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Inizia domani il 78° Festival di Cannes: un occhio di riguardo nelle sezioni collaterali è riservato alle pellicole che raccontano l'Ucraina e il Caucaso. Tra i favoriti del programma principale anche "Two Prosecutors" di Sergei Loznitsa, regista ucraino d'origine bielorussa
Ventuno pellicole ai nastri di partenza del concorso, puntando a succedere ad “Anora” di Sean Baker nell’albo d’oro. È il 78° Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio, il più importante dell’annata festivaliera. Già sicuro di ricevere la Palma è Robert De Niro, attore mito che non ha bisogno di presentazioni e tornerà sulla Croisette per alzare quella alla carriera.
Presidente di giuria sarà l’attrice Juliette Binoche, con il solito compito arduo di districarsi tra grandi nomi, autori immancabili e diverse novità, che dovrebbe garantire varietà e interesse.
È una grande scommessa il titolo d’apertura fuori concorso martedì sera, il francese “Partir un jour” di Amélie Bonnin, un’opera prima senza grandi nomi nel cast, che riprende il cortometraggio omonimo premiato con il César nel 2023.
L’Italia è rappresentata in concorso da “Fuori” di Mario Martone, che torna a Cannes con la biografia di Goliarda Sapienza interpretata proprio da Valeria Golino che un anno fa era presente con la miniserie “L’arte della gioia” tratta dal libro della scrittrice siciliana. Tra gli interpreti anche Matilda De Angelis, Elodie e Corrado Fortuna.
Tra i favoriti non si può trascurare il dramma storico “Two Prosecutors”, quinto film di finzione di Sergei Loznitsa, ambientato nel 1937 e ispirato dal testo omonimo dello scrittore sovietico e prigioniero politico Georgy Demidov. Oltre che essere uno dei grandi del cinema europeo di questi decenni, il regista ucraino d’origine bielorussa è stato tra i primissimi a parlare della situazione nel suo Paese con il documentario “Maidan” del 2014 e con “Donbass” del 2018.
Da notare che nelle diverse giurie sono presenti i croati Vanja Kaluđerčić (per la sezione Un certain regard), direttrice del Rotterdam Film Festival, e il regista Nebojša Slijepčević (nella giuria cortometraggi), vincitore lo scorso anno con “The Man Who Could Not Remain Silent” (la prima Palma della storia della Croazia) e in seguito nominato all’Oscar.
La Cinef è riservata ai cortometraggi, con i migliori lavori delle scuole di cinema internazionali: il corto animato "Winter in March" dell’armena Natalia Mirzoyan basata in Estonia, altra storia sui russi esuli dopo l’invasione dell’Ucraina; lo sloveno “Ether” di Vida Skerk; il romeno “Fursecuri si lapte – Milk and Cookies” di Andrei Tache-Codreanu.
Le sezioni collaterali, più che ai Balcani (anche se la produzione romena di cortometraggi è una garanzia) guardano alla guerra in Ucraina e al Caucaso, oppure alla storia del ‘900.
Nella sezione non competitiva Cannes Première sono collocati “Amrun” del tedesco d’origine turca Fatih Akin (“La sposa turca”, “Kitchen”) con Diane Kruger, storia di un dodicenne nel 1945, e “La Disparition de Josef Mengele” del russo dissidente Kirill Serebrennikov (noto per “Summer”, “La moglie di Tchaikosvky” e “Limonov”).
Nella sezione parallela Quinzaine des cineastes è incluso il documentario di produzione Ucraina, Francia e Austria “Militaropolis” di Yelizaveta Smith, Alina Gorlova e Simon Mozgovnyi, sulle condizioni degli uomini e delle donne nel pieno dell’invasione dell’Ucraina. Il film mette insieme pezzi di vita quotidiani trasformati dalla guerra – chi fugge, chi ha perso tutto, chi resta e resiste e combatte – descrivendo sia l’istinto di sopravvivenza sia il bisogno di vicinanza. “Nel mezzo della devastazione e delle atrocità, l’umano è assorbito dalla guerra e la guerra diviene parte dell’umano” si spiega nelle note di presentazione.
La Semaine de la critique ha selezionato il franco-belga “Imago” del regista d’origine cecena Déni Oumar Pitsaev. É la storia di Déni che eredita un piccolo pezzo di terreno nella valle di Pankisi, nella Georgia nord-orientale. Ritornando al villaggio appena oltre il confine con la Cecenia, dove era nato, il protagonista ricorda che niente in Caucaso è mai semplice, riscoprendo vecchi feudi e drammi familiari, ma soprattutto la domanda che tutti gli ripetono: “Quando e con chi finalmente ti sposerai?”.
La Semaine comprende anche i corti, tra questi: “Alisveris” del romeno Vasile Todinca, la produzione tedesca “Critical Condition” dell’ucraina Mila Zhluktenko ispirata alla vita dello scrittore e giornalista suo connazionale Lev Rebet e sulla diaspora, il post-apocalittico tedesco “Ergogenesis” della romena Xandra Popescu.
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