La tensione politica in Montenegro sembra sempre più alta. La scorsa settimana la delegazione montenegrina non si è presentata al cospetto di Kostunica, facendo così saltare l'incontro previsto e organizzato dallo stesso presidente federale, con l'intento di definire i rapporti tra la Serbia e il Montenegro. Kostunica indispettito ha inviato ieri una lettera a Djukanovic, Vujanovic, Djindjic e Pesic nella quale rivolgendosi ai funzionari montenegrini scrive: "sembra che abbiano deciso di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e di prendere una strada più tortuosa, difficile e incomparabilmente più costosa, ovvero la via del referendum" (Vijesti 25-9). Kostunica si riferisce in particolare alla seduta tenutasi ieri al Parlamento montenegrino, durante la quale è stata presa la decisione di formare una commissione per la creazione di una nuova legge sul referendum.
La commissione è stata proposta ed accettata dai partiti che compongono il governo di minoranza: DPS, SDP e LSCG, ossia il partito del presidente Djukanovic, i Socialdemocratici e il Partito Liberale. Insieme a questi si è trovato anche Ferhat Dinosa della DUA (Unione Democratica Albanese), mentre i membri della coalizione "Zajedno za Jugoslaviju" (Insieme per la Jugoslavia), ovvero l'SNP di Predrag Bulatovic, l'NS di Dragan Soc e il Partito Popolare Serbo (SNS), hanno abbandonato la seduta (la coalizione pro-Jugoslavia ritiene infatti primaria la definizione dei rapporti tra le due repubbliche che compongono la Federazione, e crede che solo in un secondo tempo si possa preparare la legge sul referendum e il referendum stesso).
La commissione composta da due rappresentati di tutti i partiti parlamentari avrà il compito, nell'arco di 15 giorni, di preparare e di consegnare al Parlamento la proposta della nuova legge sul referendum. Secondo il portavoce del DPS, Igor Luksic, "più volte gli appartenenti alla coalizione pro-Jugoslavia sono stati invitati alla formazione di tale commissione, purtroppo però i posti loro riservati ieri al parlamento sono rimasti perlopiù vuoti" (Vijesti 25-9).
Invece secondo il vicepresidente del SNP, Zoran Zizic, la decisione di dare il via alla commissione per il referendum, conferma la prova che il DPS non ha intenzione di procedere con il dialogo. Zizic in sintonia con la coalizione "Insieme per la Jugoslavia" ha insistito sulla formazione di un governo di concentrazione, accordo che era stato in parte formulato durante l'incontro tra Bulatovic e Djukanovic a Podgorica nel mese di agosto. La reazione di Zizic è racchiusa in queste parole "formate voi la commissione senza l'opposizione e vedrete cosa vi diranno gli ambasciatori degli Stati Uniti e della Gran Bretagna che arrivano domani a Podgorica" (Vijesti 25-9).
È risaputo infatti che le diplomazie occidentali non hanno mai visto di buon occhio la secessione del Montenegro. Infatti alcune speculazioni riguardanti la visita dell'ambasciatore inglese, Charles Croford, e di quello statunitense William Montgomery, a Podgorica vertono proprio sulla pressione che i due eserciterebbero sul Montenegro al fine di condurlo ad un dialogo con Belgrado.
Croford che si è incontrato ieri con i rappresentati del Partito Liberale e con il presidente del NS, Dragan Soc, mentre l'incontro con il presidente del SNP ha preceduto di poco la seduta parlamentare, ha dichiarato che l'Occidente non ha nulla contro il referendum per l'indipendenza del Montenegro, ma ha sottolineato che la maggioranza a questo referendum deve essere significativa. Secondo le parole dell'ambasciatore inglese: "il mondo non ha creato problemi durante la creazione della Slovenia indipendente perché la maggior parte della popolazione ha voluto l'indipendenza" (B92, 25-9), mentre dopo le ultime elezioni in Montenegro di certo non si può dire la stessa cosa. Infatti le scorse elezioni montenegrine, che in parte hanno funto da banco di prova per determinare il desiderio popolare di indipendenza, hanno dimostrato che gli indipendentisti arrivano a mala pena al 50% dei votanti.
In un'intervista per il quotidiano montenegrino "Dan", Croford ha ripetuto che l'Occidente vede la soluzione degli attuali problemi nella regione in uno stato unitario e ha valutato che è possibile creare un accordo strategico tra il Montenegro e la Serbia. Secondo Croford per la Federazione di Jugoslavia è molto importante che si risolva soprattutto il problema dei debiti esteri, affermando che la lentezza delle riforme crea una certa insicurezza e instabilità politica.

