Romania, corruzione a gonfie vele
Alcune recenti e controverse decisioni della giustizia romena, tutte a favore di politici di alto profilo coinvolti e condannati per casi di corruzione, hanno riaperto il dibattito istituzionale sulla volontà delle istituzioni di combattere efficacemente il problema

Banconote romene © Vlad Ispas/Shutterstock
Banconote romene © Vlad Ispas/Shutterstock
La Romania è entrata in una nuova fase di tensione istituzionale dopo una serie di decisioni pronunciate dall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia che hanno portato alla liberazione di diverse figure pubbliche già condannate in procedimenti per corruzione.
Le sentenze, adottate tramite ricorsi straordinari, hanno riacceso il dibattito sulla credibilità del sistema giudiziario romeno e sulla capacità dello Stato di mantenere una linea coerente nella lotta alla corruzione ad alto livello.
Il Presidente della Romania, Nicușor Dan, ha descritto in termini diretti la situazione, affermando che “la Romania è un Paese corrotto e i romeni hanno ragione quando sostengono di non vedere da parte dello Stato la volontà di combattere la corruzione”, pur aggiungendo che “siamo meno corrotti rispetto a vent’anni fa.”
Tra le decisioni più controverse c’è la recente deliberazione dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia (ÎCCJ) di assolvere l’ex ministro Nicolae Bănicioiu dall’accusa di traffico di influenze illecite e di revocare le misure cautelari disposte nei suoi confronti: la somma stabilita di 1,3 milioni di lei (circa 255mila euro) non gli verrà quindi confiscata.
Inoltre, all’ inizio del mese scorso la stessa corte, presieduta dal giudice Lia Savonea, ha ordinato la liberazione dell’ex ministro delle Finanze Sebastian Vlădescu e dell’ex presidente dell’Eximbank Ionuţ Costea, cognato di Mircea Geoană – ex ministro degli Esteri ed ex segretario generale della NATO – in seguito all’ammissione dei loro ricorsi in cassazione.
La Corte Suprema ha ammesso i ricorsi dei due imputati e ha disposto la loro liberazione immediata. L’ex ministro Sebastian Vlădescu, condannato definitivamente nel 2023 a 7 anni e 4 mesi di carcere per corruzione, ha scontato poco più di due anni. Ionuţ Costea, condannato a 6 anni di carcere ed estradato dalla Turchia nel giugno 2025, ha trascorso solo pochi mesi in detenzione.
Il caso riguardava tangenti per circa venti milioni di euro, versate tra il 2005 e il 2017 da una società straniera a funzionari romeni, in relazione ai contratti per la ristrutturazione della linea ferroviaria Bucarest-Costanza, scrive il quotidiano Adevarul.
L’ex ministro della Giustizia Stelian Ion, ha criticato l’assoluzione dell’ex ministro Nicolae Bănicioiu e le spiegazioni fornite dai rappresentanti dell’Alta Corte. In un post sulla sua pagina Facebook, Ion ha descritto il sistema giudiziario come “un sistema di protezione oligarchico, di tipo mafioso” e ha chiesto il ripristino della competenza del DNA ( Dipartimento Nazionale Anti-corruzione) in materia di indagini sui magistrati.
Dal suo canto, il Consiglio superiore della magistratura (CSM) ha ribadito che la libertà di espressione dei politici non può giustificare un discorso che indebolisca l’autorità dei tribunali o induca sfiducia nell’azione della giustizia.
“Il linguaggio utilizzato e le accuse riportate non possono in nessun modo minare la legittimità di un possibile interesse pubblico”, si legge nella Sezione Giudiziaria del Consiglio, che richiama equilibrio e responsabilità da parte degli altri poteri dello Stato.
Negli ultimi due anni, la Corte ha annullato, sospeso o rinviato numerose sentenze definitive per corruzione che coinvolgevano figure politiche ed economiche di primo piano. Questo insieme di interventi ha sollevato domande sulla stabilità delle decisioni giudiziarie e sulla capacità del sistema di assicurare coerenza nel contrasto alla corruzione.
Posizione del Presidente sulla strategia anticorruzione
Nel presentare in parlamento nei giorni scorsi la nuova Strategia Nazionale per la Difesa, il presidente romeno Dan ha dichiarato che la corruzione costituisce “una componente centrale della politica interna” e che la Romania deve migliorare il coordinamento tra le istituzioni impegnate nel contrasto al fenomeno.
Il Presidente ha affermato la necessità di concentrare gli sforzi sulla grande corruzione, sottolineando che attualmente “esiste un miscuglio fra diverse tipologie di casi che rallenta l’intero sistema”.
