Nicole Corritore 15 settembre 2017
Social Cafè di Bogovadja, Serbia - logo.jpg

Si inaugura un “Social Café”, spazio di aggregazione ed educazione non formale, nel centro per richiedenti asilo di Bogovadja gestito dalle ong italiane Ipsia e Caritas fin da ottobre 2016

Fonte Caritas Italiana e Ipsia-Acli

Da ottobre 2016, Ipsia (Ong delle Acli), Caritas Italiana, Caritas Ambrosiana e Caritas Valjevo lavorano nel centro di transito per richiedenti asilo di Bogovadja, a 70 km da Belgrado, con uno staff di operatori locali e internazionali che offrono supporto psicologico e propongono attività educative, culturali e di animazione. L’obiettivo principale è migliorare la qualità del tempo che le persone trascorrono nel centro, rivolgendosi a tutte le fasce della popolazione: bambini, adolescenti, donne, famiglie e singoli individui.

L’idea di aprire un Social Café ― una stanza ristrutturata da Ipsia e Caritas all’interno della sede del centro di Bogovadja, ma situata in un edificio separato ― risponde ad un forte bisogno degli ospiti del centro, come afferma Mauro Montalbetti, presidente di Ipsia: “Vuole essere uno spazio di aggregazione e di informalità, di rottura dalla routine quotidiana, dal trascorrere sempre uguale del tempo, scandito dalla distribuzione dei kit, dalle registrazioni, dalle visite sanitarie o dagli iter burocratici".

Il Social Cafè, che viene inaugurato sabato 16 settembre, è un luogo dove si svolgeranno attività legate all’educazione non formale e all’apprendimento, come corsi di informatica e di lingue, percorsi di orientamento lavorativo e di formazione professionale, con lo scopo di intercettare le diverse esigenze di apprendimento ma anche di incoraggiare i primi passi verso l’integrazione in Europa.

Lo spazio dispone di postazioni informatiche di un’area bar, che permetta agli ospiti del centro di bere un caffè o un tè mentre partecipano alle attività. L’inaugurazione, che sarà accompagnata da performance, danze e canzoni per opera dei profughi ospiti del centro, sarà presieduta dal direttore di Caritas Valjevo e interverranno la responsabile della gestione del campo per conto del Commissariato per le migrazioni in Serbia e i rappresentanti di Ipsia-Acli , Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana .

Questa iniziativa “si inserisce nel quadro più ampio di proposte promosse nel 2016 attraverso l’iniziativa 'Sconfinati - Il diritto di rimanere nella propria terra' ” spiega Sergio Malacrida, responsabile per l’Europa orientale di Caritas Ambrosiana. "Un'iniziativa che fa parte del progetto di interventi psico-sociali realizzati nei campi profughi in Serbia, da maggio 2015 alle prese con una crisi migratoria senza precedenti". Basti ricordare che dal 2015 a marzo 2016, quando la rotta balcanica venne chiusa a seguito dell'accordo UE-Turchia , oltre 920mila migranti avevano attraversato il paese cercando di raggiungere l’Ungheria, l’Austria e altri paesi del nord Europa.

"Ipsia interviene nell'area balcanica dalle guerre degli anni ‘90. Per noi è stato naturale metterci a disposizione e dare il nostro contributo operativo sull’emergenza profughi in collaborazione con la rete di Caritas,” spiega Mauro Montalbetti. “Il nostro augurio e auspicio è che la permanenza delle persone duri il meno possibile e che si acceleri la ricollocazione. Ma nel frattempo saremo qui con loro, in supporto e in ascolto oltre a proseguire, in Italia, a supportare con nostre sedi locali la rete di accoglienza dei corridoi umanitari di Sant’Egidio .”

Aggiunge infine Malacrida: “Caritas Ambrosiana, in collaborazione con il network Caritas, è attiva nell’emergenza migranti nei Balcani in Grecia, Macedonia, Croazia e Serbia fin dal suo inizio nel 2015". Assicura inoltre che la collaborazione proseguirà: "Per non lasciare sole persone e famiglie che ormai sono state dimenticate non solo dalle istituzioni locali ma anche da quelle europee.”

In Serbia, la maggior parte dei rifugiati, richiedenti asilo e migranti (ndr: poco più di 4mila su un totale di 7.600 presenti nel paese, fonte UNHCR Serbia ) è ospitata in 18 centri di accoglienza governativi, tra questi il centro di Bogovadja che ospita circa 250 persone. Secondo gli ultimi dati complessivi, il 43% è costituito da minori , il 14% da donne e il 43% da uomini adulti, e provengono in maggioranza da Afghanistan (66%), Iraq (11%), Siria (5%) e Pakistan (9%).

Per approfondire

Pagina Facebook del Social Café #RefugeesWelcome

Pagina del progetto “Interventi psico-sociali nei campi profughi in Serbia ” sul sito di Ipsia