Franko Simatović e Jovica Stanišić presso il Tribunale dell'Aja (foto ICTY)

Franko Simatović e Jovica Stanišić presso il Tribunale dell'Aja (foto ICTY)

Gli ex funzionari dei servizi segreti della Serbia, Jovica Stanišić e Franko Simatović, sono stati condannati per aver partecipato ad un’impresa criminale congiunta, responsabile di pulizia etnica in Croazia e Bosnia Erzegovina. Quali i possibili effetti della sentenza?

05/06/2023 -  Dragan Maksimović

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle , 1 giugno 2023)

“Il collegio di primo grado aveva riconosciuto l’esistenza di un’impresa criminale congiunta volta a rimuovere forzatamente e permanentemente la maggior parte dei non serbi dalle vaste aree della Croazia e della Bosnia Erzegovina perpetrando omicidi, deportazioni e persecuzioni”, si legge nella sentenza emessa lo scorso 31 maggio dalla Corte d’appello del Meccanismo residuale per i tribunali penali internazionali (MICT) dell’Aja, che ha in parte modificato la sentenza di primo grado, aumentando la pena a carico di Stanišić e Simatović dai 12 ai 15 anni di reclusione.

In Bosnia Erzegovina la sentenza definitiva di condanna contro i due ex ufficiali dei servizi segreti serbi è stata accolta con commenti discordanti, fatto per nulla sorprendente considerando le reazioni alle precedenti sentenze emesse dal Tribunale dell’Aja. Per i rappresentanti delle associazioni bosgnacche delle vittime della guerra in BiH, la condanna definitiva di Stanišić e Simatović conferma in modo inequivocabile il coinvolgimento della Serbia nel conflitto in BiH.

“Loro due sono la conferma della partecipazione della Serbia all’aggressione alla Bosnia Erzegovina. Il Tribunale [dell’Aja] ha accertato tutti i crimini, stabilendo tra l’altro che quanto accadde a Srebrenica fu un genocidio. Spero che questa sentenza possa contribuire alla riconciliazione e al riconoscimento delle responsabilità per i crimini commessi”, ha dichiarato Kada Hotić dell’Associazione delle madri delle enclavi di Srebrenica e Žepa.

I leader politici di nazionalità serba sostengono invece che, sin dalla sua istituzione, il Tribunale dell’Aja abbia agito ai danni del popolo serbo e che la sentenza di condanna a carico di Stanišić e Simatović non favorisca la riconciliazione.

“Non vi è alcuna riconciliazione da queste parti, gli assassini dei serbi non sono mai stati condannati. Con questa sentenza con ogni probabilità si conclude la tendenza a portare all’Aja e condannare la leadership militare e politica dei serbi della Republika Srpska e della Serbia. Non hanno provato alcun fatto nel processo in questione, così come non lo hanno fatto nemmeno nei processi contro Vojislav Šešelj e Biljana Plavšić”, ha affermato il presidente della RS Milorad Dodik.

La natura del conflitto in BiH

La sentenza definitiva di condanna a carico degli ex vertici dei servizi segreti serbi ha riportato in auge la questione del carattere della guerra in Bosnia Erzegovina.

“Questa sentenza dimostra che quella combattuta in Bosnia Erzegovina non fu una guerra civile, bensì un conflitto internazionale a cui presero parte anche le leadership politiche dei paesi confinanti, nella fattispecie la leadership di Belgrado”, ha dichiarato Serge Brammertz, procuratore capo del MICT, dopo la lettura della sentenza a carico di Stanišić e Simatović. Brammertz ha poi precisato che il MICT, con una serie di sentenze, ha accertato le responsabilità individuali dei vertici militari e politici dei paesi ex jugoslavi, nel caso specifico dei funzionari dei servizi segreti serbi.

Anche Denis Bećirović, membro bosgnacco della Presidenza tripartita della BiH, ritiene che il MICT abbia confermato il vero carattere della guerra in BiH. “Diverse sentenze definitive, comprese quelle che hanno stabilito l’esistenza di un’impresa criminale congiunta, dimostrano che [quanto accaduto in BiH] fu un conflitto armato internazionale. I paesi confinanti fecero la guerra con l’intento di creare ‘la Grande Serbia’ e ‘la Grande Croazia’. Questa sentenza è importante perché sancisce una condanna definitiva dei due vertici dei servizi segreti della Serbia, confermando così che la BiH fu aggredita”, spiega Bećirović, precisando però che l’obiettivo del Tribunale dell’Aja non era di perseguire interi popoli, bensì accertare le responsabilità individuali.

Pur sottolineando che la sentenza a carico di Stanišić e Simatović è solo una delle sentenze con cui i rappresentanti dell’ex Federazione di Jugoslavia sono stati condannati per crimini di guerra, Dušan Janjić, direttore del Forum per le relazioni etniche di Belgrado, non crede che questo verdetto sia indicativo del carattere della guerra in BiH. “Capisco lo scopo delle affermazioni di Brammertz, ma tale discorso non aiuta nessuno. Se dovessimo ignorare la vera natura di quel conflitto, continueremmo a girare in tondo discutendo su chi deve pagare le riparazioni e di chi è la colpa maggiore”, afferma Janjić.

Il direttore del Forum per le relazioni etniche concorda sul fatto che le responsabilità degli ex vertici della Serbia siano state accertate in modo inequivocabile, sottolineando però che oggi gli incarichi svolti dai criminali condannati sono molto meno importanti dei loro nomi. “Nessuna sentenza potrà mai ribaltare le narrazioni esclusiviste di chi non vuole assumersi alcuna responsabilità e di chi invece vede la radice di tutti i problemi nell’intervento della Federazione di Jugoslavia in BiH e in Croazia”, sostiene Janjić, aggiungendo che bisogna lasciare alla storia e ai cittadini dei paesi ex jugoslavi il compito di costruire un’interpretazione condivisa del conflitto.

