Sira Miori 2 luglio 2019
Una giovane Maja Skovran (a sinistra) durante una trasmissione televisiva

Il suo amore per la lingua e la cultura italiana, le sue qualità artistiche, unite alla creatività e alla professionalità dei suoi documentari e programmi televisivi, hanno fornito un valido contributo di conoscenza reciproca dell’espressione artistico-culturale serba e italiana, che sono state determinanti per l’attribuzione dell’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia”

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo quest'articolo originariamente pubblicato in lingua serba sul quotidiano Politika il 22 giugno 2019)

Sono ormai trascorsi tre anni dalla scomparsa di Maja Skovran. Il suo ricordo è per me inscindibile da quel pezzo di vita difficile e intensa che ho trascorso a Belgrado come direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura e coordinatrice degli istituti culturali italiani della regione geografica dei Balcani occidentali, danubiana e Albania. Ero stata mandata con il compito di iniziare, o ristabilire su basi rinnovate, i contatti formali e operativi con le istituzioni culturali e universitarie della Serbia e degli altri paesi della regione, nel momento cruciale e delicato dell’avvio del loro percorso verso l’Unione europea.

La cultura italiana e la valorizzazione della comune base culturale europea si erano rivelate un prezioso strumento di dialogo tra le varie espressioni linguistiche e culturali dei popoli della regione: un dialogo ricco e articolato, ancorato in primis alla base comune della civiltà romana e ai legami culturali, linguistici, giuridici, sociali, economici e commerciali, sedimentati da secoli di storia. Erano tutti elementi indispensabili, collocabili in un nuovo contesto di progettualità, di collaborazione e di scambio per un efficace avvio della strategia macroregionale adriatico-ionica e dei programmi Erasmus+, Europa creativa, Interreg, Horizon 2020, Capitale europea della Cultura (che ha portato alla recente attribuzione del titolo, per il 2021, alla città serba di Novi Sad e alla vicina città rumena di Timisoara), promossi e sostenuti dall’Unione europea, al fine di creare un legame solido tra i popoli, le istituzioni, i media e, soprattutto, con le giovani generazioni, nel rispetto del diritto alla diversità di lingua, di cultura, di pensiero e di religione di ogni popolo e di ciascun cittadino.

Fu l’allora indimenticabile e lungimirante direttore generale della Radio Televisione Serba/RTS Aleksandar Tijanić a presentarmi Maja Skovran, nel dicembre 2011, al mio arrivo a Belgrado, mettendo in risalto il suo amore per la cultura italiana, il suo “fluente uso della lingua di Dante” e il suo avvio alla regia con la frequenza di seminari formativi guidati da Michelangelo Antonioni e da Paolo e Vittorio Taviani. Ci siamo poi riviste all’Istituto Italiano di Cultura, in occasione di alcune manifestazioni culturali. Maja era sempre accompagnata da sua madre, la professoressa Anika Skovran, grande storica dell’arte, già allieva e poi collaboratrice di Cesare Brandi all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma.

In una successiva fredda domenica d’inverno, Maja mi portò a vedere una mostra collettiva di opere di artisti serbi, in cui erano esposti anche alcuni suoi quadri, ricchi di contrasti cromatici, ma anche paesaggi con sfondi tenui e calmi, ispirati alle marine dell’Adriatico che amava tanto. Per Maja, l’arte era soprattutto espressione di libertà, di superamento dei confini, di scoperta del valore della multiculturalità, convinta com’era che la conoscenza e la cultura possono aiutare a superare i pregiudizi, ad apprezzare la ricchezza della diversità, a creare dialogo e inclusione, a contrastare violenza, razzismo e conflitti. Alla sera mi invitò al Kolarac, per un concerto di musica contemporanea serba dedicato a suo padre, il compositore e direttore d’orchestra Dušan Skovran, con i giovani musicisti dell’orchestra che porta il suo nome, diretta dal M°Bojan Šugić.

Autrice e regista di documentari e di programmi televisivi

La conoscenza, al mio arrivo a Belgrado, di persone come Aleksandar Tijanić di RTS, di Anika e Maja Skovran, i loro consigli e la loro disponibilità e vicinanza, sono stati di grande aiuto per la promozione nell’intera regione dei Balcani occidentali e danubiana - grazie ai canali di RTS Digital e di Radio Belgrado di molti eventi culturali e linguistici realizzati dall’Istituto Italiano di Cultura con le istituzioni culturali serbe e della regione, ma anche per trasmettere da parte di RTS - con sottotitolatura in serbo a cura dell’Istituto Italiano di Cultura - i numerosi documentari artistici e storici, che avevo ottenuto da molte istituzioni culturali italiane. Come me, anche loro erano affascinati dall’allora nuova proposta di strategia macroregionale transfrontaliera, da poco formulata dall’Unione europea, che si proponeva di coinvolgere i decisori e le istituzioni dei paesi della regione geografica attorno ai mari Adriatico e Ionio, in progetti finalizzati allo sviluppo e alla stabilità del territorio, al fine garantire lavoro, infrastrutture, collaborazione, dialogo e pace.

