alla costruzione della Cattedrale è stato ad esempio il presidente dell’Accademia della Romania, lo storico Ioan-Aurel Pop. In un’intervista del 2018 al giornale ortodosso “Lumina”, Pop spiegava che “non è a causa della cattedrale che non abbiamo abbastanza scuole e ospedali, ma per altri motivi. Anzi, direi che non è la mancanza di scuole e ospedali il nostro problema più grande ora, ma il fatto che [questi edifici] si siano svuotati di insegnanti, studenti e medici. E l’analfabetismo, l’abbandono scolastico, l’analfabetismo funzionale, la partenza di medici e infermieri verso altri paesi non sono dovuti a troppe chiese o a una fede troppo ardente”, ha detto l’accademico romeno, secondo cui “la Cattedrale non è costruita contro qualcuno, ma per tutti”.

Un paese molto religioso

Sebbene alcuni dettagli decorativi debbano ancora essere completati, la Cattedrale è già diventata un punto di riferimento per Bucarest e per la Chiesa Ortodossa Romena. È al tempo stesso un luogo di culto, un museo, uno spazio di incontro e una memoria collettiva. Nei livelli inferiori troveranno posto un Museo del Cristianesimo Romeno, spazi di consulenza pastorale, una cappella monastica per le funzioni quotidiane e una libreria religiosa. Gli ascensori, otto in tutto, collegano i diversi piani rendendo accessibile ogni area del complesso.

In una società dove la fede resta un collante potente, la religione viene invocata spesso dai politici in cerca di consensi. In Romania, il rapporto tra Stato e Chiesa rimane complesso, caratterizzato da una combinazione di tradizione, influenza sociale e sostegno finanziario diretto. Oltre l’80% dei romeni si dichiara ortodosso e la Chiesa Ortodossa Romena (ROB) gode di un livello di fiducia sociale elevato. Attraverso la Segreteria di Stato per le Religioni, il Governo di Bucarest stanzia annualmente fondi per gli stipendi del clero, per il restauro e la costruzione di luoghi di culto, ma anche per attività educative e caritatevoli per i culti religiosi riconosciuti nel paese.

Un sondaggio condotto dall’INSCOP Research tra il 20 e il 26 giugno 2025 mostra che l’Esercito rimane l’istituzione nazionale in cui i romeni ripongono maggiore fiducia. Seguono la Chiesa, con un capitale fiduciario del 57,7%, e l’Accademia Romena con il 46,8%. A livello europeo, la Romania sarebbe il paese più religioso in assoluto: secondo un sondaggio realizzato nel 2018 dal Pew Research Center, il 55% degli adulti romeni si considera “molto religioso”.