Georgia, purghe nell’amministrazione pubblica

Le riforme della pubblica amministrazione portate avanti dal Sogno georgiano – vere purghe politiche nei confronti dei dissidenti del settore pubblico – hanno portato a 700 licenziamenti, mentre la creazione di un Sindacato indipendente dei dipendenti pubblici è stata bloccata

12/06/2025, Marilisa Lorusso

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Tbilisi, Georgia - 24 ottobre, 2024. Poster del Sogno georgiano che prende in giro i leader dei partiti della coalizione d'opposizione - © EvaL Miko/Shutterstock

In Georgia continuano gli arresti dei leader dell’opposizione: dopo Zurab Japaridze è stato il turno di Nikor Melia, co-presidente del partito Ahali e leader della Coalizione per il Cambiamento, fermato lo scorso 30 maggio. Come Japaridze, anche Melia si è rifiutato di pagare la cauzione imposta dopo aver sfidato la convocazione della commissione investigativa temporanea del parlamento controllato dal Sogno Georgiano.

Ma il controllo dello stato non passa solo dai gangli politici, ma anche dal controllo della macchina istituzionale pubblica che in teoria dovrebbe essere apolitica. Dal dicembre 2024 il Sogno ha promulgato ondate di emendamenti alla Legge sul Servizio Pubblico, portando al licenziamento di almeno 700 dipendenti pubblici e allo smantellamento di molte garanzie fondamentali di un servizio pubblico professionale e indipendente.

Le riforme legislative sono state formulate con il pretesto della riorganizzazione amministrativa e del risparmio sui costi. Si però sono trasformate in purghe politiche mirate ai dissidenti all’interno del settore pubblico, in particolare i firmatari delle numerose petizioni lanciate in vari organi ed istituzioni dello stato dopo la dichiarazione di voler interrompere il negoziato sulla candidatura all’Unione Europea il 28 novembre 2024.

Oltre alle persone che hanno firmato le petizioni, il lungo elenco degli ex dipendenti pubblici enumera chi ha sostenuto il rispetto della Costituzione, partecipato a manifestazioni o criticato la violenza del governo, sia pubblicamente che sui social media.

Interi dipartimenti di varie istituzioni, tra cui il Ministero della Difesa, il Ministero degli Affari Esteri, il Centro per la Sicurezza Pubblica, i municipi, il Parlamento e gli organi giudiziari, hanno subito licenziamenti. Le repressioni si sono estese anche agli enti comunali e regionali, segnalando una vasta campagna per consolidare la lealtà politica a tutti i livelli dell’amministrazione.

Le riforme si sono verificate in tre ondate principali. La prima, nel dicembre 2024, ha consentito licenziamenti con un preavviso di solo un mese. La seconda, nel febbraio 2025, ha ridotto il preavviso a tre giorni e ha ulteriormente indebolito le tutele occupazionali. La terza, nell’aprile 2025, ha introdotto modifiche alla valutazione delle prestazioni che consentono il licenziamento in caso di valutazioni negative consecutive, consentendo persino ai superiori di ignorare le valutazioni favorevoli dei supervisori diretti.

Nello stesso mese, l’indennità per i dipendenti licenziati è stata ridotta a una mensilità di stipendio e qualsiasi vittoria legale non garantisce più il reintegro nel posto di lavoro: i dipendenti licenziati sarebbero stati semplicemente inseriti in una lista di “riserva”.

La politicizzazione degli organismi dello stato

Le modifiche hanno ridefinito i funzionari di medio livello, come i capi dipartimento e di servizio, come dipendenti a contratto che possono essere licenziati a piacimento, in particolare a seguito della nomina di nuovi ministri o dirigenti di agenzie.

Ciò ha eliminato il principio di neutralità politica nel servizio pubblico ed esposto i dipendenti a continue minacce di licenziamento per dissenso politico o ideologico.