Sono stati numerosi anche i documentari realizzati da Maja Skovran e le sue trasmissioni su RTS, miranti alla riscoperta dei legami artistici, storici e letterari, che, nel corso dei secoli, hanno avvicinato e unito la Serbia e l’Italia, seguendo molteplici percorsi: dalla Mesia Superiore (dai luoghi di Costantino il Grande e di Giustiniano, dalle vestigia romane di Nаissus, l’odierna Niš, e di Viminacium), all’Italia di Tergeste (l’odierna Trieste), di Aquileia, di Venezia, di Ravenna, fino a Roma; oppure percorrendo gli itinerari costieri orientali dell’Adriatico e dello Ionio sulle tracce delle testimonianze artistiche della Serenissima Repubblica di Venezia, ma anche rivisitando le pitture rinascimentali della Vojvodina e soprattutto gli splendidi affreschi medievali dei monasteri serbi.

Voglio in particolare ricordare Maja Skovran come autrice e regista di RTS/la Radio Televisione della Serbia, per il programma culturale Metropolis, dove il suo impegno educativo e formativo si sviluppava agilmente, grazie alla sua creatività e alle sue capacità organizzative. Ma anche Maja Skovran docente all’Accademia di Belle Arti, attiva sostenitrice dei giovani artisti del suo paese e di molte iniziative culturali, tra cui quella delle “notti bianche di Belgrado”.

Non posso dimenticare l’entusiasmo di Maja al ritorno dal IVConvegno internazionale organizzato a Pisa dall’Opera della Primaziale Pisana (16-18 ottobre 2014), dedicato al “patrimonio pittorico delle cattedrali europee”. L’intervento scientifico della prof. dr Anika Skovran – richiesto espressamente all’Istituto Italiano di Cultura dalla direzione scientifica del convegno - era rivolto alle tecniche di restauro, tutela e conservazione degli affreschi medievali e delle pitture murali rinascimentali dei monasteri serbi, nati dall’incontro e dalla reciproca influenza fra la cultura europea occidentale latina e quella orientale della Scuola Bizantina. E Maja, con una serie molto apprezzata di documentari prodotti dalla RTS/Radio Televisione della Serbia, di cui lei stessa era autrice e regista, ne aveva illustrato le pitture murali del più fecondo periodo artistico creativo, tra i secoli XII e XV, quelle dei monasteri di Dečani, Studenica, Mileševa, Morača, Sopoćani, Gračanica, Ravanica e Kalenić.

La casa comune europea

Maja Skovran era la regista, l’autrice, la giornalista, la docente, l’artista. Era la donna colta, desiderosa di conoscere e di scoprire, che seguiva con attenzione critica e appassionata la vita del suo paese, spaziando attraverso l’Europa e il mondo intero. Era diventata anche l’amica, la preziosa vicina di casa che, assieme alla mamma Anika, era sempre disponibile a incoraggiarmi, nei momenti più difficili e bui della mia missione nei Balcani.

L’obiettivo della nostra ricerca era quello di trovare e valorizzare ciò che univa la Serbia all’Italia e alla “casa comune europea”, gettando ponti e tessendo relazioni, sulla scia dell’insegnamento di Ivo Andrić e di Miloš Crnjanski, per un futuro di pace, di dialogo e di collaborazione educativa e culturale, in un contesto di libera espressione dei cittadini e degli organi di informazione.

Il suo amore per la lingua e la cultura italiana, nei suoi molteplici aspetti – dall’arte, al cinema, alla musica, alla letteratura, al paesaggio, alla cucina... – le sue qualità artistiche, unite alla creatività e alla professionalità dei suoi documentari e programmi televisivi, hanno fornito un valido contributo di conoscenza reciproca dell’espressione artistico-culturale serba e italiana, che sono state determinanti per l’attribuzione dell’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia”, concessa il 22 aprile 2008 dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, per “particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra l’Italia e la Serbia”.

Ciao, Maja!

Nel 140esimo anniversario dalla formalizzazione delle relazioni diplomatiche e culturali tra l’Italia e la Serbia, il ricordo del tuo impegno, della tua cultura, della tua professionalità, della tua tenacia, della tua gioia di vivere, resteranno sempre nella mente e nel cuore delle molte persone che ti hanno conosciuta, apprezzata e che ti hanno voluto bene.

 

* già direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura in Belgrado, Coordinatrice d’area geografica, Consigliere per gli Affari culturali dell’Ambasciata d’Italia