Una fregata della flotta navale rumena (Wikipedia)

La Romania propone una flotta militare nel Mar Nero tra Romania, Ucraina e Turchia in chiave anti-russa. La questione verrà discussa l'8 luglio al prossimo summit Nato

04/07/2016 -  Matteo Zola

“Non ho bisogno di una guerra”, con queste parole il primo ministro bulgaro, Boyko Borisov, rispedisce al mittente la richiesta di partecipare a una forza di difesa marittima nel Mar Nero promossa dalla Romania e che vede coinvolte anche Ucraina e Turchia. L’iniziativa romena, che verrà discussa il prossimo 8 luglio al summit Nato di Varsavia, muove dalla situazione di tensione e instabilità crescente nella regione: l’annessione russa della Crimea è stata percepita come una minaccia alla propria integrità territoriale da parte di molti stati dell’Europa centro-orientale e Bucarest, con la sua proposta, esprime un malessere condiviso.

Un malessere che, nell’area baltica, si traduce nella richiesta di una maggiore presenza militare della Nato e che, sulle rive del mar Nero, assume il volto di una cooperazione militare che vedrebbe protagonisti, più che l’Alleanza Atlantica, i paesi della regione. Il presidente romeno, Klaus Iohannis, in visita a Sofia lo scorso 15 giugno, ha provato a convincere l’omologo bulgaro sottolineando come “non si tratta di una flotta della Nato” ma di una “forza congiunta” messa in campo da paesi con identici obiettivi geopolitici. “La Nato – ha affermato Iohannis – non ha né le risorse né la volontà di creare una flotta nel Mar Nero”, motivo per cui starebbe ai paesi litoranei crearne una a proprio vantaggio.

Argomenti che non hanno convinto la Bulgaria, tradizionale alleato russo, che vede in Mosca un partner strategico soprattutto dal punto di vista energetico. Certo convincere Ankara, ai ferri corti con Mosca dopo l’intervento russo nel conflitto siriano, e Kiev, che con la Russia ha un conflitto aperto, benché congelato, è stato assai più semplice. E certo la Nato si gioverebbe del successo di tale iniziativa, lasciando ai suoi membri l’onere economico della difesa. Per queste ragioni il Cremlino non crede affatto si tratti di una proposta spontanea e vede la longa manus di Washington nella faccenda. La dimostrazione che non si tratti di una iniziativa promossa dalla Nato potrebbe risiedere nel fatto che l’Ucraina non è membro dell’alleanza atlantica. Tuttavia la cooperazione tra Kiev e l’Alleanza dura da più di vent’anni, da quando nel 1994 venne firmata la Partnership for Peace, seguita dal Memorandum of Understanding del 2000 che regola la presenza di truppe Nato nel paese (SOFA): una sorta di anticamera all’adesione che, dopo la pausa rappresentata dall’ultimo governo Yanukovich, registra un ulteriore passo avanti con l’abbandono da parte di Kiev dello status di paese non allineato.

Il Cremlino, sulla scorta dello storico complesso di accerchiamento e preoccupato per la crescente presenza militare occidentale ai suoi confini, ha già promesso “adeguate contromisure”. A dirla tutta una flotta della Nato nel Mar Nero c’è già, e si compone di mezzi navali provenienti dai diversi partner dell’alleanza, tra cui Germania, Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Romania e Turchia. La convenzione di Montreux limita a ventuno giorni la presenza di navigli di paesi che non affacciano sul Mar Nero, costringendo così la Nato a una costante e costosa turnazione. La proposta romena giunge dunque provvidenziale, con il vantaggio ulteriore che renderebbe permanente la flotta, proprio perché composta da paesi litoranei.

Mosca, che vede la propria flotta da guerra attraccata al porto di Sebastopoli, ha già dovuto accettare, obtorto collo, la presenza in Romania del sistema di difesa americano Aegis Ashore, finalizzato a intercettare missili balistici a corto e medio raggio. Washington ha avuto buon gioco nell’accogliere il cri de douleur di Bucarest che da tempo invocava uno “scudo” contro possibili attacchi. Da parte di chi? Malgrado le autorità americane abbiano detto che il sistema è rivolto a prevenire minacce provenienti dal Medio Oriente – ma con l’Iran non si era avviata la distensione? – persiste fortemente il dubbio che l’Aegis Ashore sia un deterrente nei confronti della Russia. D’altronde non sembra verosimile pensare alla Romania come obiettivo del terrorismo internazionale. Senza infingimenti, il premier romeno Iohannis ha apertamente detto che la sua iniziativa volta a creare una flotta del Mar Nero è finalizzata a contenere la minaccia russa. Il prossimo 8 luglio sapremo se la sua proposta sarà condivisa dagli alleati Nato.


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