Le ciminiere dell'acciaieria di Smederevo, ottobre 2021 - © Baloncici/Shutterstock

Acciaieria di Smederevo, ottobre 2021 - © Baloncici/Shutterstock

Il movimento dal basso “Pokret Tvrđava” si batte dal 2018 per limitare l’inquinamento prodotto dall’acciaieria di Smederevo, in Serbia centrale, proprietà del gigante cinese HBIS. Una lotta che non tocca solo equilibri locali e nazionali ma anche globali

11/11/2022 -  Francesco Martino

Nikola Krstić, laureato in Scienze politiche, è nato e vive a Smederevo ed è uno dei fondatori del movimento dal basso “Pokret Tvrđava”. In questa intervista ad OBCT racconta origini, motivazioni e obiettivi dell’organizzazione, che opera in una delle aree più inquinate dei Balcani occidentali.

Come è nato Pokret Tvrđava? 

"Pokret Tvrđava" è stato fondato nel 2018 a Smederevo: durante questi anni le nostre attività si sono focalizzate su problemi ambientali, ma abbiamo lottato anche contro la corruzione e per la trasparenza delle istituzioni. Per quattro anni e mezzo la nostra attività principale è stata quella di diffondere consapevolezza riguardo all’inquinamento dell’aria a Smederevo, perché qua abbiamo un grande problema con l’inquinamento atmosferico. E onestamente, non solo inquinamento dell’aria, ma anche inquinamento del suolo e dell’acqua, principalmente causati dall’acciaieria a Radinac, un villaggio vicino Smederevo, ora di proprietà dell’azienda cinese HBIS. 

Perché è stata necessaria la creazione di Pokret Tvrđava? C’erano altre iniziative simili che avevano a che fare con questi problemi a Smederevo? 

Non proprio, e questa è la ragione per cui abbiamo fondato la nostra organizzazione. All’inizio eravamo un’organizzazione informale, 10 persone al massimo che condividevano le proprie idee e visioni attraverso i social. Abbiamo postato foto e video su Facebook e quando abbiamo visto che altre persone ci davano ottimi riscontri e reagivano, abbiamo iniziato ad attivarci con iniziative sul posto, specialmente nei villaggi di Radinac, Vranovo e Ralja, i più colpiti dall’inquinamento generato dall’acciaieria. Nel 2020 abbiamo deciso che era tempo di fondare un’organizzazione formale, una ONG, eravamo ormai attivi sia a livello locale che nazionale. 

Chi fa parte della vostra associazione? 

Gli attivisti sono attorno ai 30 anni, con educazione media o alta e con una forte determinazione nel cambiare le cose nella nostra comunità. L’attivista medio non è affiliato a partiti politici, solitamente è attivo nella società civile e prova ad aiutare la comunità in cui lui o lei vive. Abbiamo, per ora, 50 attivisti pronti a partecipare alle nostre azioni, proteste, blocchi e dibattiti pubblici, più tre dipendenti interni all’ONG, che rappresentano lo staff operativo dell’organizzazione. Al momento non stiamo cercando di aumentare il numero dei nostri attivisti - non siamo probabilmente pronti per questo - ma vogliamo rafforzare il nucleo dell’associazione. 

Può descrivere brevemente la situazione dell’inquinamento a Smederevo? Come si sono sviluppate le cose in questi anni? 

Dal 2018, il più grande cambiamento a Smederevo è che le persone parlano apertamente dell’inquinamento. Se digitavi “inquinamento dell’aria a Smederevo” su Google nel 2018, probabilmente non avresti trovato niente. Per questo abbiamo deciso di focalizzarci sulla consapevolezza pubblica, e penso che abbiamo raggiunto buoni risultati su questo fronte. Il prossimo livello, certamente, sarebbe quello di migliorare la situazione. 

