Cosa accadrà a Bruxelles? A pochi giorni dalla sessione da molti definita “decisiva” per il dialogo tra Belgrado e Pristina, prevista per il prossimo 2 aprile, cresce l'inquietudine in Kosovo. La nascita di un'eventuale “Associazione di comuni serbi” non è forse una nuova forma di autonomia per il nord del Kosovo e preludio alla sua divisione?

28/03/2013 -  Belgzim Kamberi

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 27 marzo 2013)

In Kosovo nessuno sembra avere informazioni sui contenuti del settimo round di negoziazioni tra i primi ministri di Kosovo e Serbia, Hashim Thaçi e Ivica Dačić, tenutosi il 20 marzo scorso. I critici sono unanimi nell'affermare che il dialogo condotto a Bruxelles manchi di trasparenza.

Anche l'Alleanza per un nuovo Kosovo (Akr), il partito di Behgjet Pacolli, partner della coalizione di governo, afferma di non sapere nulla di preciso sull'evoluzione e i contenuti del dialogo: “Sino ad ora non abbiamo partecipato a nessun incontro”, ha sottolineato Mimoza Kusari-Lila, la vice-presidente dell'Akr.

Mentre dagli ambienti di governo si lascia trapelare la volontà di concludere “un accordo di pace” e “un accordo storico” con la Serbia, c'è chi sottolinea come il piano Ahtisaari potrebbe risultare violato nel caso si concedesse ai serbi del nord un'autonomia che potrebbe finire in secessione.

Sostegno ampio in parlamento

Come accaduto ogni volta dopo le negoziazioni tenutesi a Bruxelles Hashim Thaçi si presenterà giovedì (oggi, ndr) davanti al parlamento del Kosovo per riferire dell'andamento dei negoziati. Il primo ministro otterrà probabilmente una volta ancora il sostegno dell'Assemblea nazionale anche perché può contare, su questo dossier particolarmente delicato, anche del sostegno dell'Alleanza per il futuro (Aak) di Ramush Haradinaj, ufficialmente all'opposizione ma che sostiene Hashim Thaçi quando si tratta dei negoziati con Belgrado.

Blerim Shala, vice-presidente dell'Aak e da sempre vicino agli ambienti diplomatici statunitensi, è ufficialmente il coordinatore nominato dal governo per il dialogo con la Serbia anche se nei fatti è Hashim Thaçi ad essere il vero interlocutore.

Ramush Haradinaj ha evidenziato in passato che questi negoziati rappresentavano “un ultimo sforzo per trovare una soluzione generale che normalizzasse i rapporti tra i due paesi. Non ci sarà una soluzione al di fuori del piano Ahtissari”.

Hashim Thaçi cercherà di trovare nuova legittimazione presso i parlamentari, prima dell'ulteriore round negoziale, previsto per il 2 di aprile. Presentato come “decisivo” dovrà portare ad un accordo sulla “normalizzazione” delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo.

Una partizione del Kosovo?

“La battaglia riguarda ormai le competenze che verranno assegnate alla futura 'Associazione dei comuni serbi del Kosovo'. Nello specifico la questione riguarda se a quest'ultima verrà garantito un proprio tribunale d'appello e una polizia autonoma, che non sarà sotto il comando di Pristina. E' su questi punti che Pristina deve resistere perché queste condizioni potrebbero essere il preludio a una divisione definitiva del Kosovo”, sottolinea il giornalista Halil Matoshi.

Hasim Thaçi ha recentemente puntato il dito sulla supposta volontà della Serbia di rifiutare il piano. Lo ha fatto probabilmente per rafforzare la propria posizione presso l'opinione pubblica kosovara, che teme la partizione del Kosovo, prima della firma dell'accordo stesso. “La Serbia deve capire e rispettare queste nuove circostanze, deve dimostrare la sua buona volontà per stabilire relazioni di buon vicinato con il Kosovo, per la normalizzazione delle relazioni. Questa sarà una pre-condizone necessaria affinché il Kosovo e la Serbia, in quanto stati sovrani, si integrino nella Nato, nell'Ue e anche, per quanto riguarda il Kosovo, nell'Onu”, ha affermato Thaçi all'ultimo consiglio dei ministri.

L'analista Azem Vllasi, in passato dirigente comunista in Kosovo, afferma che Pristina non accetterà che quanto già contenuto nel piano Ahtisaari “che prevede che ai comuni serbi vengano assegnate più competenze che agli altri comuni del Kosovo e della regione”.

Ismet Beqiri, a capo del gruppo parlamentare della Lega democratica del Kosovo (Ldk), ha dichiarato che le negoziazioni sullo status del nord del Kosovo non potranno uscire dal quadro della risoluzione adottata dall'Assemblea del Kosovo ma che la cosa più importante è il risultato finale di queste negoziazioni. “Nessuno ha il diritto di andare oltre il piano Ahtisaari, oltre la risoluzione dell'Assemblea e oltre la costituzione kosovara”, ha ribadito Teuta Sahatçia, deputata Ldk.

Contestazioni

Per l'analista Behxhet Shala i negoziati stanno già andando oltre il quadro del piano Ahtisaari. “Questa nuova 'Associazione dei comuni serbi' sarà girata più verso Belgrado che Pristina, non ubbidirà alle istituzioni del Kosovo”, afferma, aggiungendo che l'accordo non regolerà il problema del nord ma sarà al contrario la base “per futuri contrasti”.

Il movimento Vetëvendosje! Di Albin Kurti, che si oppone ai negoziati con Belgrado, ha dichiarato che “le ultime informazioni che arrivano da Bruxelles mostrano l'intenzione di creare un territorio autonomo (l'Associazione dei comuni serbi) con un budget proprio (Fondi per il nord) e larghe competenze in tutti i campi sovrani (polizia, giustizia, telecomunicazioni, energia, infrastrutture)”. “Questa 'Associazione dei comuni serbi' non è che un nuovo nome dato ad un'entità autonoma serba in Kosovo”, ha affermato Erzen Vraniqi, portavoce di Vetëvendosje!

Il movimento ha scelto la città divisa di Mitrovica per organizzare, sabato 30 marzo, nuove manifestazioni contro il dialogo con Belgrado.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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