Bandiera dell'Ossezia del sud

Bandiera dell'Ossezia del sud

Mentre la guerra continua a devastare l'Ucraina, l'onda lunga dell'invasione russa provoca scossoni anche nel Caucaso: l'Ossezia del sud, regione separatista della Georgia, ha annunciato l'intenzione di tenere un referendum per unirsi alla Federazione russa. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 aprile 2022]

“Sono convinto che l'unione con la Russia sia il nostro obiettivo strategico, la nostra strada, l'aspirazione del nostro popolo”. Con queste parole Anatoly Bibilov, presidente dell'Ossezia del sud, regione separatista della Georgia, ha messo sul tavolo la possibilità di tenere presto un referendum per sancire l'annessione di fatto alla Federazione russa.

Pur senza date o una road-map precisa, il governo sud-ossetino preme però sull'acceleratore, nel tentativo di sfruttare quella che definisce “la finestra di opportunità” aperta dall'invasione armata della Russia ai danni dell'Ucraina.

L'Ossezia del sud, insieme all'Abkhazia, si è staccata dalla Georgia all'inizio degli anni '90, in contemporanea alla dissoluzione dell'Unione sovietica, ma la sua dichiarazione di indipendenza non è mai stata riconosciuta dal governo georgiano.

Il conflitto tra le parti, mai sopito, è nuovamente esploso nel 2008, quando dopo rinnovati scontri l'esercito russo è penetrato in Georgia sconfiggendo rapidamente le forze di Tblisi, mentre il Cremlino si affrettava a riconoscere Ossezia del sud e Abkhazia come stati indipendenti e a stazionare ingenti truppe nell'area.

All'annuncio di un possibile referendum le autorità georgiane hanno reagito con durezza, negando ogni possibile valore legale ad una consultazione tenuta “in un territorio occupato con la forza” dalla Russia. Da Mosca hanno replicato di non aver preso alcuna iniziativa a riguardo, ma di guardare con “rispetto” alla volontà politica degli ossetini.

Nel frattempo, centinaia di militari dall'Ossezia del sud hanno raggiunto l'Ucraina, per supportare le forze russe in quella che il Cremlino si ostina a chiamare un' “operazione militare speciale”.

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