Il problema dell’inquinamento a Smederevo non è cosa nuova: abbiamo avuto problemi fin dal 1960, quando l’acciaieria è nata. Ma i problemi sono aumentati quando nel 2016 la fabbrica è stata comprata dall’azienda cinese HBIS, che ha aumentato la produzione senza fare investimenti tecnologici su misure per limitare le emissioni. La nostra strategia è mettere pressione all’HBIS. Non vogliamo che fermino la produzione, vogliamo solo che fermino l’inquinamento proveniente dalla fabbrica. Ci auguriamo, e siamo ottimisti, che un procedimento giudiziario che abbiamo attivato contro HBIS, porterà a ridurre l’inquinamento dell’aria del 20% o del 30%. Non certo la riduzione di tutto l’inquinamento, perché è un’acciaieria e quando si producono ferro e acciaio si avrà certamente inquinamento. Ma ora il livello d’inquinamento a Smederevo è intollerabile. 

L'invito ad un'iniziativa di Pokret Tvrdjava

Molte persone nei villaggi e in città stanno lavorando nell’acciaieria…

Sì, e questo è un gran problema. Molte persone hanno paura di perdere il loro lavoro se si uniscono alle proteste per una migliore qualità dell’aria. Abbiamo circa 5000 persone che lavorano nell’acciaieria e la città di Smederevo conta circa 25.000 lavoratori. Quindi il 20% dei lavoratori della città lavora nell’acciaieria e circa il 40% dei cittadini di Smederevo ha connessioni economiche dirette o indirette con la fabbrica. 

Quale è stata la vostra strategia, azioni pratiche o iniziative per aumentare la consapevolezza riguardo all’inquinamento di Smederevo? 

Abbiamo due canali di attività. Nel primo, lavoriamo ad un livello istituzionale, abbiamo recentemente presentato una denuncia penale contro la HBIS presso un tribunale serbo. E continuiamo a fare  verifiche ambientali ogni giorno. Il secondo canale è di tipo non-istituzionale e comprende proteste di strada, blocchi ecc. Abbiamo una forte cooperazione con i cittadini di Ralja, Vranovo e Radinac, i villaggi in cui le conseguenze dell’inquinamento sono più visibili, ma anche con tanti cittadini attivi di Smederevo. 

Come affrontano il problema dell’inquinamento dell’aria le istituzioni locali e nazionali?

Il principale problema è che la presenza cinese a Smederevo non riguarda solo le istituzioni locali e nazionali: rientra nel campo delle politiche globali, qualcosa di più grande della Serbia o dei Balcani. Quindi quando cerchiamo di parlare con le nostre autorità locali o nazionali al ministero dell’Ecologia, abbiamo la sensazione che i politici siano sotto  forte pressione. Non c’è una vera volontà di affrontare il problema causato dall’acciaieria, perché è una questione prettamente politica, non solo economica o ecologica, vista la forte influenza della Cina non solo in Serbia, ma in tutta l’Europa. 

Riguardo l’inquinamento dell’aria, avere accesso a dati affidabili è estremamente importante. Qual è la situazione a Smederevo? 

Dopo la prima protesta nel 2019, uno dei compiti che ci siamo preposti era quello di piazzare una stazione di rilevamento dell’inquinamento dell’aria a Radinac e ci siamo riusciti. Dopo di questo, abbiamo provato ad installarne un’altra a Salinac, altro villaggio di Smederevo. Quindi al momento abbiamo delle stazioni di rilevamento dell’aria per monitorare l’inquinamento che ci forniscono dati affidabili. Radinac, per esempio, è risultata essere la città “campione” della Serbia per inquinamento dell’aria, con 148 giorni all’anno di livello d’inquinamento sopra i limiti di legge. Avere dei dati ufficiali è molto importante: ora possiamo provare che il nostro problema è reale, non è solo una questione di percezione soggettiva. E proprio su questi dati abbiamo sporto denuncia contro HBIS. 

L’Unione Europea sta avendo un impatto positivo o negativo nel supportare le lotte ambientali in Serbia? 

Penso che il ruolo dell’Unione Europea in Serbia sia positivo, non solo per le organizzazioni locali come Pokret Tvrđava, ma per la situazione generale del paese. Credo che l’Unione Europea dovrebbe essere più attiva nei Balcani, specialmente nel campo della protezione ambientale.

 

"Cambiamenti climatici, rischio ambientale e mobilitazione sociale nei Balcani" è un progetto cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Il MAECI non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina del progetto


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