Incendi estremi, Fire-Res chiude ma la sfida continua

Il progetto Fire-Res termina con un bilancio positivo, ma la minaccia dei roghi estremi resta. Serve trasformare conoscenza in azione concreta attraverso cooperazione, strumenti economici e cittadini protagonisti

25/11/2025, Marco Ranocchiari Bruxelles
Prevenzione incendi © Shutterstock

Prevenzione incendi © Shutterstock

Prevenzione incendi © Shutterstock

Quattro anni di incontri, studi e scambi, dai Paesi mediterranei più esposti alle fiamme – Spagna, Portogallo, Italia, Balcani – fino al Nord Europa, che si credeva al sicuro e ora scopre la propria vulnerabilità. Un percorso culminato lo scorso 4 e 5 novembre a Bruxelles, in una conferenza finale nel cuore delle istituzioni europee, con l’obiettivo di trasformare conoscenza e ricerca in politiche concrete per la resilienza delle foreste.

Con un budget di 21 milioni di euro, 35 partner di 13 Paesi e oltre 50 pubblicazioni scientifiche, Fire-Res ha generato più di 30 “innovation actions”, creato 11 “living labs” in tutta Europa e favorito il dialogo con le comunità locali. Senza trascurare la divulgazione, a cui OBCT ha contribuito con la campagna awareness e decine di inchieste giornalistiche.

L’incontro a Bruxelles non è stata una semplice celebrazione: più di 120 partecipanti (ricercatori, vigili del fuoco, policy maker, associazioni di categoria e società civile) hanno discusso risultati e futuro.

Gli incendi estremi non si fermano con la fine del progetto: il 2025, con oltre un milione di ettari bruciati in Europa, conferma un trend di crescita legato alla crisi climatica.

“La resilienza agli incendi non è solo una sfida scientifica e operativa: è un imperativo politico e sociale. Ora abbiamo strumenti, conoscenze e partenariati per replicare e implementare soluzioni su larga scala. È ciò che intendiamo fare nei prossimi anni, trasformando questo progetto in un programma internazionale potenziato”, ha spiegato Antoni Trasobares, coordinatore e direttore del CTFC, ente capofila.

Conferenza finale Fire-Res Bruxelles - foto di M. Ranocchiari

Conferenza finale Fire-Res Bruxelles – foto di M. Ranocchiari

Un problema globale

Gli incendi estremi – imprevedibili e difficili da contenere – sono ormai un fenomeno globale. Le dinamiche osservate in Europa si ripetono in tutti i continenti, come ricordato da ospiti provenienti da California, Sudafrica, Australia, Cile e – in video – dalle foreste canadesi gestite dalle comunità native.

“Gli incendi non sono più eventi stagionali o locali. Sempre più spesso superano le soglie della nostra capacità di soppressione”, ha detto Philip Selegue di CalFire, il dipartimento anti-incendi della California. “Ogni anno ripetiamo che è stata la peggiore stagione, ma quella successiva è ancora peggio. La frequenza degli incendi estremi è raddoppiata negli ultimi 20 anni, e gli studi indicano fino a 1,4 milioni di morti annui entro fine secolo se le emissioni non diminuiranno”.

La risposta, secondo Selegue, passa da meno emergenza e più prevenzione, con più tecnologia per la previsione e maggiore conoscenza delle foreste e degli incendi stessi, riscoprendo anche pratiche come il fuoco prescritto. Fondamentale il coordinamento e la cooperazione internazionale.

Coinvolgere il territorio

Uno dei pilastri di Fire-Res è l’approccio integrato: prevenzione, gestione delle emergenze, ecologia forestale, economia territoriale e bisogni delle comunità rurali devono essere considerati come parti dello stesso sistema.

“Per affrontare un problema così complesso bisogna scomporlo in elementi più piccoli e gestibili: è la logica che ha guidato lo sviluppo dei pacchetti di lavoro del progetto”, ha spiegato José Borges, professore all’Università di Lisbona e coordinatore del work package dedicato alla gestione del territorio. “Soprattutto, non possiamo ignorare la dimensione umana: dati, modelli e tecnologia non bastano senza il coinvolgimento delle persone”.

Per questo il progetto ha investito nei Living Labs: spazi reali in cui cittadini, aziende e istituzioni hanno potuto sperimentare soluzioni tecnologiche e sociali e co-progettare paesaggi più resilienti.

Ma perché la transizione non resti teorica, bisogna partire da chi le foreste le vive e le gestisce. Uno degli ostacoli principali, sottolinea Helena Koch, policy advisor della Confederazione dei Proprietari Forestali Europei (CEPF): è la frammentazione delle proprietà. “Nell’Unione europea stimiamo 15 milioni di proprietari forestali. Molte aree non possono essere gestite attivamente senza subire perdite economiche. La conoscenza c’è, la ricerca avanza e le soluzioni sono note. Ma il problema strutturale di risorse resta”.

