Vojislav  Šešelj e Aleksandar  Vučić

Vojislav  Šešelj e Aleksandar  Vučić

La sentenza di assoluzione di Vojislav Šešelj porterà cambiamenti sulla scena politica serba ma non così grandi da condizionare l'esito delle politiche previste il prossimo 24 aprile

05/04/2016 -  Dragan Janjić Belgrado

La sentenza di assoluzione presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (ICTY) del leader del Partito radicale serbo (SRS) Vojislav Šešelj ha scosso le fondamenta della scena politica serba. La sentenza influirà positivamente sul rating del partito di Šešelj ma è poco probabile che produrrà importanti cambiamenti da qui alle elezioni politiche anticipate del 24 aprile.

C’è da aspettarsi che l’SRS prenda una parte dei voti di altri partiti orientati a destra, compreso il partito del premier Partito progressista serbo (SNS), ma in questo momento è difficile pensare che possa aspirare a divenire uno dei fattori decisivi della scena politica locale.

L’assoluzione fornisce a Šešelj un alone di vincitore contro la potente istituzione internazionale che un gran numero di serbi vede come decisamente antiserba. Sicuramente l’elettore serbo orientato a destra e nazionalista, frustrato dalla serie di sconfitte attraverso cui è passata la Serbia negli ultimi venti anni, vede in tutto ciò il segno che le cose pian piano stanno cambiando. Šešelj, sfruttando la sentenza di assoluzione come argomento chiave, non avrà alcun problema a mostrare che la politica che ha sostenuto negli anni Novanta, e che sostiene tutt’ora, sia giusta e porti a risultati.

Resta in dubbio, però, se tutto ciò sarà davvero sufficiente per ottenere dei risultati concreti. Infatti, i sondaggi sull’opinione pubblica ormai da anni indicano che gli elettori in Serbia non sono più tanto interessati al Kosovo e tanto meno al progetto della “Grande Serbia”, a cui Šešelj non rinuncia, mentre sono più interessati a questioni economiche e sociali. E per quanto agli elettori possa piacere la “vittoria” di Šešelj, la maggior parte di loro prima di andare alle urne penserà comunque alla stabilità politica ed economica del paese, e questo tipo di pensiero non li porterà verso l’SRS ma piuttosto verso altri partiti.

Potenzialmente i maggiori perdenti potrebbero essere i piccoli partiti di destra e le coalizioni di partiti che sono contrarie all’ingresso della Serbia nell’Unione europea, e a favore di un orientamento verso la Russia. Questi partiti e coalizioni hanno l’appoggio di quegli ardenti sostenitori delle idee che negli anni Novanta erano promosse da Šešelj e dai suoi più stretti collaboratori (compresi anche gli attuali premier Aleksandar Vučić e presidente della Repubblica Tomislav Nikolić). L’influenza di questi partiti è iniziata ad aumentare con l’aumento del numero di elettori delusi dalla politica di Vučić. Ora gli elettori delusi potrebbero far ritorno all’”originale”, ossia a Šešelj.

Radicalizzazione

L'assoluzione di Šešelj arrecherà dei danni anche all’SNS e al suo leader, il premier Vučić.  Con questa sentenza diventa più difficile dar conto dell’inevitabilità di accettare le condizioni che vengono imposte alla Serbia da Bruxelles e Washington. Sarà ora più difficile per Vučić e i suoi collaboratori giustificare le mosse fatte sul Kosovo, così come la collaborazione con la NATO: ma tutto ciò influirà su un ristretto numero di elettori, e non certo sulla maggioranza dell’elettorato.

Consapevole della delicatezza della situazione in cui si è trovato Vučić non ha reagito immediatamente alla sentenza, ma ha invece aspettato che passassero 24 ore per poter meglio valutare il da farsi. Vučić si è deciso infine per la soluzione che in questo momento gli è più congeniale: ha dichiarato di non sostenere affatto la politica di Šešelj della Grande Serbia e che anzi la contrasterà sempre, ma non ha nulla contro Šešelj come cittadino della Serbia e difenderà i suoi diritti. Ha fatto così sapere ai suoi partner occidentali che non cambierà linea politica, mentre ai suoi seguaci ha fatto capire che non si distanzia poi molto da quello che pensava nei bellicosi anni Novanta.

Vučić e l’SNS non sembrano pronti a prendere del tutto le distanze dal passato. Molti funzionari di governo e i principali media serbi, vicini all’esecutivo, si sono astenuti dal criticare la politica belligerante di Šešelj. La stragrande maggioranza dei commenti sui media ha piuttosto criticato il lavoro del Tribunale dell’Aja e il suo “carattere antiserbo”, tanto che si ha l’impressione che sia in corso una tacita riabilitazione dello “spirito degli anni Novanta”, così come dello stesso Šešelj e dei suoi seguaci.

Da parte del governo vi è la necessità di venire incontro, alla vigilia delle elezioni, ai sentimenti di quel gran numero di elettori che vedono l’integrazione europea come la possibilità di vivere meglio, mentre considerano i valori europei, i diritti umani e di cittadinanza in secondo piano. L’assoluzione di Šešelj, da questo punto di vista, ha posto sotto esame la posizione filoeuropea di Vučić.

Prospettive

L’atteso ingresso dell’SRS in parlamento, dopo quasi quattro anni passati da partito extra parlamentare, porterà inevitabilmente a cambiamenti. Questi non per forza saranno negativi per l’SNS. Considerando che la voce degli ultranazionalisti in parlamento sarà più forte di adesso, Vučić e l’SNS, che continuano ad essere visti come di destra, otterranno spazio per riposizionarsi al centro e presentarsi come difesa dall’invasione del nazionalismo.

Vučić ha tutta una serie di motivi per comportarsi così. Innanzitutto può sempre proporsi a Bruxelles e Washington come fattore di pace e stabilità, così come barriera contro l’invasione radicale, cosa che ha un forte impatto non solo in Serbia ma in tutta la regione. Allo stesso tempo, di fronte all’opinione pubblica locale può rinforzare la sua posizione di leader di un blocco politico tanto forte da assicurare la pace dei cittadini e impedire mosse politiche affrettate che potrebbero portare il paese al caos.

L’unico potenziale ostacolo a tutto ciò potrebbe essere un eventuale rafforzarsi dell’opposizione filoeuropea riunita attorno al Partito democratico (DS) e ad altri partiti filoeuropei. Il DS vede se stesso come un partito di centro o centro sinistra e continuerà a spingere su tale posizione, motivandola con il tradizionale orientamento filooccidentale degli elettori, da qui l’inevitabile collisione con le ambizioni dell’SNS di andare al centro e aggiudicarsi i voti degli elettori di centro.

Né il DS né gli altri partito filoeuropei in questo momento hanno una grande influenza e non possono certo inficiare la posizione dell’SNS fino al punto di far cadere il governo. Ma i colpi che arrivano nella campagna elettorale condotta dall’SNS e dai media ad esso vicini sono indirizzati proprio a questi partiti, il che fa pensare che Vučić veda proprio in loro il principale ostacolo all’ambizione di conquistare il centro della scena politica serba.


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