Elezioni in Republika Srpska: la risicata vittoria del candidato di Dodik
I risultati, seppur ancora non definitivi, delle elezioni presidenziali in Republika Srpska dimostrano che una fetta significativa della popolazione non crede più ai discorsi di Dodik e che l’opposizione è pronta a battersi alle elezioni generali del 2026

Sede della presidenza della RS, Banja Luka, BiH © Juan Garcia Hinojosa/Shutterstock
Sede della presidenza della RS, Banja Luka, BiH © Juan Garcia Hinojosa/Shutterstock
Alle elezioni per il presidente della Republika Srpska, tenutesi lo scorso 23 novembre, Branko Blanuša, candidato dell’opposizione – professore universitario di Banjaluka, sconosciuto al grande pubblico prima dell’annuncio della sua candidatura – ha scosso la macchina del potere dell’entità serba. Siniša Karan, candidato dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), sostenuto dalla compagine di governo, ha vinto con uno scarto minimo nonostante disponesse di risorse pressoché illimitate, garantite dall’SNSD e dai suoi partner di coalizione.
Stando ai risultati, non ancora definitivi, resi noti dalla Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina (CIK), Siniša Karan, candidato dell’SNSD, ha vinto con un margine di 8.400 voti. La vittoria era attesa, considerando che la coalizione di governo, oltre ad un trattamento privilegiato nelle emittenti pubbliche, controlla gran parte delle risorse istituzionali. Per l’opposizione, a decidere sono stati i voti “rubati”.
Lo scarto di poche migliaia di voti è una sorpresa, soprattutto per l’SNSD e gli altri partiti di governo. Karan ha conquistato 217.808 voti (50,31%), mentre Blanuša si è fermato a 209.342 (48,36%). Si è ancora in attesa dei dati definitivi, completi e confermati dalla CIK, ma non si prevede alcun cambiamento significativo. Nel frattempo, si attendono anche i risultati dello spoglio delle schede dall’estero (oltre ventimila).
L’affluenza alle urne mai così bassa
La bassa affluenza, intorno al 35%, molto inferiore rispetto alle elezioni precedenti, ha favorito il candidato dell’SNSD. Reagendo a caldo, Dodik ha affermato che un’affluenza così bassa suggerisce che i cittadini erano contrari a queste elezioni. Secondo Dodik, molti sostenitori dell’SNSD hanno deciso di non recarsi alle urne per dimostrare di essere contrari alle elezioni che la leadership al potere in un primo momento aveva contestato, annunciando inizialmente di volerle boicottare.
Nessuna delle due parti è riuscita a mobilitare il proprio elettorato come previsto. La leadership al potere non è riuscita a mobilitare nemmeno i suoi sostenitori più fedeli, perlopiù dipendenti pubblici. Per gli analisti è un indicatore del fatto che tra i sostenitori della coalizione di governo non regna più tanto la paura quanto un certo malcontento.
Gli stratagemmi elettorali
Già la notte del voto, l’opposizione ha messo in guardia sui gravi brogli elettorali, soprattutto a Doboj, Zvornik e Laktaši, chiedendo la ripetizione delle elezioni in queste città e minacciando di non riconoscere i risultati elettorali. L’opposizione aveva reagito in modo analogo, sospettando frodi e malversazioni, anche alle elezioni precedenti quando Milorad Dodik aveva annunciato la vittoria contro Jelena Trivić. Alla fine però l’opposizione ha ceduto e Dodik ha assunto la carica di presidente della RS. Come sempre, Dodik ha respinto le accuse di manipolazioni elettorali.
È ormai risaputo che Doboj e Zvornik sono luoghi di broglio elettorale. A Doboj i brogli elettorali sono stati confermati dal tribunale. Nonostante il broglio elettorale sia un reato, nessuno degli attori coinvolti è stato mai sanzionato citando presunta mancanza di prove.
È curioso notare come i primi dati preliminari siano arrivati in notevole ritardo da Doboj e Zvornik rispetto alle altre aree della Republika Srpska, suggerendo la possibilità di manipolazioni dei risultati elettorali.
La coalizione delle organizzazioni non governative “Pod lupom” [Sotto la lente], che si occupa del monitoraggio delle elezioni in Bosnia Erzegovina, ha affermato che le elezioni si sono svolte perlopiù nel rispetto della legge e delle procedure prescritte, precisando però che in alcuni casi le norme non sono state pienamente rispettate.
