
Turchi in Germania - © BalkansCat/Shutterstock
Con "Tutti i nostri segreti" la scrittrice tedesca di origine turco-curda Fatma Aydemir mette in scena i sogni e le contraddizioni della diaspora turca in Germania, raccontando una storia familiare sospesa tra due mondi. Una recensione
Si può nascere e crescere altrove, in una terra diversa da quella di origine dei nostri genitori, ma sentire nostra la loro terra più ancora di quella in cui il destino ci ha fatto nascere e crescere. Capita soprattutto quando la comunità che frequenti, la lingua che parli a casa e le stesse tradizioni e memoria della tua gente ti hanno nutrito.
È stato così per la scrittrice di origine turco-curda Fatma Aydemir, autrice del bel romanzo “Tutti i nostri segreti”, edito in Italia da Fazi e tradotta dal tedesco, la lingua letteraria fatta propria dall’autrice, da Teresa Ciuffoletti. Al centro del romanzo il mondo degli emigrati turchi in Germania, più di tre milioni di persone, che qui si sono sistemati, non senza il sogno di ritornare un giorno nella loro patria.
Era, questo, il sogno almeno di Hüseyn che, giunto all’età della pensione, è riuscito a comprare un appartamento a Istanbul per trascorrervi con la moglie Emine gli anni della vecchiaia. Il destino, però, ha voluto altrimenti: Hüseyn ha appena messo piedi nella sua nuova casa ed è pronto a richiamare la moglie dalla Germania perché lo raggiunga, quando un infarto gli stronca la vita.
Accorso dalla vicina di casa pronuncia una sola parola, un nome Ciwan, di cui scopriremo il senso leggendo il romanzo. La notizia arriva ben presto alla famiglia, moglie e quattro figli, che in tempi diversi, alcuni per disguidi, partono per partecipare al funerale del marito e padre.
Il romanzo, molto intenso, ricco di caratteri, esistenze e sfumature, prende il volo da qui, in ampi capitoli, in ciascuno dei quali l’autrice entra a fondo della vita dei singoli componenti della famiglia. Storie personali, vicissitudini varie, sentimenti e rapporti diversi con il padre e la madre, in un contesto che è quello della comunità turca inserita nella società di un paese straniero e, in parte, più o meno ostile, quale è per loro la Germania.
Che però è anche il Paese in cui in particolare i figli sono cresciuti, acquisendo altri valori, misurando la dissomiglianza da quelli dei loro genitori, seppur fortemente permeati della educazione che da essi hanno ricevuto, generando conflitti con gli altri e dentro se stessi.
Dopo il ritratto iniziale di Hüseyn, legato a una visione della famiglia patriarcale turca, con i suoi veli di ipocrisia giudicati necessari alla sopravvivenza in mezzo agli altri turchi (ad esempio, sia lui che la moglie sono di origine curda ma, per non entrare in conflitto con la comunità in cui sono inseriti, lo celano imponendosi di parlare solo il turco), si dipanano i ritratti degli altri figli.
Da quello del più giovane Ümit, con i dubbi sul proprio orientamento sessuale, alla primogenita Sevda che da anni non vede i genitori per incomprensioni cresciute con loro fin da piccola e ingigantite quando, sposatasi a un turco e trasferitasi nella città in cui questo viveva, lo lascia, incontrando l’ostilità dei genitori. Ma anche se i motivi sono i più validi, la scelta della figlia incontra il loro biasimo.
La saga, quindi, prosegue con Hakan, che vive di espedienti e traffici vari. Lo seguiremo in viaggio con la sua Mercedes verso Istanbul, mentre pigia sull’acceleratore indifferente ai controlli di polizia, che lungo le strade dell’ex Jugoslavia corrompe offrendo pacchetti di sigarette tedesche di cui ha fatto appositamente scorta.
Infine, la figlia Peri, trasgressiva, critica verso l’educazione ipocrita dei genitori, mentre completa il quadro finale il monologo della depressa moglie, ora vedova, Emine, che su un segreto ha costruito la sua maschera di donna d’ordine che l’ha segnata.
Figure e storie le loro che, per quanto private, rivelano spaccati sociali che sono rappresentazioni, ora drammatiche ora dolci amare, della vita degli emigrati turchi in Germania. Fatma Aydemir è molto brava nel raccontarle, tanto da meritare di essere stata, con questo suo secondo romanzo, finalista nel 2023 del più importante premio tedesco, il Deutscher Buchpreis.
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