© maRRitch/Shutterstock

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Il governo serbo e le associazioni di categoria hanno trovato un'intesa sui due disegni di legge dedicati ai media. Ma non tutto è soddisfacente per le associazioni dei giornalisti, in particolare la parte di legge che riguarda la Telekom e il suo ruolo di concorrente coi media privati

24/10/2023 -  Sanja Kljajić

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle , il 18 ottobre 2023)

 

“È stato un lavoro estenuante, ma c’è stata buona volontà di migliorare le leggi”, spiega Tamara Filipović Stevanović, segretaria generale dell’Associazione indipendente dei giornalisti della Serbia (NUNS).

Lo scorso 17 ottobre, su iniziativa della missione OSCE in Serbia, i rappresentanti del governo e delle associazioni dei media si sono incontrati per provare a raggiungere un accordo su due disegni di legge sui media che dovrebbero essere approvati entro la fine del mese. All’incontro hanno partecipato anche Emanuele Giaufret, ambasciatore dell’UE in Serbia, e Kristin Melsom, ambasciatrice di Norvegia.

“La discussione si è svolta in un’ottica inclusiva in modo da favorire una comprensione reciproca tra le parti, portando così al raggiungimento di un accordo tra tutti i partecipanti all’incontro. Questo è un importante passo in avanti rispetto alla normativa vigente”, si legge in un comunicato stampa diffuso dal governo serbo dopo l’incontro con i rappresentanti dei media.

Cambiamenti positivi

Le principali novità introdotte dai due disegni di legge riguardano il rafforzamento dell’indipendenza dell’Organo regolatore dei media elettronici (REM) e il meccanismo del cosiddetto project financing [assegnazione dei fondi pubblici per la realizzazione di contenuti audiovisivi di interesse pubblico].

Il nuovo progetto di legge sui media elettronici apre la strada alla depoliticizzazione del Consiglio del REM, prevedendo che le commissioni [per la cultura e l’informazione del parlamento nazionale e di quello della Vojvodina] non possano più proporre nuovi membri del Consiglio. Tra i proponenti vengono invece inclusi il difensore civico, il commissario per l’uguaglianza e il commissario per le informazioni di interesse pubblico.

Inoltre, dopo un lungo dibattito, lo stato ha accettato la proposta di eleggere il nuovo Consiglio REM dopo l’adozione della nuova normativa. “La proposta prevede che i nuovi membri vengano eletti entro un anno dall’entrata in vigore della nuova legge, quindi i nuovi proponenti avranno un anno per scegliere i propri candidati e candidate”, spiega Filipović Stevanović.

Importanti modifiche sono state apportate anche alle disposizioni che regolamentano il meccanismo di project financing di pubblico interesse, ossia di assegnazione dei fondi pubblici ai media, un meccanismo che in passato si è rivelato uno strumento di controllo politico dei media.

Il nuovo disegno di legge sull’informazione pubblica e sui media riconosce infatti per la prima volta il Consiglio della stampa come organismo di autoregolamentazione competente per tutti i mezzi di informazione del paese. Le decisioni del Consiglio riguardanti eventuali violazioni del Codice dei giornalisti della Serbia dovranno essere prese in considerazione nell’ambito dei concorsi per l’assegnazione dei finanziamenti pubblici così da evitare che i media che violano le regole deontologiche vengano finanziati coi soldi dei cittadini.

Lo stato non rinuncia alla Telekom

Tuttavia, come spiega Tamara Filipović Stevanović,, c’è una questione su cui le associazioni dei giornalisti e i rappresentanti del governo “hanno concordato di non essere d’accordo”. Si tratta delle disposizioni della legge sull’informazione pubblica e sui media che permettono alla società di telecomunicazioni di proprietà dello stato di fondare i mezzi di comunicazione.

Nel corso delle consultazioni pubbliche, Mihajlo Jovanović, ministro dell’Informazione, ha affermato che “lo stato non ha alcuna intenzione di tornare ad essere proprietario dei media”, precisando che le disposizioni criticate riguardano solo la Telekom.

Lo stato si è dimostrato riluttante a trovare un compromesso sulla questione. “Sin dall’inizio lo stato ha assunto un atteggiamento molto rigido, dimostrandosi deciso a includere quelle disposizioni nella nuova legge, quindi eravamo ben consapevoli che non saremo riusciti a raggiungere un’intesa. Non ci aspettavamo che quelle disposizioni venissero ritirate. La Telekom già possiede diversi canali e questo è solo un modo per legalizzare l’attuale stato delle cose”, spiega la segretaria della NUNS.