La prospettiva croata

In Croazia molti ritengono che il MICT, nella sentenza contro Stanišić e Simatović, oltre a citare diversi crimini di guerra accaduti sul territorio croato, avrebbe dovuto riconoscere i due ex ufficiali serbi responsabili anche dei crimini commessi a Vukovar e Škrabinja .

Commentando la sentenza definitiva a carico degli ex ufficiali serbi, Željko Komšić, membro croato della Presidenza tripartita della BiH, ha messo sullo stesso piano l’idea della Grande Serbia e quello che ha definito l’attuale progetto del “mondo serbo”.

“La minaccia maggiore per la pace [nei Balcani occidentali] arriva da quelli che parlano con insistenza della necessità di preservare la pace e dei propri presunti impegni in tale direzione. Ascoltando le affermazioni su questo argomento, si ha l’impressione che non ci siano pacifisti più grandi dei sostenitori del ‘mondo serbo’. La verità però è un’altra. Ne sono consapevoli anche alcuni rappresentanti della comunità internazionale che guardano con favore al progetto del ‘mondo serbo’ che altro non è che il proseguimento del progetto della Grande Serbia”, ha dichiarato Komšić.

Il presidente della Croazia Zoran Milanović ha invece sottolineato l’importanza delle sentenze di condanna per crimini di guerra, a prescindere dall’appartenenza nazionale dei condannati.

“[Stanišić e Simatović] furono coinvolti nella guerra in Croazia e in BiH. Simili azioni non sono di per sé un crimine di guerra nel senso classico del termine, possono però sfociare in crimini di guerra, e da quello che ho visto e che vedo, penso siano colpevoli, indipendentemente dal fatto che siano serbi e che fossero schierati con la parte serba”, ha dichiarato Milanović.

Combattere il negazionismo

Per Vesna Teršelič, direttrice di Documenta – Centro per il confronto con il passato, non vi è dubbio che la sentenza a carico di Stanišić e Simatović conferma il carattere della guerra in BiH. “Le guerre furono combattute tra gli stati e il fatto che si sia riusciti ad accertare il coinvolgimento dei funzionari dei servizi segreti serbi in un’impresa criminale congiunta riveste grande rilevanza, credo sia molto importante per i familiari dei sopravvissuti”, spiega Teršelič, aggiungendo che ora il peso dei casi non ancora processati grava sui tribunali locali ed è una sfida difficile da affrontare anche perché, purtroppo, ci sono sempre meno testimoni.

Teršelič poi sottolinea che la tendenza a negare i fatti provati davanti si tribunali è sempre più diffusa, ritenendo però che occorre incoraggiare i familiari delle vittime a continuare a lottare per la verità.

Una lotta che, stando alle parole di Munira Subašić, presidente dell’Associazione delle madri delle enclavi di Srebrenica e Žepa, potrebbe portare all’avvio di una nuova azione legale contro la Serbia, ma anche contro la Republika Srpska.

“Purtroppo, solo quanto accaduto a Srebrenica è stato definito genocidio, non anche i crimini commessi a Šamac, Doboj e Bijeljina. Ora abbiamo la conferma che in quei luoghi fu messa in atto un’impresa criminale congiunta con la partecipazione della Serbia. Le vittime non si fermano qui. I nostri avvocati sono riusciti a vincere una causa contro l’Olanda, ora chiederemo giustizia anche alla Serbia e alla Republika Srpska.

Il futuro è nelle mani dei cittadini

In un’intervista rilasciata alla Deutsche Welle nel 2016, dopo la sentenza di primo grado a carico di Radovan Karadžić, l’ex giudice e procuratore di Tuzla Vehid Šehić ha parlato anche delle possibili ripercussioni delle sentenze emesse dal Tribunale dell’Aja sull’ordinamento costituzionale della Bosnia Erzegovina.

“Le possibilità legali di smantellare la Bosnia Erzegovina così come la conosciamo oggi sono venute meno con la firma dell’Accordo di Dayton, trattandosi di un accordo internazionale. Dall’altra parte, davanti al Tribunale dell’Aja non poteva essere avviato alcun processo contro la Republika Srpska per il semplice fatto che la RS non è uno stato. Pertanto, l’ordinamento costituzionale e giuridico della Bosnia Erzegovina rimarrà invariato fino al raggiungimento di un eventuale accordo tra i popoli e i cittadini della BiH su una possibile struttura statale diversa”, ha spiegato Šehić.

Reagendo alla sentenza di condanna per Stanišić e Simatović, l’Alto rappresentante in BiH Christian Schmidt ha auspicato che il verdetto possa aiutare i sopravvissuti e i familiari delle vittime a ritrovare la pace e la serenità.

Constatando che il MICT ha adempiuto al compito di processare i più efferati crimini di guerra commessi in ex Jugoslavia, Schmidt ha sottolineato che la chiusura del MICT non significa che i criminali di guerra che ad oggi non sono ancora stati perseguiti penalmente rimarranno impuniti. “Dobbiamo garantire che i tribunali locali siano capaci di processare in modo efficace i restanti casi di crimini di guerra”, ha concluso Schmidt.

La sentenza

Guarda il video della lettura della sentenza a carico di Stanišić e Simatović, avvenuta il 31 maggio 2023


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