A serbian film

E' molto più di un horror, il regista Srđan Spasojević lo presenta come una metafora della società serba attuale. Difficile riuscire a sposare il suo punto di vista. Sempre si riesca ad arrivare fino alla fine del film. In alcune (poche) sale europee il film più censurato degli ultimi 16 anni

23/12/2010 -  Sanja Lučić

Srpski film (A Serbian Film) non è un film da vedere a Natale. E’ difficile da digerire, crudele, esplicito e duro. Definito un porno horror, ricorda gli snuff movies (film amatoriali in cui vengono mostrate torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del film culminanti con la morte della vittima), inquietante, con violenza estrema, stupri, necrofilia e mutilazioni che portano più volte alla morte. E’ un film che disturba. Non possiamo definirlo diversamente, perché è proprio così. Ti arriva come un pugno nello stomaco, non ti lascia indifferente e non è uno di quei film che non vedi l’ora di rivedere. O almeno per la maggior parte delle persone è così. Basti cercare tra i vari forum cinematografici online, tra le reazioni del pubblico che ha avuto l’occasione di vederlo, per capire che scatena opinioni differenti ma rimane sempre quello che è: un film che è fatto apposta per farci male. E ci riesce.

Il più censurato in Europa degli ultimi 16 anni

E’ un film che lascia dietro a sé, ovunque sia passato, forti reazioni, dallo shock ai vari malori che hanno colto il pubblico durante i festival in cui è stato proiettato e che fatica proprio per questo, a trovare dei distributori internazionali. Basti pensare che sono stati tagliati quattro minuti ed undici secondi di pellicola per le scene durissime. A Serbian Movie è diventato così il film più censurato negli ultimi sedici anni. La versione modificata del film ha riportato addirittura 49 cambiamenti rispetto alla versione originale. British Board of Film Classification ha spiegato che questi tagli sono stati necessari soprattutto al fine di rimuovere quelle scene che mostravano una tendenza ad erotizzare ed approvare la violenza sessuale.

La trama

Il film ha come protagonista Miloš (l’attore Srđan Todorović, famosissimo in Serbia), un ex pornostar felicemente sposato con un figlio, che si trova in gravi difficoltà economiche e mosso proprio dall’amore verso la famiglia, accetta la proposta della sua ex fidanzata e amica, di tornare ad essere protagonista di un porno, “una roba grossa”, per l’ultima volta. Così viene presentato a Vukmir, un potente produttore cinematografico, che si considera un artista del porno e con forti legami nel mondo della politica, che gli offre un lauto compenso per un suo film ma senza informarlo per nulla della trama. Così Miloš viene trascinato in un turbine di perversione, oscenità e violenza pura che culmina in una serie di delitti preceduti da forme estreme di sadismo. Il film si gira in un vecchio orfanotrofio e quando Milos è costretto a fare sesso violento di fronte ad una ragazzina di circa dodici anni decide di tirarsi indietro. Ma ormai è troppo tardi perché è drogato, incapace di comprendere e decidere da solo e poi c’è in gioco la vita della sua famiglia che comunque viene coinvolta nella scena clou del film nel modo peggiore immaginabile. 

Per il regista il film è una metafora

Il regista e co-sceneggiatore Srđan Spasojević ha cercato di spiegare così il film: “E’ un diario delle molestie che riceviamo dal governo serbo. Negli ultimi 10-15 anni gli unici film prodotti in Serbia non hanno alcun legame con la realtà serba”. Il binomio stupro-assassinio avrebbe quindi secondo il regista una finalità precisa: “Parla della potenza monolitica dei leader, che ti ipnotizzano forzandoti a fare cose che non vorresti. Devi ‘sentire’ la violenza per capire di cosa si tratta”. Una metafora hardcore quindi, della questione serba.

Divieti e distribuzione

Il film, che ha ricevuto finanziamenti statali perché sarebbe chiarificatore della precarietà sociale della Serbia, è stato presentato al Terror Film Week a San Sebastian dove poi è stata in seguito proibita la proiezione com’era stato chiesto dalla Fondazione cattolica dei genitori. Ad agosto il Westminster Council ha rifiutato la proiezione del film durante il Frightfest film festival in Inghilterra e non si è potuto vedere neanche al Malaga film festival. In Gran Bretagna, nonostante le polemiche, è proiettao a partire dal 10 dicembre e una delle case di distribuzione del paese, “Revolver Entertainment” ha dichiarato che avrebbe cercato di far vedere la versione del film che più si avvicina all’originale. “La nostra azienda lo interpreta come un film senza compromessi, artistico, che metaforicamente ci fa vedere la situazione politica in Serbia e quindi pensiamo che meriti di arrivare sia sul grande sia sul piccolo schermo”, hanno sottolineato.

Reazioni in patria

Srpski film, che è una produzione indipendente della compagnia “Kontrafilm”, fondata da Srđan Spasojević e Nikola Pantelić, ha suscitato polemiche anche in patria. Alla prima del film il padre del protagonista, Bora Todorović che è uno degli attori più conosciuti dell'ex Jugoslavia, ha lasciato la sala indignato senza vedere il film fino alla fine. Nonostante fosse girato in un paese di transizione dove oggi sopravvivere e rimanere normali è diventata una specie d’arte, la pubblica opinione definisce il film come il più malato che si è mai visto, peggio di Saw e Hostel. E sono contrari anche al nome del film che secondo molti offende la Serbia e l’intero popolo serbo. Su Facebook vi sono diversi gruppi che si scatenano contro questo film, invitando al boicottaggio, sottolineando che è una vergogna per il paese e che questo tipo di film così deviante dovrebbe essere girato nei paesi occidentali dai quali provengono comunque “tutti i mali”.

E’ un film, se riuscirete a reggerlo fino alla fine - e vedendolo con l’ottica di una denuncia sociale - coraggioso. E’ intenso dall’inizio, accellera in modo costante e progressivo e vi lascia distrutti alla fine. Durante la visione vi saranno vari momenti in cui penserete di non farcela ma poi sarete quasi morbosamente incuriositi ed intrigati e rimarrete sino alla fine. Ci porta a interogarci su quanto è forte il male quando riesce a superare i valori, la legge, l’etica, l’amore. Tutto quello che ci tiene insieme per non farci andare a pezzi.

Il critico cinematografico Scott Weinberg ha detto: ”Questo film è tragico, nauseante, assurdo, bizzarro, inquietante ma in realtà molto intelligente. L’ho ammirato e detestato nello stesso tempo. E non lo guarderò mai più. Mai.” Il quotidiano The Sun l’ha definito: "Malato". In Italia A Serbian Film è stato presentato in chiusura del Ravenna Nightmare Film Festival, definito come “allucinante rappresentazione dell’ultraviolenza e del male assoluto in una Serbia ancora vittima della guerra.” Ma non si sa se mai raggiungerà le sale cinematografiche italiane.


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