Anche Jelena Kleut, professoressa associata presso il Dipartimento di studi sui media della Facoltà di Filosofia di Novi Sad e membro del gruppo di lavoro per la strategia dei media, ritiene che per lo stato la questione Telekom rivesta grande rilevanza.

“[La proposta legislativa di cui sopra] la dice lunga sul ruolo della società Telekon nel panorama dei media serbi, lasciando intendere che lo stato è deciso a portare avanti la sua lotta senza quartiere contro i concorrenti privati, soprattutto contro la compagnia SBB. È chiaro quindi che la Telekom funge da punto di intersezione di risorse e influenze che permettono allo stato di incidere su diversi processi”, spiega la professoressa Kleut.

D’altra parte, il governo ha rinunciato a due articoli che all’ultimo momento sono stati inclusi nella legge sui media elettronici: un articolo riguardante il sistema di numerazione dei canali sul telecomando e l’altro che prevedeva che fosse il REM a fissare l’importo del contributo che gli operatori di rete devono versare per le frequenze nazionali. L’opinione pubblica ha criticato queste disposizioni, vedendo in esse un meccanismo che potrebbe aprire uno spazio di manovra per esaurire economicamente gli operatori indipendenti.

“Non abbiamo mai ricevuto alcuna spiegazione sulle modalità con cui quegli articoli sono stati introdotti nella legge”, afferma Filipović Stevanović, precisando: “Se avessimo in mano un resoconto della consultazione pubblica, sapremmo esattamente chi e con quale motivazione ha proposto determinate disposizioni e modifiche. Non avendo però mai ottenuto tali informazioni, possiamo solo tirare a indovinare”.

Buona volontà o pressioni esterne?

I nuovi disegni di legge sui media arrivano dopo anni di polemiche tra la comunità giornalistica e lo stato, polemiche che sono state accompagnate da numerosi scandali.

Per Jelena Kleut, la buona volontà dimostrata dal governo nel corso dell’incontro dello scorso 17 ottobre è conseguenza delle costanti pressioni esercitate dalle associazioni dei giornalisti, ma anche del desiderio della Serbia di aderire all’Unione europea.

“Penso che la decisione del governo di accettare quelle proposte sia innanzitutto una mossa tattica per evitare eventuali pressioni della comunità internazionale”, afferma la Kleut.

A prescindere dal motivo alla base della decisione del governo, è stato fatto un passo in avanti. Lo pensa anche Maja Sever, presidente della Federazione europea dei giornalisti, che ha fortemente criticato il progetto di legge iniziale.

“Vediamo che l’impegno dei membri delle associazioni – che nonostante tutto quello a cui si è assistito durante il processo [di consultazione pubblica sulle nuove leggi] hanno deciso di partecipare e investire le proprie conoscenze ed energie – ha dato i suoi frutti. Sono consapevole del fatto che facciamo due passi avanti e uno indietro, ma è comunque un progresso”, afferma Maja Sever.

Maja Sever (foto FNSI)

Maja Sever (foto FNSI)

Tutti concordano sul fatto che questo sia solo l’inizio di una nuova battaglia.

“Le leggi da sole non bastano per cambiare la pessima situazione e per alleviare le pressioni esercitate sui giornalisti e sulle giornaliste in Serbia. Abbiamo però bisogno di questo quadro [legislativo] per costruire un sistema di tutela e un giornalismo professionale”, conclude la presidente dell’EFJ.

Ora il compito delle associazioni dei media è quello di seguire il processo di approvazione delle nuove leggi e poi di battersi per un’implementazione coerente delle norme adottate.

“Anche la normativa attualmente in vigore non è pessima, solo che veniva applicata in modo estremamente problematico”, spiega la professoressa Kleut e conclude: “È chiaro che la legislazione non basta, però è un primo passo e vi è spazio per un moderato ottimismo sul fatto che alcune cose possano cambiare in meglio”.

Venerdì 20 ottobre il governo serbo ha approvato i due disegni di legge sui media. La parola passa ora al parlamento che dovrebbe esprimersi sulla nuova legislazione entro la fine del mese.

MFRR

Logo del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR)

 

Ad inizio mese, anche i partner del consorzio Media Freedom Rapid Response hanno espresso preoccupazione  rispetto ad alcune disposizioni dei due disegni di legge in discussione e si sono appellati al governo serbo affinché si impegni nel rispetto degli standard europei e internazionali sulla libertà di espressione. In questa lettera, inoltre, giornalisti e associazioni della Coalizione per la Libertà dei Media analizzano gli aspetti più problematici dei disegni di legge, in particolare in relazione al rischio di cattura dei media e di influenza politica.


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