La redazione di Južne vesti (foto CINS)

La redazione di Južne vesti (foto CINS )

Zelanti ed estesi controlli fiscali su alcuni media serbi si rivelano come un mezzo per esercitare pressioni sui “disubbidienti”. Il caso dei media di Niš in questa inchiesta del Centro per il giornalismo investigativo della Serbia

19/03/2019 -  Vladimir Kostić

(Originariamente pubblicato da CINS il 14 marzo 2019)

Quando, nel novembre 2017, un ispettore del fisco si era presentato nella redazione di Južne vesti, sembrava che si sarebbe trattato dell’ennesimo controllo sull’operato di questo media indipendente di Niš. Prima di allora, gli ispettori fiscali erano già venuti tre volte nella redazione di Južne vesti, la prima volta nel 2013, per effettuare un controllo della documentazione contabile e per verificare la regolarità delle licenze software. Le visite si concludevano sempre con lo stesso esito: nessuna irregolarità riscontrata.

Ma a partire dal 2017 la situazione è cambiata. L’accertamento iniziato nel novembre 2017 non è mai stato ufficialmente concluso, e all’inizio di febbraio 2018 l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Niš ha disposto una nuova verifica di calcolo e pagamento delle tasse e dei contributi.

“L’ispettore ci ha chiesto di mostrargli tutti gli accordi che abbiamo stipulato con le organizzazioni internazionali, come l’Osce, e con le istituzioni europee, e poi con quei documenti è andato da alcuni nostri partner, dicendo che siamo spie e mercenari al soldo degli stranieri“, spiega il direttore di Južne vesti Vitomir Ognjanović.

Stando alle sue parole, i partner di Južne vesti non si sono tirati indietro dopo la visita dell’ispettore, anche se alcuni ne sono rimasti intimoriti.

Il vice caporedattore di Južne vesti Aleksandar Stankov dice che durante i controlli fiscali tutti i membri della redazione erano molto attenti.

“Siamo una giovane redazione ed è la prima volta che ci troviamo ad affrontare una situazione così seria. Anche se a noi giornalisti nessuno ha detto niente, sentiamo una certa pressione”, racconta Stankov.

Il comportamento degli ispettori fiscali nei confronti di Južne vesti ha suscitato forti reazioni da parte delle associazioni dei giornalisti serbi, e a quel punto si è fatta sentire anche la premier Ana Brnabić, la quale ha dichiarato che “se non ci sono indizi che suggeriscono che l’accertamento fiscale debba essere ulteriormente esteso, bisogna concluderlo il più presto possibile”.

In quel periodo gli ispettori controllavano l’operato di Južne vesti nei nove anni precedenti, ovvero fin dalla sua creazione. Nessun media di Niš è mai stato sottoposto a un controllo così esteso. L’accertamento più ampio è stato quello effettuato nei confronti dell’emittente televisiva Niška televizija prima dell’avvio della procedura di privatizzazione, quanto gli ispettori fiscali hanno controllato l’operato dell’emittente nei quattro anni precedenti.

Poco dopo la reazione della premier, verso la fine di aprile 2018, l’Agenzia delle Entrate ha concluso il procedimento di verifica nei confronti di Južne vesti, ordinando al portale di pagare la somma di 1 milione di dinari (circa 8.500 euro) a titolo di sanzione per la mancata assunzione con contratto stabile dell’ex caporedattore Predgrad Blagojević. Nella motivazione dell’ordinanza di ingiunzione si fa riferimento all’Elenco dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione e in altre organizzazioni del settore pubblico. Non è chiaro, tuttavia, come questo documento possa essere applicato a un media privato.

Nell’estate 2018 il ministero delle Finanze ha proceduto alla notifica dell’atto di precetto alla redazione di Južne vesti, tuttavia fino ad oggi la sanzione non è ancora stata riscossa.

Secondo Nemanja Nenadić dell’organizzazione Transparentnost Srbija (Transparency Serbia), il controllo dell’operato di Južne vesti è un buon esempio di come i media vengono ostacolati nello svolgere il loro lavoro. Lo conferma anche il fatto che gli ispettori non hanno mai riscontrato alcuna irregolarità nell’operato di Južne vesti, tranne in un solo caso in cui – come spiega Nenadić – la legge è stata mal interpretata.

Controlli fiscali selettivi

Nonostante i rappresentanti del governo abbiano negato che si sia cercato di fare pressione su Južne vesti, affermando che si è trattato di controlli di routine, i verbali di verifiche fiscali effettuate nei confronti di alcuni media serbi, analizzati dai giornalisti del Centro per il giornalismo investigativo della Serbia (CINS), dimostrano il contrario.

