Hashim Thaci, ex Uck e premier del Kosovo

Hashim Thaci, ex Uck e premier del Kosovo

Verrà presentato domani a Parigi il rapporto del senatore svizzero Dick Marty redatto per conto del Consiglio d'Europa sui "Trattamenti disumani e i traffici illeciti di organi in Kosovo". Sul banco degli accusati l'ex Uck e premier uscente kosovaro Hashim Thaci. Ma sorgono molte domande anche sulla presenza internazionale

15/12/2010 -  Tomas Miglierina

Il rapporto del senatore svizzero Dick Marty per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa su “trattamenti disumani e i traffici illeciti di organi in Kosovo” prende le mosse dalle affermazioni di un altro ex magistrato ticinese: Carla Del Ponte, che nelle sue memorie - pubblicate nell’aprile del 2008 - rivelava di aver avuto notizia di presunti traffici d’organi espiantati dai guerriglieri dell’Uck ai prigionieri, serbi e albanesi collaborazionisti.

L’ex procuratrice del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia aveva seguito, senza successo, tracce che l’avevano portata in Albania. La Del Ponte - le cui affermazioni avevano provocato feroci polemiche tra Serbia, Kosovo e Albania – sottolineava la difficoltà di svolgere indagini in un’ambiente di diffusa omertà e in un momento di sostanziale disintegrazione di ogni autorità legale quale fu, nel giugno del 1999, la fine della sovranità di Belgrado e l’ingresso delle truppe della Nato.

Come nel caso del suo rapporto sulle carceri CIA, Marty non ha svolto un’inchiesta giudiziaria (non ne ha i poteri), ma un lavoro di raccolta ed esame di documenti, anche confidenziali, corroborato da visite e interviste che spesso hanno dovuto fare i conti con gli stessi problemi indicati dalla Del Ponte: la mentalità di clan diffusa tra i protagonisti, il timore di ritorsioni, il sostanziale rifiuto opposto dall’Albania ad ogni inchiesta seria, ma anche la superficialità del lavoro svolto dalla presenza internazionale sul terreno, specialmente nei mesi cruciali dell’estate e autunno del '99, quando i fatti in questione sarebbero avvenuti.

E’ un quadro inquietante quello che traccia il rapporto Marty: la guerriglia dell’ Uck dominata dal “gruppo della Drenica”, che con la violenza e i proventi dei traffici illeciti conquista la supremazia sugli altri. Hasim Thaci, che del gruppo è il leader, “deve indubbiamente la sua ascesa personale all’essersi assicurato un sostegno politico e diplomatico degli Stati Uniti e degli occidentali come partner locale preferito del loro progetto di politica estera”. Lo stesso Thaci viene descritto nei rapporti di intelligence citati da Marty come “il più pericoloso dei boss criminali dell’Uck”.

Sullo specifico del traffico di organi le affermazioni più pesanti del documento riguardano il cardiologo Shaip Muja, consigliere del premier kosovaro per i problemi della sanità. “Abbiamo scoperto numerose indicazioni convergenti – recita il rapporto - del ruolo centrale di Muja per oltre un decennio in reti internazionali per niente lodevoli, compresi i traffici di esseri umani, le procedure chirurgiche illecite e il crimine organizzato”.

Per Thaci, che appena due giorni fa ha celebrato la vittoria alle prime politiche dopo l’indipendenza del Kosovo, è una pesantissima tegola che si abbatte su una già controversa reputazione. Al confronto, le irregolarità elettorali di domenica, denunciate soprattutto nella “sua” Drenica, sono un peccatuccio veniale. Senza attendere la pubblicazione ufficiale del documento, domani, il governo kosovaro ha già diramato un comunicato in cui parla di “calunnie infondate e diffamatorie”, annunciando che compirà “ogni passo necessario per respingerle, anche attraverso mezzi legali e politici”.

Il rapporto non è tenero con l’Albania: le tracce di detenzioni, maltrattamenti, espianti, sepolture portano fino a Kruja, a Durazzo, a Burrelj; ben oltre il confine kosovaro-albanese, che durante la guerra, specie per l’Uck, non esisteva. Ma Tirana rifiuta ogni collaborazione ad indagini serie perché “la guerra non si è svolta in Albania”.

Il rapporto Marty è quasi altrettanto imbarazzante per la presenza internazionale sul campo. Racconta di soldati della Nato mandati a fare il lavoro della polizia scientifica senza alcuna preparazione; di rapporti praticamente inutilizzabili (quelli dei primi mesi, i più preziosi), di archivi riportati a casa ad ogni partenza dei contingenti e consultabili solo con difficoltà; di un'Onu che per insediarsi dipende dall’aiuto dell’Uck; di indizi che dovevano essere conservati negli archivi del tribunale dell’Aja e sono stati inspiegabilmente distrutti. E le assurdità non si limitano al passato: gli investigatori di Eulex hanno un accesso limitato e tracciabile ai database della polizia kosovara, che pure hanno contribuito a creare.

Non poche affermazioni del rapporto vengono ricondotte a documenti di servizi segreti nazionali, tra cui il Bnd (Germania), il Sismi, l’ MI6 britannico e il greco Eyp. Come dire: i governi sapevano con chi avevano a che fare. Alla fine della lettura non è solo a Thaci che si vorrebbero fare domande.


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