“Alcuni casi di irregolarità, seppur non numerosi, potrebbero influenzare i risultati elettorali a livello di singoli seggi elettorali. Un dato da non sottovalutare, tenendo conto della serrata corsa elettorale tra due candidati alla carica di presidente della Republika Srpska”.
Un’opportunità per l’opposizione
Per l’opposizione, questo risultato è di grande importanza e rappresenta un’opportunità per il 2026. Il risultato di Blanuša dimostra non solo che le persone normali, lontane dalla retorica incendiaria, possono vincere, ma che l’opposizione è forte se unita. Pertanto, è fondamentale consolidare ulteriormente i partiti di opposizione, eleggere la leadership dell’SDS e risolvere la situazione del PDP, il cui destino è ancora incerto dopo la creazione del movimento “La Srpska sicura”.
È importante anche che Stanivuković rimanga un volto riconoscibile all’interno dell’opposizione. A favore dell’opposizione gioca il fatto che le elezioni del 2026 si svolgeranno con nuove tecnologie elettorali, introdotte grazie ad alcune decisioni dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt. L’introduzione di nuove tecnologie nel processo elettorale potrebbe avere un effetto positivo sulla regolarità e ridurre le possibilità di furto di voti.
L’opposizione ha ottenuto i risultati peggiori nelle località lungo il fiume Drina e al confine con la Serbia, presumibilmente a causa degli elettori provenienti dalla Serbia. A Rudo, Višegrad, Srebrenica, Zvornik e Bratunac, si registra una differenza significativa a favore di Karan. In tutte le altre aree della RS, l’opposizione ha vinto o perso con un margine limitato.
Banja Luka ha definitivamente confermato di non sostenere l’SNSD e i partiti al governo. Anche il sindaco Draško Stanivuković ha appoggiato il candidato dell’opposizione. Tra le grandi città, l’opposizione si è riconfermata a Bijeljina e Modriča. Blanuša ha ricevuto un forte sostegno anche a Prijedor e Novi Grad, città finora governate dall’SNSD.
L’opposizione ha ottenuto il miglior risultato negli ultimi vent’anni nella parte erzegovese della RS. A Trebinje, la differenza di circa cinquecento voti a favore di Karan rappresenta il miglior risultato dell’opposizione in questa città.
Un monito per la leadership al potere
L’SNSD ha perso oltre ottantamila voti rispetto alla tornata precedente. Gli analisti vi vedono una chiara risposta dei cittadini alla politica dell’SNSD. Negli ultimi mesi, parallelamente ad un accordo raggiunto con l’amministrazione americana, l’SNSD ha strumentalizzato il parlamento della Republika Srpska sulla questione delle leggi “secessioniste”, annullando diverse norme e decisioni. È emerso anche che il partito di Dodik è coinvolto in alcuni gravi scandali finanziari.
Il pessimo risultato dell’SNSD e dei suoi partner danneggerà ulteriormente i rapporti, già incrinati, all’interno della compagine di governo, ma anche all’interno del partito stesso. Secondo gli analisti, Dodik cercherà di allontanare i membri del partito ritenuti responsabili dei pessimi risultati in alcuni comuni e città.
Il risultato ottenuto da Blanuša è importante perché dimostra che i cittadini hanno riconosciuto un candidato moderato che non ricorre ai discorsi d’odio. Sembra che anche la popolazione si stia allontanando dalla consueta retorica nazionalista incendiaria, utilizzata soprattutto da Dodik, che ha segnato anche l’ultima campagna elettorale.
Le elezioni anticipate per il presidente della RS sono state annunciate dopo che la CIK ha revocato il mandato a Milorad Dodik ad agosto. La revoca del mandato si basa sulla sentenza definitiva del Tribunale della Bosnia Erzegovina contro Dodik condannato ad un anno di carcere e a sei anni di interdizione dalle cariche pubbliche per non aver rispettato le decisioni dell’Alto rappresentante in BiH. A Dodik è stato consentito di convertire una parte della pena detentiva in una pena pecuniaria pagando circa diciottomila euro. La carica di presidente ad interim della RS è attualmente ricoperta da Ana Trišić Babić, nominata lo scorso 18 ottobre dal parlamento dell’entità.
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