Il 25mo summit NATO svoltosi a Chicago il 20-21 maggio ha mostrato un'Alleanza impegnata sempre di più in progetti di cosiddetta “smart defense”. Annunciato il completamento della prima fase dello scudo antimissile che coinvolge Turchia, Bulgaria e Romania. Ampio risalto sulla stampa romena

23/05/2012 -  Mihaela Iordache Chicago

Il 25mo summit NATO svoltosi a Chicago il 20-21 maggio ha mostrato un'Alleanza impegnata sempre di più in progetti di cosiddetta “smart defense”: in un contesto di serie difficoltà economiche, nonché di riduzione delle spese per la difesa, significa puntare sempre di più su progetti intelligenti e soprattutto a costi ridotti.

Nonostante la Russia si dichiari sempre più preoccupata, la NATO ha appena annunciato di aver completato la prima fase dello scudo antimissile dispiegato nell’Europa dell’Est. E' stata infatti dichiarata la “capacità intermedia” del programma che diventerà operativo tra il 2015 e il 2018.

Alle preoccupazioni di Mosca, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, ha sempre tenuto a precisare che lo scudo non è posizionato contro la Federazione ma è destinato a proteggere gli stati membri da eventuali attacchi missilistici che potrebbero arrivare da parte di Paesi come l’Iran o la Corea del Nord.

Lo scudo

Lanciato nel 2010, il progetto antimissile si basa su tecnologia americana e mira ad istallare progressivamente intercettori antimissile e potenti radar nell’Est Europa e in Turchia. Nel progetto dello scudo antimissile, considerato a pieno titolo una “smart defence”, oltre agli Stati Uniti, vi sono anche stati europei che mettono a disposizione intercettori o radar. La Germania offrirà sistemi Patriot, l’Olanda istallerà radar su quattro navi, Turchia, Spagna, Romania e Polonia ospiteranno sul proprio territorio elementi del sistema americano di difesa antimissile. La NATO controllerà e gestirà il sistema tramite il centro di commando dalla base di Ramstein in Germania.

”Insieme gli elementi del sistema possono fare di più che individualmente. Questo è il nocciolo della difesa intelligente”, spiegava prima dell’inizio del vertice di Chicago, Oana Lungescu, portavoce della NATO.

L’annuncio partito dal summit di Chicago, circa l'operatività della prima fase dello scudo, rappresenta anche un forte segnale politico rispetto sia ai potenziali pericoli che possono arrivare da oltre 30 stati del mondo che stanno sviluppando programmi di sviluppo missilistico-balistici ma anche per i membri NATO che hanno guardato in passato con scetticismo e anche ostilità al progetto targato USA che ha invece subito trovato appoggio nell'est Europa, in Paesi come Romania e Polonia.

Romania e Bulgaria

Quindi non stupisce che il Presidente romeno Băsescu a Chicago si sia quasi “autocongratulato” per la capacità dimostrata dal proprio Paese nell'instaurare un partenariato strategico con gli USA. “Il nostro Paese ha adottato una visione corretta già anni fa ed ha saputo accogliere il progetto americano antimissile anche quando molti europei si mostravano dubbiosi in merito”, ha affermato Băsescu.

Anche la stampa romena, tra cui ad esempio il quotidiano Romania Libera, ha dato ampio spazio all'annuncio circa la prima operatività del sistema antimissile. Specificando che quest'ultima consiste nel fatto che il radar installato in Turchia è funzionante, è in grado di individuare eventuali missili nemici e di trasmettere in sicurezza le informazioni al centro di commando di Ramstein in Germania. Da lì possono essere poi emessi ordini di intercettazione da parte delle due navi di tipo AEGIS che si trovano nell'est del Mediterraneo.

Il sistema antimissile in Romania sarà operativo invece nel 2015 e avrà missili intercettori SM IB 3 Block che verranno dispiegati nella base di Deveslu, nel sud del Paese.

Anche il presidente bulgaro Rosen Plevneliev ha mostrato la sua approvazione per il nuovo sistema di difesa, dichiarando alla viglia del vertice NATO di Chicago che “la Bulgaria sarà uno dei primi cinque Paesi d’Europa che saranno coperti dallo scudo antimissile”. “Dobbiamo esserne molto riconoscenti”, ha concluso.

I droni a Sigonella

Al centro congressi McCormick Place dove si sono riuniti migliaia di delegati da oltre 50 Paesi di tutto il mondo, la NATO ha firmato inoltre primi contratti per il sistema Ags (Alliance Ground Surveillance ). Un progetto naturalmente sempre di “smart defense” che vede coinvolti direttamente 13 Paesi: Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti che acquisiranno cinque droni (UAV RQ-4B Global Hawk), aerei senza pilota in grado di raccogliere informazioni anche in condizioni estreme. Il centro operativo del nuovo sistema, che sarà pronto tra il 2015 e il 2017, sarà la base militare di Sigonella, in Sicilia.

Inoltre dal vertice di Chicago è arrivato anche l’accordo (ad eccezione della Francia di Hollande che anticiperà il rientro alla fine di quest’anno) per il ritiro della NATO dall’Afghanistan entro il 2014 e per il successivo stanziamento di 4,1 miliardi di dollari di aiuti. Costo minore rispetto alle spese annue di mantenimento dei soldati dell’Alleanza in Afghanistan. Gli Stati Uniti, che contribuiscono con oltre 77% al budget dell’Alleanza Nord Atlantica, pagheranno anche metà degli aiuti per l’Afghanistan. Ma il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ha esitato a chiedere agli alleati di aumentare i loro contributi al budget della NATO.

In attesa di entrare nel club

Dal canto suo il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha dichiarato di augurarsi che il summit di Chicago sia l’ultimo dove non sono stati accettati nuovi membri nella NATO. I Paesi aspiranti con statuto di candidato sono attualmente la Bosnia Erzegovina, la Georgia, la Macedonia e il Montenegro.

Nella città del presidente Obama il vertice NATO ha infine trattato anche aspetti legati alla cybersicurezza e ai partenariati strategici. La NATO punta sul rafforzamento della rete di partner al di fuori della sua sfera tradizionale - Europa e Nord America – e a Chicago hanno preso parte ai lavori anche rappresentanti di Australia, Corea del Sud e Giappone.


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