Il presidente del Montenegro Milo Đukanović © urbans/Shutterstock

Il presidente del Montenegro Milo Đukanović © urbans/Shutterstock

La formazione del nuovo governo di minoranza in Montenegro apre la strada al ritorno sulla scena del Partito democratico dei socialisti (DPS) che cerca di imporsi nuovamente come una delle principali forze politiche del paese in vista delle elezioni anticipate previste per il 2023

02/05/2022 -  Samir Kajošević

(Originariamente pubblicato da Balkan Insight , il 25 aprile 2022)

A distanza di meno di due anni dalla sconfitta elettorale del 2020 – una sconfitta arrivata dopo tre decenni di potere ininterrotto – il DPS, guidato dall’attuale presidente del Montenegro Milo Đukanović, spera di riuscire a ritornare al potere appoggiando il nuovo governo di minoranza e sfruttando il clima di instabilità causato dall’invasione russa dell’Ucraina.

Nelle ultime settimane, il DPS ha più volte ribadito che avrebbe fornito un appoggio esterno ad nuovo esecutivo di minoranza guidato da Dritan Abazović, leader della coalizione “Crno na bijelo” [Nero su bianco], una delle tre forze politiche uscite vincitrici dalle elezioni del 2020.

Lo scorso 20 aprile, durante la presentazione del suo programma di governo, Abazović si è detto convinto di poter contare sull’appoggio di 46 degli 81 deputati del parlamento di Podgorica per la creazione del nuovo governo, il cui principale compito, come annunciato da Abazović, sarà quello di preparare il terreno per le elezioni politiche anticipate previste per la primavera 2023.

Pur avendo annunciato che il suo governo avrà una durata limitata, Abazović si è prefisso alcuni obiettivi assai ambiziosi: migliorare il funzionamento delle istituzioni statali, adottare una riforma del sistema giudiziario e accelerare la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Đukanović, dal canto suo, ha messo in chiaro che senza l’appoggio del DPS Abazović non arriverà da nessuna parte. “I partiti che dovrebbero entrare a far parte del nuovo governo hanno 16 seggi in parlamento e per dare vita al governo hanno bisogno del sostegno di 41 deputati. Ad assicurare i voti che mancano sarà il DPS, dimostrando così di essere ancora in grado di influire sulle vicende politiche del paese. O forse mi sbaglio?”, ha dichiarato Đukanović durante una conferenza stampa tenuta lo scorso 12 aprile, chiedendo polemicamente: “Dove sono quelli che dicevano che dopo la sconfitta elettorale [del 2020] gli esponenti del DPS sarebbero fuggiti dal Montenegro? Siamo ancora qui e non abbiamo alcun dubbio sul fatto che dopo le prossime elezioni parlamentari il DPS tornerà ad occupare il posto che gli spetta”.

[Con 45 voti a favore sugli 81 totali, il parlamento montenegrino lo scorso 28 aprile ha votato la fiducia al nuovo governo di minoranza. Oltre ai 16 deputati eletti nelle fila dei partiti usciti vincitori delle ultime elezioni, a favore del governo Abazović hanno votato anche 29 deputati del DPS, fornendo così un appoggio esterno al nuovo esecutivo, ndr]

Secondo gli esperti interpellati da Birn, Đukanović vede il nuovo governo di minoranza come un’opportunità per riconquistare il potere.

“Non vi è alcun dubbio che il DPS cercherà di sfruttare questo periodo di transizione per massimizzare le possibilità di vincere alle prossime elezioni, e per questo potrebbe tentare di minare l’operato del nuovo governo ogniqualvolta ciò dovesse risultare necessario per soddisfare i propri interessi”, spiega Kenneth Morrison, professore di Storia moderna presso la De Montfort University di Leicester, e aggiunge: “Suppongo che il DPS cercherà di danneggiare sia l’opposizione che il governo pur di incassare punti politici in vista delle elezioni”.

Quanta influenza avrà il DPS nel nuovo panorama politico?

Alcuni degli ex partner di Abazović nel precedente governo guidato da Zdravko Krivokapić hanno accusato il neo premier di aver violato l’accordo, raggiunto tra le forze uscite vincitrici dalle elezioni del 2020 sulla formazione di un governo che non includesse il DPS. Tuttavia, il governo Krivokapić, creato sulla base di suddetto accordo, per mesi è rimasto paralizzato da dissidi interni e dal malcontento del blocco filo-serbo.

Abazović ha respinto le accuse secondo cui starebbe cercando di spianare la strada al ritorno al potere del DPS, affermando che il nuovo esecutivo di minoranza non si lascerà condizionare dal partito di Đukanović. Abazović ha poi precisato che il fatto che il DPS non faccia parte del nuovo governo non significa che i suoi esponenti non possano tornare a ricoprire incarichi nelle istituzioni statali. “Il DPS ha saputo fin dall’inizio che non sarebbe entrato a far parte del nuovo governo [...] i membri del DPS potrebbero però ricoprire altri incarichi pubblici. Non ci vedo nulla di problematico.”