Nel suo intervento, Dan ha precisato che la strategia prevede il coinvolgimento dei servizi di intelligence nella raccolta di informazioni legate alla corruzione, specificando che questa attività dovrà avvenire “senza tuttavia oltrepassare il confine tra sistema di intelligence e sistema giudiziario”.
Il presidente ha inoltre definito le recenti liberazioni decise dalla Corte Suprema “un segnale molto negativo per la società”.
Rispondendo alle domande dei parlamentari, Dan ha anche commentato la mancanza di procedimenti riguardanti i magistrati: “Perché, ad esempio, non indaghiamo più sui magistrati? Non vedo l’ora di discutere con il CSM.”
Il dibattito sulla prescrizione dei reati di corruzione
Il ministro della Giustizia Radu Marinescu ha affrontato il tema della prescrizione nelle indagini per corruzione, una questione ricorrente nel panorama giudiziario romeno. Marinescu ha definito l’ipotesi di eliminare la prescrizione “una questione da discutere dal punto di vista giuridico”, ma ha avvertito che una riforma totale potrebbe trasformarsi “in un assegno in bianco, perché un organo giudiziario potrebbe agire anche dopo 20 o 30 anni.”
Le dichiarazioni evidenziano una dinamica conosciuta, cioè la lentezza dei procedimenti penali, che spesso supera i limiti temporali previsti dalla legge, e le difficoltà operative delle strutture investigative.
Negli ultimi due anni, più procedimenti di alto profilo sono stati riaperti o sospesi. Tra gli imputati figurano Puiu Popoviciu, Ovidiu Tender, Maricel Păcuraru, Dan Voiculescu e Lucian Duță, tutti coinvolti in dossier relativi a danni importanti.
Negli ultimi due anni, le pronunce dei tribunali sembrano delineare un orientamento sempre più evidente della magistratura verso una forma di riabilitazione delle figure condannate ai livelli più alti del potere.
Secondo gli esperti legali interpellati da G4Media.ro, il vero nodo riguarda soprattutto l’annullamento delle decisioni sui risarcimenti. Le pene detentive sono state scontate, i periodi di incarcerazione sono terminati, ma le somme dovute a titolo di danno sono state recuperate solo in minima parte.
Tensioni tra governo e magistratura
Le decisioni della Corte Suprema si collocano in un clima già teso tra governo e magistratura. L’esecutivo, guidato dal premier Bolojan, ha proposto la riduzione delle pensioni speciali dei magistrati, una misura contestata da parte del sistema giudiziario, che l’ha definita un attacco politico all’indipendenza della giustizia.
Parallelamente, diverse ONG hanno organizzato proteste di strada contro alcune figure del sistema giudiziario, in particolare contro la presidente della Corte Suprema, Lia Savonea, accusata di aver favorito la liberazione di più condannati per corruzione.
Da giorni migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del Paese per protestare a sostegno di una magistratura indipendente .
Oltre 800 magistrati hanno firmato finora la petizione a sostegno dei colleghi che denunciano il clima di terrore nella magistratura. Si tratta della più grande protesta contro i vertici della magistratura degli ultimi anni.
“Il silenzio non è un’opzione quando i valori della professione sono messi a rischio”, affermano giudici e pubblici ministeri nel messaggio congiunto.
Tuttavia la giustizia è divisa. In una società molto polarizzata il dialogo sembra ora impossibile. Dalla parte dei contestatari ci sono parte della società civile, ONG, politici e personaggi pubblici. Tra i firmatari figurano nomi noti, a partire da Laura Corduța Kovesi, Procuratore capo della Procura europea, nota in Romania per la lotta alla corruzione.
Nel “Romania Investment Climate Statement”, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti segnala che la corruzione rappresenta uno dei principali rischi per gli investitori internazionali. Il rapporto sottolinea che la percezione dell’efficacia della giustizia romena è peggiorata rispetto agli anni precedenti.
La serie di liberazioni per fatti di corruzione, nonché le tensioni istituzionali, indicano una fase critica per il sistema giudiziario romeno.
L’evoluzione dei ricorsi pendenti, le future decisioni legislative sulla prescrizione e il dialogo tra Presidenza, CSM ed esecutivo saranno elementi determinanti per valutare se la Romania riuscirà a consolidare la propria lotta alla corruzione o se il quadro attuale porterà a una nuova perdita di fiducia da parte della società e degli investitori.
Per ora la definizione del Presidente Dan — un Paese ancora segnato dalla corruzione, pur con progressi rispetto a vent’anni fa — rimane la sintesi più precisa del momento che la Romania sta attraversando.
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