Georgia, manifestazioni permanenti
Il governo georgiano ha applicato un ulteriore giro di vite alle manifestazioni di piazza, che tuttavia non cessano e ormai da quasi un anno scuotono la Georgia. Nel frattempo alla giornalista in carcere Mzia Amaghlobeli è stato assegnato dal Parlamento europeo il premio Sakharov

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Dimostrante sventola in faccia alla polizia la bandiera dell'UE, Tbilisi, Georgia, 2025 © Gela Bedianashvili/Shutterstock
Da oltre 300 giorni Tbilisi è teatro di proteste quotidiane contro il governo, concentrate principalmente lungo Corso Rustaveli, di fronte al Parlamento. La mobilitazione non si è mai fermata, nonostante le crescenti tensioni con le autorità. Le manifestazioni sono iniziate come una risposta alle decisioni politiche del governo di sospendere il negoziato di adesione all’Unione Europea, e con il tempo sono diventate un simbolo di dissenso permanente.
Il governo ha provato in vari modi a disinnescare la manifestazione permanente, e Rustaveli è stata ora teatro di violenza, ora di manovre sfiancanti. A ottobre, dopo il fallito colpo di stato da parte dei manifestanti, è diventato ancora più evidente che il governo vuole togliersi questa patata bollente, che ogni sera blocca il centro città.
Prima è arrivato l’annuncio che chi manifestava portava avanti la politica del mancato colpo di stato, quindi esponendosi a reati ben più gravi che in precedenza. Il 7 ottobre, il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha minimizzato l’importanza delle proteste quotidiane, sostenendo che vi partecipano solo 500 persone a rotazione, e ha minacciato una politica di zero tolleranza verso il movimento, che secondo lui sarebbe sostenuto da servizi di intelligence stranieri.
Nonostante le minacce, due giorni dopo, le manifestazioni serali hanno registrato un aumento della partecipazione. I leader delle proteste, tra cui Gota Chanturia del Movimento per la Democrazia Sociale, hanno dichiarato che l’aumento dei partecipanti era una risposta diretta alle dichiarazioni di Kobakhidze, ribadendo la volontà di continuare la lotta e ampliare le attività di protesta, portando messaggi anche nelle periferie e nelle stazioni della metropolitana, e modificando progressivamente i percorsi delle marce.
Poi però sono arrivati a pioggia una serie di arresti e condanne, tanto che la Georgia oggi ha una percentuale di prigionieri politici superiore alla Russia.
Il 22 ottobre due giornalisti incarcerati, la georgiana Mzia Amaghlobeli e il bielorusso Andrzej Poczobut, hanno vinto il premio Sakharov, massimo riconoscimento che il Parlamento europeo dedica annualmente alla libertà di pensiero.
Nuovi paletti
Il Sindaco di Tbilisi Kakha Kaladze ha annunciato l’intenzione di riqualificare Rustaveli dopo le celebrazioni del nuovo anno. Il progetto di riqualificazione era stato già annunciato alla fine del 2023, con lavori previsti per un periodo di due anni, finora però mai iniziati. In teoria quindi le proteste davanti al parlamento sono ipotecate nei prossimi mesi dal tipo di interventi infrastrutturali che verranno fatti.
Intanto il partito al potere, Sogno georgiano, ha dato impulso a una nuova stretta sulle manifestazioni. Il 16 ottobre ha introdotto ancora restrizioni legislative contro le proteste.
Tra le nuove norme adottate vi sono l’eliminazione delle multe a fronte dell’introduzione di detenzioni amministrative dirette per chi blocca, con pene che possono arrivare fino a un anno di carcere per recidiva, e fino a due anni per terze violazioni.
Altri provvedimenti includono detenzioni fino a 15 giorni per i manifestanti che coprono il volto o portano spray al peperoncino, e fino a 20 giorni per gli organizzatori, fino a 60 giorni per chi trasporta armi, fuochi d’artificio o oggetti pericolosi.
Nonostante le minacce e l’inasprimento delle leggi, le proteste continuano, confermando la determinazione dei cittadini a mantenere una presenza quotidiana a Rustaveli, anche se i fermi e le condanne procedono al ritmo di decine a sera.