Finanziare il cambiamento

Elena Górriz, del CTFC, sottolinea l’importanza di collegare resilienza ed economia. “Ottime idee su come progettare i paesaggi rischiano di restare sulla carta senza risorse per realizzarle e mantenerle”. La sfida è trasformare la spesa in valore, creando sistemi che generino benefici e autosostengano la manutenzione.

Nelle foreste mediterranee, meno redditizie di quelle atlantiche, iniziative come il pascolo mirato, i pagamenti per i servizi ecosistemici o marchi come Fire Wine possono rendere la prevenzione economicamente conveniente.

Un ruolo crescente potrebbe arrivare anche dalle politiche ambientali e dal mercato dei crediti di carbonio forestali, che incoraggerebbero i proprietari a investire in una gestione sostenibile anche quando le foreste non rappresentano la loro principale fonte di reddito.

Assicurazioni: una questione aperta

Le assicurazioni possono dare sollievo economico e riportare i territori a stabilità dopo un incendio. La conferenza ha dedicato un panel al tema con Guillaume Bouffard di GFA e Ferran Bonet, Reinsurance Manager di PIB Group Iberia.

Ma la diffusione degli strumenti assicurativi è ancora limitata. “C’è poca conoscenza degli strumenti disponibili e spesso i premi sono troppo alti e i rimborsi lenti”, spiega Górriz. In Europa mancano coperture soprattutto per danni indiretti, come la perdita totale dei raccolti per fumo e cenere. “Serve una struttura più agile”, concludono gli esperti.

La richiesta di politiche efficaci dall’Europa

Per trasformare le idee in pratica servono strumenti politici solidi, e il luogo dove possono nascere è Bruxelles. Il secondo giorno si è svolto infatti nelle sale della Commissione europea, con una tavola rotonda tra coordinatori, rappresentanti dei territori e decisori comunitari.

L’europarlamentare bulgaro Andrey Kovachev ha insistito sulla necessità di una cooperazione transnazionale più stretta e su un cambio di priorità: spostare più risorse dalla soppressione degli incendi alla prevenzione.

Dalla loro esperienza diretta, Tiago Oliveira, presidente dell’Agenzia portoghese per il fuoco rurale, e Katerina Trepekli, consulente del Ministero greco per la Crisi climatica, hanno ricordato come gli incendi estremi del 2017 e 2018 abbiano costretto i loro Paesi a ripensare strategie e governance. Ma il ritmo del cambiamento, avvertono, è ancora insufficiente: “non ci stiamo muovendo altrettanto veloce del cambiamento climatico”. E il nodo, sottolineano, è soprattutto politico: “stiamo combattendo più per il potere che per la conoscenza”.

A raccogliere queste preoccupazioni è stato Nicolas Faivre, project officer di Fire-Res presso l’Agenzia di ricerca della Commissione europea. Il passo decisivo, ha spiegato, sarà trasformare le proposte elaborate in Fire-Res in politiche concrete. L’Unione, ha assicurato, continuerà a investire in progetti che proseguano questo percorso, garantendo continuità al lavoro avviato.

Guardando al futuro

Che la fine del progetto sia solo un nuovo inizio è convinto il coordinatore Antoni Trasobares. “Il nostro progetto ha avuto la capacità unica di concentrarsi sulla trasformazione territoriale grazie a una combinazione bilanciata di scienza, coinvolgimento delle comunità locali e attori pubblici e privati. I living lab – questa componente di implementazione – sono davvero il suo principale punto di forza”.

La sfida, spiega, non è tanto produrre conoscenza, ma “portare questo potenziale ai livelli decisionali più alti, sia pubblici sia dell’Unione europea e degli Stati”.

Per farlo serve presentare proposte specifiche: “Non basta dire cosa non si deve fare. Bisogna mostrare come gestire le unità territoriali, progettare i paesaggi, coinvolgere gli attori locali”. Trasobares sottolinea anche l’importanza del ruolo del privato: “È un mercato emergente: c’è una grande opportunità nella trasformazione dei territori abbandonati in Europa e nel mondo”.

Il progetto proseguirà, seppur in nuove forme: “Continueremo con la rete dei living lab e con i principali partner di sviluppo. La amplieremo con nuovi partner, anche in Canada e Australia, creando una rete internazionale di laboratori dove la trasformazione avviene su larga scala. La storia continua in un altro formato, ma già ora non possiamo fermarci. Per cambiare servono energia, argomenti solidi e una buona dose di testardaggine”.

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto FIRE-RES  cofinanziato dall’Unione europea. L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina FIRE-RES

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