Nel distretto di Nišava, che comprende la città di Niš e altri sei comuni, nel periodo compreso tra gennaio 2012 e febbraio 2018, sono stati sottoposti a controlli fiscali, oltre a Južne vesti, anche il quotidiano Narodne novine e le emittenti televisive Belle Amie, K::CN, Niška televizija e la Radiotelevisione Zona. Južne vesti e l’emittente televisiva K::CN sono stati controllati quattro volte, l’emittente Belle Amie tre volte e il quotidiano Narodne novine una volta.

Fino al 2013, quando ha cessato l’attività, la Radiotelevisione Zona ha ricevuto una sola visita fiscale. Nel 2014 ha iniziato a operare la TV Zona Plus, di proprietà di Vladan Gašić, figlio del capo della BIA (intelligence serba) Bratislav Gašić. Fino all’inizio del 2018 questa emittente non è mai stata sottoposta a controlli fiscali.

Un caso simile è quello di Niška Televizija che, prima di essere privatizzata, è stata sottoposta due volte a controlli fiscali. Nel 2015 è stata acquistata da un consorzio guidato da Slađana Ostojić, direttrice e caporedattrice di TV Zona Plus. Da allora fino all’inizio del 2018, Niška Televizija non ha ricevuto alcuna visita da parte degli ispettori fiscali.

“Ogni situazione in cui le imprese che svolgono lo stesso tipo di attività sullo stesso territorio vengono sottoposte ai controlli in misura diversa e con una frequenza diversa solleva fondati dubbi sul fatto che lo stato tratti tutti allo stesso modo”, spiega Nemanja Nenadić.

La giornalista Tamara Skrozza ritiene che ogni trattamento diseguale riservato a certi media rappresenti una forma di pressione. Stando alle sue parole, nel caso di Južne vesti le leggi sono state applicate in maniera selettiva e ad essere presi di mira sono solo quei media che non vanno a genio dell’attuale governo.

Secondo Skrozza, non si tratta solo di ostinati controlli che durano per mesi, ma anche di palesi minacce ai partner finanziari dei media.

“Esattamente come avvenuto nel caso di Vranjske, parallelamente alle ispezioni, [il portale Južne vesti] è stato sottoposto a pressioni su vari fronti, allo scopo di esaurire i giornalisti finanziariamente, mentalmente e fisicamente, finché non ci rinunciano”, spiega Skrozza.

L’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Niš non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti di CINS.

Criteri di verifica fiscale poco chiari

Se si mettono a confronto i dati relativi al numero di controlli fiscali effettuati nei confronti dei media nel distretto di Nišava con quelli relativi al loro fatturato, emerge che, nel periodo compreso tra il 2014 e il 2018, il portale Južne vesti ha registrato il fatturato più basso, mentre allo stesso tempo è stato sottoposto al maggior numero di controlli fiscali.

Nel periodo in questione gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate hanno visitato quattro volte la redazione di Južne vesti e l’emittente televisiva K::CN. Tuttavia, i fatturati di questi due media non sono paragonabili. Tra il 2014 e il 2018 Južne vesti, ovvero l’azienda Simplicity, proprietaria del portale, ha registrato un fatturato complessivo pari a 114,7 milioni di dinari (circa 965.000 euro). Nello stesso periodo, la società Kopernikus cable network, proprietaria dell’emittente televisiva K::CN, ha generato un fatturato di oltre 1,9 miliardi di dinari (circa 16 milioni di euro), una cifra 16 volte superiore a quella raggiunta da Juzne vesti.

Quasi tutte le verifiche fiscali nei confronti dei media che operano nel distretto di Nišava sono state effettuate tra il 2014 e il 2018, mentre nel 2012 gli ispettori hanno fatto visita solo all’emittente televisiva Belle Amie e nel 2013 alla Radiotelevisione Zona.

Il proprietario dell’emittente televisiva K::CN è Zvezdan Milovanović, fiduciario del Partito progressista serbo (SNS) nel comune di Niš e fratello di Srđan Milovanović che, sul finire del 2018, ha acquistato due emittenti televisive a copertura nazionale, O2.TV (ex B92) e TV Prva.

Nemanja Nenadić dice che è molto importante che l’Agenzia delle Entrate informi l’opinione pubblica sui criteri in base ai quali ha effettuato controlli su alcuni media di Niš, al fine di dissipare i dubbi sulla correttezza del suo operato.

“Il fatto che la società Kopernikus abbia realizzato un fatturato 16 volte superiore a quello di Južne vesti non significa che l’Agenzia delle Entrate abbia dovuto sottoporla a controlli 16 volte più spesso. Non c’è nulla di problematico nel fatto che questi due media siano stati sottoposti a ugual numero di controlli. Tuttavia, sarebbe logico aspettarsi che anche gli altri media venissero controllati in egual misura”, sostiene Nenadić.