Questi funzionari possono ora essere assunti senza concorso pubblico, alimentando i rischi di nepotismo e compromettendo le nomine basate sul merito.

Allo stesso tempo, i funzionari pubblici, compresi i giudici, si sono trovati ad affrontare restrizioni nello svolgimento di attività accademiche, scientifiche o creative senza un’approvazione formale. Ciò ha fortemente limitato la loro libertà di espressione ed è stato visto come un tentativo di controllare le voci critiche nella vita accademica e civica.

Una delle vittime istituzionali più significative di queste riforme è stata l’abolizione dell’Ufficio del Servizio Pubblico il 1° aprile 2025. Giustificata ufficialmente come un passo avanti verso la semplificazione amministrativa e la riduzione dei costi, l’eliminazione di questo ufficio – un tempo un pilastro fondamentale per il progresso della pubblica amministrazione professionale e dell’integrazione europea in Georgia – è stata ampiamente condannata in quanto motivata politicamente.

Le organizzazioni della società civile hanno criticato la decisione, definendola un atto repressivo nei confronti di un’istituzione che doveva garantire la neutralità e gli standard professionali nell’impiego pubblico.

Questi cambiamenti riflettono una tendenza autoritaria nella strategia di governance del Sogno Georgiano, che sta sostituendo un’amministrazione pubblica un tempo meritocratica con una governata dalla lealtà di partito.

Le riforme hanno gravemente minato la tutela legale dei dipendenti pubblici, la memoria istituzionale e la qualità dell’erogazione dei servizi pubblici, privano i dipendenti dei loro diritti, aggirano le pratiche di assunzione trasparenti, imponendo il conformismo ideologico.

Il rischio concreto è che la ristrutturazione del servizio pubblico georgiano rappresenti un passaggio strategico per consolidare il controllo del Sogno Georgiano, emarginare il dissenso e smantellare le stesse istituzioni che erano essenziali per la responsabilità democratica e le aspirazioni europee del paese.

L’attacco al nuovo sindacato

Nel novembre 2024, un gruppo di dipendenti di circa venti istituzioni statali e pubbliche georgiane, tra cui l’Amministrazione Presidenziale, il Parlamento, la Corte Costituzionale e diversi ministeri, ha avviato un’iniziativa per la creazione di un sindacato per i dipendenti pubblici.

Il loro obiettivo era quello di creare il “Sindacato Indipendente dei Dipendenti Pubblici – Articolo 78 della Costituzione” in risposta alla decisione del governo del Sogno Georgiano di interrompere i negoziati di adesione all’UE, considerata una violazione dell’Articolo 78, e alla conseguente repressione dei dipendenti pubblici dissenzienti.

Il sindacato è stato fondato ufficialmente nel dicembre 2024, con 36 persone che hanno presentato tutti i documenti richiesti dalla legge all’Agenzia del Registro Pubblico il 25 dicembre. Molti dei fondatori erano lavoratori esperti del settore pubblico, inclusi ex dipendenti proprio del Registro Pubblico, quindi persone del mestiere che hanno garantito la corretta preparazione dei documenti.

Tuttavia, nonostante precedenti in cui una documentazione simile era stata sufficiente per altri sindacati, il Registro Pubblico ha sospeso la procedura il giorno successivo, adducendo la necessità di documenti aggiuntivi. Infine, la registrazione è stata negata il 28 gennaio 2025. Imperterrito, il sindacato ha presentato una nuova domanda il 18 febbraio. Ancora una volta, la registrazione è stata sospesa, questa volta a causa di obiezioni al nome stesso.

La soppressione del sindacato viola sia le disposizioni costituzionali nazionali sia gli obblighi della Georgia ai sensi del diritto internazionale del lavoro, in particolare le Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 87, 98 e 151, che tutelano i diritti sindacali. Il 26 febbraio 2025, l’aspirante sindacato ha presentato un reclamo formale all’Organizzazione Internazionale del Lavoro.