L'arcivescovo Metodije - Foto Eparhija.me

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Nelle ultime settimane, sulla scia delle affermazioni di alcuni dignitari della Chiesa ortodossa serba, la memoria della Seconda guerra mondiale è tornata al centro del dibattito pubblico in Montenegro, riaccendendo polemiche e divisioni interne

16/06/2025 -  Vukašin Obradović Podgorica

A dare il via alle polemiche è stato il metropolita del Montenegro e del litorale Joanikije. All’inizio di maggio, celebrando una liturgia nella nuova chiesa della Trasfigurazione di Gesù a Lijevče Polje, nel villaggio di Razboj vicino a Srbac, in Republika Srpska, Joanikije ha definito il voivoda cetnico Pavle Đurišić “un grande eroe invincibile”.

Chi era Pavle Đurišić?

Nel suo libro “Pavle Đurišić”, lo storico Radoje Pajović afferma che “inizialmente Đurišić aveva fatto di tutto pur di nascondere la sua collaborazione con le forze occupanti, temendo che la popolazione potesse ribellarsi e opporsi alla sua lotta contro il Movimento popolare di liberazione (NOP). Tuttavia, dopo essere riuscito a ottenere armi, cibo e una ricompensa in denaro dagli occupanti, rafforzando la sua organizzazione e respingendo i partigiani, Đurišić non ha più potuto nascondere questa collaborazione. A quel punto però non gliene importava nulla, perché era riuscito a raggiungere il suo obiettivo e a soddisfare le aspettative non solo di Draža Mihailović, ma anche dell’occupante italiano”.

Đurišić, grazie soprattutto alle forze di occupazione italiane, aveva creato un esercito di quindicimila combattenti e per tutta la durata della guerra aveva combattuto ferocemente, e spesso con successo, contro i partigiani e i comunisti. Le formazioni guidate da Đurišić hanno commesso diversi crimini anche contro la popolazione musulmana.

Nel suo libro, Pajović cita l’ordine di Đurišić di “giustiziare sommariamente ogni comunista-partigiano intercettato o catturato durante i combattimenti”. Nel gennaio del 1942, le brigate di Đurišić avevano attaccato e distrutto trentatré villaggi musulmani nell’area di Bijelo Polje, in Montenegro, uccidendo circa quattrocento uomini armati e un migliaio di civili, tra cui donne e bambini.

Ignorando questi fatti storici, il metropolita Joanikije ha approfittato della recente cerimonia liturgica per ribadire la posizione della Chiesa ortodossa serba (SPC) sulla Seconda guerra mondiale, spingendosi fino a citare il famigerato voivoda cetnico.

Il discorso di Joanikije ha scatenato una valanga di reazioni. Quasi tutti sono concordi nell’interpretare le parole del metropolita come l’ennesimo tentativo della SPC di “imporre la propria posizione ideologica ricorrendo ad un revisionismo storico negativo e seminando inquietudine tra i cittadini”, come si legge in un comunicato diffuso dal Centro per la transizione democratica (CDT).

Proprio quando gli animi hanno cominciato a calmarsi, l’arcivescovo e metropolita di Budimlja e Nikšić Metodije ha ripreso il discorso di Joanikije, riaccendendo la polemica.

Lo scorso 7 giugno, dopo aver celebrato una liturgia nel monastero di Podmalinsko, vicino a Šavnik, Metodije ha dichiarato che “dalla fine della Seconda guerra mondiale domina una coalizione titoista-ustascia, che sta perpetrando un genocidio contro il popolo serbo”.

L’arcivescovo ha definito Dragoljub Mihailović e Pavle Đurišić come “i primi guerriglieri ad essersi opposti ai fascisti in Europa”, aggiungendo che col tempo la verità sui due leader del movimento cetnico è stata “soppiantata da menzogne”.

Al termine della liturgia, Metodije ha recitato una preghiera in onore dei membri della prima e della seconda brigata cetnica del Durmitor e delle “vittime della persecuzione comunista”, citando in particolare Draža Mihailović e altri membri dell’Esercito jugoslavo in patria.

Oltre che per commemorare “i più grandi cavalieri ed eroi della Seconda guerra mondiale”, Metodije ha approfittato della cerimonia per scagliarsi contro i partigiani. Per l’arcivescovo di Budimlja e Nikšić, Josip Broz Tito, leader del Movimento di liberazione popolare durante la Seconda guerra mondiale, è “il peggior mostro mai esistito” e la decisione di erigere un monumento a Tito a Podgorica è “la più grande schizofrenia” a cui si sia mai assistito da quelle parti.

Naturalmente, come di solito accade in queste situazioni, le esternazioni dell’arcivescovo Metodije non sono passate inosservate, suscitando diverse reazioni della “gente comune”.

Poco dopo la liturgia celebrata da Metodije, è apparso su Facebook un video girato nel ristorante “Radovče” a Podgorica, in cui un gruppo di persone glorifica il voivoda cetnico e criminale di guerra Pavle Đurišić cantando la canzone “Đurišić, il giovane capitano”. Il ristorante “Radovče” è di proprietà dell’Istituto alberghiero “Sergije Stanić” e viene utilizzato per lo svolgimento di attività didattiche.

Gli esponenti della leadership al potere, compresi i partiti filo-serbi dell’ex Fronte democratico (DF), non hanno commentato la vicenda, probabilmente nel tentativo di evitare gli scontri all’interno della coalizione di governo. Anche la Chiesa ortodossa serba non ha voluto rilasciare dichiarazioni, nonostante le dure reazioni dell’opinione pubblica.

A quanto pare, il governo e la Chiesa non si preoccupano particolarmente delle conseguenze di simili episodi. È chiaro però che i tentativi di riscrivere la storia della Seconda guerra mondiale non fanno che acuire le divisioni esistenti erodendo gravemente le fondamenta della società montenegrina.


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