Anche la Commissione europea, nella sua ultima relazione sui progressi compiuti dalla Serbia nei capitoli 23 e 24 dell’acquis comunitario, ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che i controlli fiscali vengano usati per fare pressione sui media “disobbedienti”.

Le pressioni che hanno portato alla chiusura di Vranjske

“Penso che il nostro caso abbia dovuto servire da esempio. Se sono stati in grado di inventarsi una sanzione nei confronti di Južne vesti, cosa farà un piccolo media se decidono di comminargli una sanzione milionaria? Non potrà pagarla e sarà costretto a chiudere i battenti”, dice Vitomir Ognjanović.

Anche Vukašin Obradović, ex direttore del settimanale Novine Vranjske, è dello stesso parere.

“Le pressioni istituzionali sui media locali sono molto più efficaci rispetto a quelle esercitate sui grandi media, perché anche le sanzioni che potrebbero sembrare irrisorie rappresentano un cappio al collo per i media locali”, spiega Obradović.

Il settimanale di Vranje ha subito diverse pressioni e nel settembre 2017, dopo una serie di controlli ispettivi, è stato costretto a chiudere. Vukašin Obradović dice che i problemi sono iniziati dopo le elezioni presidenziali del 2017, quando le aziende pubbliche hanno iniziato a ritirare le loro pubblicità da Novine Vranjske, i funzionari locali sono diventati restii a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti del settimanale, e l’importo dei finanziamenti ottenuti grazie alla partecipazione ai concorsi pubblici è stato molto inferiore rispetto agli anni precedenti.

Il culmine delle pressioni esercitate su Novine Vranjske è stato raggiunto tra agosto e settembre 2017 quando il settimanale è stato sottoposto prima a una verifica da parte dell’Ispettorato del lavoro e poi a un controllo fiscale. Nonostante lo scopo di questi controlli – come afferma Obradović – fosse quello di accertare l’esistenza di eventuali malversazioni, gli ispettori hanno riscontrato solo alcune lacune nella contabilità.

“Abbiamo ricevuto un avviso di pagamento di varie sanzioni per un importo complessivo di 450.000 dinari (circa 3.800 euro). Non c’è stata alcuna evasione fiscale, hanno riscontrato solo alcune irregolarità, come ad esempio le note spese compilate in modo errato o i pagamenti effettuati in ritardo”, spiega Vukašin Obradović.

Obradović ha deciso di chiudere Novine Vranjske perché non vedeva alcuna via d’uscita dalla situazione in cui si era trovato il settimanale. Stando alle sue parole, l’unica alternativa era quella di licenziare la maggior parte dei dipendenti, ridurre il numero di pagine e lasciare che il settimanale assumesse una funzione meramente decorativa. Ma non voleva farlo.

“All’epoca di Milošević e negli anni successivi alla caduta del suo regime nutrivamo la speranza che la situazione dei media serbi potesse cambiare e migliorare. Tuttavia, con il passare del tempo è diventato evidente che abbiamo avuto torto. Questa mancanza di speranza che in un prossimo futuro possa avvenire un cambiamento sulla scena mediatica serba è uno principali motivi per cui ho deciso di chiudere Vranjske”, conclude Obradović.

L’operato poco trasparente dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate si è più volte dimostrata riluttante a rilasciare informazioni sui controlli effettuati nei confronti dei media. A un giornalista di Južne vesti è stato negato l’accesso alla documentazione relativa agli accertamenti a cui è stato sottoposto il portale, ed è riuscito ad accedervi solo dopo aver fatto ricorso all’Ufficio del Commissario per le informazioni di interesse pubblico. Anche i giornalisti di CINS hanno chiesto, appellandosi alla Legge sull’accesso alle informazioni di interesse pubblico, di poter prendere visione dei verbali di verifiche fiscali effettuate nei confronti dei principali media in Serbia, ma l’Agenzia delle Entrare ha respinto la richiesta. Il Commissario per le informazioni di interesse pubblico deve ancora esprimersi in merito al ricorso presentato da CINS contro la decisione dell’Agenzia delle Entrate.

A causa della riluttanza dell’Agenzia delle Entrate a consegnare i documenti richiesti e a rispondere alle domande dei giornalisti, risulta impossibile stabilire se la prassi ispettiva attuata nei confronti dei media indipendenti venga applicata anche ai media più influenti nel paese.

Sul finire del 2018 l’organizzazione Transparentnost Srbija ha pubblicato i risultati di una ricerca sulle verifiche ispettive nei confronti dei media. Come nel caso delle richieste avanzate dai giornalisti di CINS e Južne vesti, l’Agenzia delle Entrate ha negato all’organizzazione Transparentnost Srbija l’accesso ai documenti richiesti.


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