Gli arresti e le indagini
Il numero ufficiale degli arrestati per il quasi golpe del 4 ottobre è di qualche decina, a cui si stanno aggiungendo a ritmo quotidiano le decine per le nuove restrizioni.
Due persone, il pediatra 71enne Giorgi Chakhunashvili e la direttrice creativa Ia Darakhvelidze, sono state rilasciate su cauzione, grazie a raccolte fondi pubbliche. Chakhunashvili è stato arrestato il 9 ottobre e rilasciato il 10 ottobre dopo aver versato una cauzione di 20.000 lari georgiani (circa 6.700 euro). Il suo arresto, considerato un grande oltraggio per il paese, aveva causato la mobilitazione del personale medico.
I capi d’accusa principali, oltre a quelli frutto della riforma del 16 ottobre, comprendono la partecipazione a violenze di gruppo e il tentativo di occupare strutture strategiche, secondo gli articoli 225-2 e 222-2-a del Codice penale georgiano.
Tra gli arrestati figurano anche attivisti noti come Nana Sanderi, accusata di organizzazione di violenze di gruppo, e Paata Burchuladze, Murtaz Zodelava, Irakli Nadiradze, Paata Manjgaladze e Lasha Beridze, considerati tra gli organizzatori principali delle proteste del 4 ottobre e accusati di aver promosso un cambiamento violento dell’ordine costituzionale.
Il 13 ottobre, le autorità georgiane hanno imposto restrizioni ai detenuti accusati di aver promosso un cambiamento violento dell’ordine costituzionale. Le restrizioni includono il divieto di ricevere visite e di comunicare telefonicamente con l’esterno.
Il 9 ottobre, il poeta georgiano Zviad Ratiani è stato condannato a due anni di prigione per resistenza, minaccia o violenza contro un pubblico ufficiale dopo aver schiaffeggiato un agente di polizia durante una protesta il 23 giugno 2025. La corte ha riformulato l’accusa iniziale di aggressione a un ufficiale di polizia, che prevedeva una pena fino a sette anni, in un reato meno grave. La sua sentenza è come quella della giornalista, premio Sakharov, Mzia Ambaghlobeli.
Repressione interna
La repressione si sta man mano estendendo anche nelle stanze del potere. Il Sogno georgiano è asserragliato nelle sua fortezza contro la piazza, ma la sua eminenza grigia, il suo fondatore e patrono, Bidzina Ivanishvili, appare sempre più arroccato su posizioni di difesa aggressiva in più direzioni.
Dall’affare Credit Suisse, alla percezione di essere “sotto sanzione” e “complessato”, come lui stesso si è definito per il rischio che grava sul suo smisurato patrimonio, all’ipotesi che i suoi collaboratori lo abbiano derubato, Ivanishvili pare aver forgiato una intera strategia pecuniaria. E la macchina investigativa e repressiva georgiana si muove.
Dopo l’arresto di suoi ex collaboratori come Giorgi Bachiashvili, la mannaia si è abbattuta su uno dei suoi delfini ed ex figura di spicco del Sogno, Irakli Garibashvili. L’ex primo ministro (2013-2015, 2021-2024) nell’ultimo anno si era defilato, progressivamente abbandonando l’arena politica dove lo stesso Ivanishvili lo aveva posto in posizioni di massimo prestigio.
Molti avevano interpretato la sua scelta come un tentativo di schermare se stesso e la famiglia (parte della quale risiede in Francia) da possibili sanzioni occidentali. Ora pare invece che siano le rese dei conti di partito a pesare, su di lui ma anche su altri nomi illustri, che oggi sono chiamati a rispondere di essersi appropriati di cifre importanti.
Il 18 ottobre i servizi segreti georgiani hanno sequestrato più di 7 milioni di dollari in contanti, più dei preziosi, durante una serie di perquisizioni, fra cui a casa Garibashvili.
Qualcuno insomma, avrebbe fatto molta cassa, all’insaputa delle piazze che manifestano, e a quanto pare anche a insaputa di Ivanishvili.
Tag: Proteste
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