Secondo Edward P. Joseph, ricercatore senior presso la Johns Hopkins School of Advanced International Studies, il DPS eserciterà una certa influenza sul nuovo governo, ma non si tratterà necessariamente di un’influenza decisiva.

“Abazović probabilmente non cambierà la sua opinione sul DPS. Ma avendo imparato qualcosa su possibili alternative a Đukanović ricoprendo l’incarico di vicepremier del governo Krivokapić, Abazović evidentemente considera la collaborazione con Đukanović un male minore”, spiega Edward P. Joseph.

La sfida delle riforme

Tra le priorità del governo Abazović vi è anche la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, fenomeni diventati dilaganti nei trent’anni di dominio del DPS. C’è però chi teme che il DPS possa tentare di bloccare l’approvazione di alcune leggi, come la legge sull’origine della proprietà, e di ostacolare le inchieste nei confronti di alcuni suoi membri accusati di corruzione.

Inoltre, il DPS insiste sulla necessità di avviare in seno al parlamento una procedura di revisione del testo del cosiddetto “Patto fondamentale” tra lo stato montenegrino e la Chiesa ortodossa serba prima che il documento venga firmato dal governo.

Il DPS ha portato il Montenegro all’indipendenza, proclamata nel 2006, dopo quasi un secolo di unione con la Serbia, ormai da anni mantiene un atteggiamento ostile nei confronti della Chiesa ortodossa serba sono tutt’altro che amichevoli.

Secondo Florian Bieber, professore di Storia e politica del sud-est Europa presso l’Università di Graz, l’adozione di nuove riforme in Montenegro sarà tutt’altro che facile.

“I sondaggi d’opinione rivelano un quadro assai statico, e questo è il principale problema. Sembra che non sia possibile creare un governo che non includa il DPS o il Fronte democratico (DF), ossia un governo capace di adottare le riforme finalizzate a rafforzare l’indipendenza delle istituzioni statali, sottraendole così al controllo dei partiti, e di rendere la società meno polarizzata”, afferma Bieber.

Edward P. Joseph ritiene che un eventuale tentativo del DPS di ostacolare le riforme potrebbe costargli caro in termini di consenso.

“[L’appoggio fornito al nuovo governo di minoranza] è un’opportunità per Đukanović per ribaltare l’immagine negativa del suo partito e del suo regime, e per dimostrare che il DPS è favorevole alle riforme”, afferma Joseph sottolineando: “Quanto più il governo di minoranza – che dipende dall’appoggio del DPS – si dimostrerà efficace sul fronte delle riforme, in particolare sul tema dello stato di diritto, tanto maggiore sarà la possibilità che il DPS raggiunga un buon risultato alle prossime elezioni”.

La guerra in Ucraina percepita come un’opportunità da Đukanović

Nel frattempo, Đukanović sta sfruttando l’invasione russa dell’Ucraina per presentarsi come un leader politico filo-europeo e partner affidabile dell’Occidente.

Il Montenegro ha aderito alla Nato nel 2007, alcuni mesi dopo che il DPS aveva reso noto di aver scongiurato un colpo di stato, presumibilmente appoggiato da Mosca, volto a instaurare un nuovo governo filorusso a Podgorica.

Đukanović ha duramente criticato l’esecutivo di Krivokapić per aver adottato misure concrete contro Mosca solo cinque settimane dopo essersi formalmente unito alle sanzioni dell’UE. Dei dodici ministri del governo Krivokapić solo sette hanno votato a favore dell’introduzione delle sanzioni contro la Russia. I cittadini montenegrini di nazionalità serba sono tradizionalmente più legati alla Russia rispetto ai cittadini di nazionalità montenegrina.

Il rapporto tra potenze occidentali e Đukanović è sempre stato complicato. Đukanović viene spesso accusato di aver governato il Montenegro come se fosse una sua proprietà privata e il suo nome ancora oggi viene spesso associato ad un’ampia operazione di contrabbando di sigarette dal Montenegro risalente agli anni Novanta.

Al contempo, però, Đukanović è considerato un leader politico filo-occidentale, avendo preso le distanze da Slobodan Milošević durante le guerre jugoslave, per poi riconoscere l’indipendenza del Kosovo nel 2008, continuando a portare avanti il processo di integrazione euroatlantica del Montenegro, pur rischiando così di incrinare i rapporti con Mosca.

“Sappiamo che negli ultimi decenni Đukanović si è dimostrato capace, nei momenti cruciali, di comprendere il conteso internazionale e di adattarvisi. Anche oggi riuscirà ad adattarsi alla situazione, come ha fatto più volte in passato? È uno scenario del tutto probabile, considerando le attuali circostanze“, afferma Kenneth Morrison.

Edward P. Joseph spiega che l’aggressione russa all’Ucraina potrebbe spingere l’Occidente a tornare a considerare Đukanović come un prezioso alleato, aggiungendo che “allo stesso tempo, i funzionari occidentali sono consapevoli del fatto che l’accelerazione delle riforme è di fondamentale importanza per sostenere la democrazia e il processo di integrazione europea del Montenegro. Sotto questo aspetto, la guerra in Ucraina non ha cambiato nulla”.


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