Romania, aspettativa di vita sotto la media UE

Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Romania è in fondo alla classifica riguardo l’aspettativa di vita dei suoi abitanti. Se la media UE è di 81 anni la Romania si attesta a 76,6. La fotografia che ne esce è quella di un paese che non ha ancora trasformato la salute in una priorità

18/11/2025, Mihaela Iordache
Bucarest, Romania © Ovidiu Sova/Shutterstock

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Bucarest, Romania © Ovidiu Sova/Shutterstock

In Romania si vive meno. Otto anni in meno rispetto alla media europea, secondo gli ultimi dati Eurostat. Ma questa non è solo una questione di sanità pubblica e anche il riflesso di un sistema complesso in cui economia, cultura, educazione, abitudini sociali e fiducia collettiva si intrecciano.

Nel 2024, l’aspettativa di vita in Romania era di 76,6 anni, contro gli oltre 81 della media dell’Unione Europea.

Secondo i dati diffusi da Eurostat, l’aspettativa di vita media nell’UE ha raggiunto nel 2024, 81,7 anni, in aumento di 0,3 anni rispetto al 2023. In quindici Paesi si vive più a lungo della media europea. Italia o Svezia che guidano la classifica con 84,1 anni, seguite dalla Spagna (84). All’estremo opposto ci sono invece la Bulgaria (75,9 anni), la Romania (76,6) e la Lettonia (76,7) che chiudono la lista.

Tra le cause principali di un’aspettativa di vita più bassa ci sono le abitudini quotidiane di una grande parte della popolazione come l’alimentazione troppo grassa, sedentarietà, consumo eccessivo di alcol (primo posto nell’Ue) e il fumo.

Da anni il Ministero della Salute romeno finanzia campagne pubblicitarie per incoraggiare uno stile di vita più sano. Messaggi come “Più movimento, meno stress! Lo sport migliora l’equilibrio fisico e mentale” oppure “Per una vita sana, evita l’eccesso di sale, zucchero e grassi” compaiono in televisione e sui social, accompagnati da video educativi.

Dall’altro canto, molti municipi hanno installato attrezzature per la ginnastica nei parchi pubblici, nel tentativo di promuovere l’attività fisica all’aperto. In attesa dei risultati, due terzi della popolazione adulta resta in sovrappeso o obesa. Perciò gli specialisti avvertono che il problema non è solo medico, ma anche culturale.

Molta gente non legge le etichette dei prodotti, e spesso non sa che quasi tutti gli alimenti industriali contengono zuccheri aggiunti. Accade così che ogni cittadino romeno consuma circa 30 chilogrammi di zucchero all’anno.

Si vive di più nelle città

All’interno del paese, le differenze sono profonde. Si vive più a lungo nella capitale Bucarest e nelle grandi città  come Cluj-Napoca, dove il reddito medio è più alto, l’accesso alle cure più semplice e le infrastrutture sanitarie più moderne.

Nelle zone rurali del Nord-Est e del Sud, invece, la salute resta un lusso è si vive di meno.

Dove i medici di base scarseggiano e gli ospedali sono pochi o inadeguati, molte persone arrivano dal medico solo quando il dolore diventa insopportabile.

Non necessariamente per disinteresse, ma anche per mancanza di denaro, mezzi di trasporto o informazioni.

Le regioni più povere coincidono  infatti con quelle a minore aspettativa di vita. Secondo il rapporto “Health at a Glance: Europe 2024”, pubblicato dalla Commissione Europea, il numero di pazienti che muoiono per cause curabili è in Romania tre volte superiore alla media UE.

Un dato paradossale se si considera che la Romania è tra i Paesi europei con il più alto numero di posti letto ospedalieri per abitante, ma allo stesso tempo con una delle spese sanitarie pro capite più basse. La prevenzione, lo screening, la diagnostica avanzata restano marginali, mentre la medicina di base è spesso abbandonata a se stessa.

Il sistema sanitario romeno, ereditato dall’epoca comunista, è rimasto per decenni concentrato sulla cura piuttosto che sulla prevenzione.

Gli ospedali assorbono la maggior parte delle risorse, mentre la medicina territoriale riceve finanziamenti minimi. Si stima che meno del 3% del bilancio sanitario è destinato a programmi di prevenzione. Di conseguenza, i romeni spendono di più quando ormai è troppo tardi.

Le malattie cardiovascolari rappresentano oltre il 60% delle cause di morte nel paese, eppure la maggior parte dei cittadini non effettua controlli periodici.

La mortalità cardiovascolare in Romania resta tra le più alte d’Europa, nonostante i progressi terapeutici. Ad una  mancata cultura della prevenzione si aggiunge un altro problema strutturale che riguarda la mancanza di personale, soprattutto medici. Germania, Francia e Italia attraggono ogni anno migliaia di professionisti romeni, in cerca di salari migliori e condizioni di lavoro più stabili.

Quando si tratta di prevenzione manca una cultura in questo senso. In molte famiglie romene, soprattutto nelle aree rurali, la prevenzione viene ancora percepita come un costo o una perdita di tempo. Intanto la dieta tradizionale, ricca di carne, pane e grassi, è rimasta quasi invariata.

Secondo la Commissione Europea, le principali cause di morte per malattie curabili in Romania sono la cardiopatia ischemica (21%), il cancro del colon-retto (14%), il cancro al seno (10%), l’ictus (10%), la polmonite (8%), l’ipertensione (5%) e il diabete (4%).

Numeri che evidenziano come la mortalità evitabile resti tra le più alte del continente.

Un progresso lento, ma reale

Quando si parla di aspettativa di vita in Romania c’è però anche un dato positivo che riguarda il miglioramento rispetto al passato. Se nel 1990, l’aspettativa di vita in Romania era di 69,9 anni, oggi è salita a 76,6, con un incremento di oltre sette anni in tre decenni.

Un progresso che testimonia l’efficacia di alcune riforme sanitarie, la maggiore disponibilità di farmaci e il miglioramento delle condizioni di vita. Tuttavia, il ritmo resta troppo lento per colmare il divario con l’Europa occidentale.

I numeri di Eurostat non sono solo statistiche. Raccontano un paese in cui la vita si è allungata, ma non abbastanza. Un paese che spende poco per prevenire e molto per curare, e che non ha ancora trasformato la salute in una priorità.

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