25/09/2001 -  Luka Zanoni

La tensione politica in Montenegro sembra sempre più alta. La scorsa settimana la delegazione montenegrina non si è presentata al cospetto di Kostunica, facendo così saltare l'incontro previsto e organizzato dallo stesso presidente federale, con l'intento di definire i rapporti tra la Serbia e il Montenegro. Kostunica indispettito ha inviato ieri una lettera a Djukanovic, Vujanovic, Djindjic e Pesic nella quale rivolgendosi ai funzionari montenegrini scrive: "sembra che abbiano deciso di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e di prendere una strada più tortuosa, difficile e incomparabilmente più costosa, ovvero la via del referendum" (Vijesti 25-9). Kostunica si riferisce in particolare alla seduta tenutasi ieri al Parlamento montenegrino, durante la quale è stata presa la decisione di formare una commissione per la creazione di una nuova legge sul referendum.
La commissione è stata proposta ed accettata dai partiti che compongono il governo di minoranza: DPS, SDP e LSCG, ossia il partito del presidente Djukanovic, i Socialdemocratici e il Partito Liberale. Insieme a questi si è trovato anche Ferhat Dinosa della DUA (Unione Democratica Albanese), mentre i membri della coalizione "Zajedno za Jugoslaviju" (Insieme per la Jugoslavia), ovvero l'SNP di Predrag Bulatovic, l'NS di Dragan Soc e il Partito Popolare Serbo (SNS), hanno abbandonato la seduta (la coalizione pro-Jugoslavia ritiene infatti primaria la definizione dei rapporti tra le due repubbliche che compongono la Federazione, e crede che solo in un secondo tempo si possa preparare la legge sul referendum e il referendum stesso).
La commissione composta da due rappresentati di tutti i partiti parlamentari avrà il compito, nell'arco di 15 giorni, di preparare e di consegnare al Parlamento la proposta della nuova legge sul referendum. Secondo il portavoce del DPS, Igor Luksic, "più volte gli appartenenti alla coalizione pro-Jugoslavia sono stati invitati alla formazione di tale commissione, purtroppo però i posti loro riservati ieri al parlamento sono rimasti perlopiù vuoti" (Vijesti 25-9).
Invece secondo il vicepresidente del SNP, Zoran Zizic, la decisione di dare il via alla commissione per il referendum, conferma la prova che il DPS non ha intenzione di procedere con il dialogo. Zizic in sintonia con la coalizione "Insieme per la Jugoslavia" ha insistito sulla formazione di un governo di concentrazione, accordo che era stato in parte formulato durante l'incontro tra Bulatovic e Djukanovic a Podgorica nel mese di agosto. La reazione di Zizic è racchiusa in queste parole "formate voi la commissione senza l'opposizione e vedrete cosa vi diranno gli ambasciatori degli Stati Uniti e della Gran Bretagna che arrivano domani a Podgorica" (Vijesti 25-9).
È risaputo infatti che le diplomazie occidentali non hanno mai visto di buon occhio la secessione del Montenegro. Infatti alcune speculazioni riguardanti la visita dell'ambasciatore inglese, Charles Croford, e di quello statunitense William Montgomery, a Podgorica vertono proprio sulla pressione che i due eserciterebbero sul Montenegro al fine di condurlo ad un dialogo con Belgrado.
Croford che si è incontrato ieri con i rappresentati del Partito Liberale e con il presidente del NS, Dragan Soc, mentre l'incontro con il presidente del SNP ha preceduto di poco la seduta parlamentare, ha dichiarato che l'Occidente non ha nulla contro il referendum per l'indipendenza del Montenegro, ma ha sottolineato che la maggioranza a questo referendum deve essere significativa. Secondo le parole dell'ambasciatore inglese: "il mondo non ha creato problemi durante la creazione della Slovenia indipendente perché la maggior parte della popolazione ha voluto l'indipendenza" (B92, 25-9), mentre dopo le ultime elezioni in Montenegro di certo non si può dire la stessa cosa. Infatti le scorse elezioni montenegrine, che in parte hanno funto da banco di prova per determinare il desiderio popolare di indipendenza, hanno dimostrato che gli indipendentisti arrivano a mala pena al 50% dei votanti.
In un'intervista per il quotidiano montenegrino "Dan", Croford ha ripetuto che l'Occidente vede la soluzione degli attuali problemi nella regione in uno stato unitario e ha valutato che è possibile creare un accordo strategico tra il Montenegro e la Serbia. Secondo Croford per la Federazione di Jugoslavia è molto importante che si risolva soprattutto il problema dei debiti esteri, affermando che la lentezza delle riforme crea una certa insicurezza e instabilità politica.


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