Dopo il primo turno delle amministrative in Kosovo, accordi e speculazioni in vista dei ballottaggi mettono in crisi la coalizione al governo a Pristina. Il tentativo del PDK di Thaci di dettare l'agenda politica dei partner dell'LDK, minacciando la crisi, si è però rivelato fallimentare

27/11/2009 -  Veton Kasapolli Pristina

La mattina del 20 novembre il Kosovo si è svegliato con un governo in crisi. Tutti i mass media hanno dato ampia risonanza alle dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti del Partito Democratico del Kosovo (PDK) circa un futuro mutamento degli equilibri all'interno della coalizione di governo.

In base a quanto affermato da alcuni membri del partito, l'attuale composizione del governo avrebbe subito importanti cambiamenti in seguito all'entrata in scena di nuovi alleati: alcuni partiti dell'opposizione infatti - sempre a detta del PDK - avrebbero preso il posto dell'attuale principale alleato del Partito Democratico, la Lega Democratica del Kosovo (LDK), considerata un partner politico inadeguato e addirittura "innaturale".

L'avventura politica del PDK, durata non più di dodici ore, si è conclusa ad opera degli stessi leader dei due partiti. Nelle prime ore della mattinata, infatti, i vertici del PDK e dell'LDK hanno confermato il proprio impegno a non sciogliere la coalizione e la propria dedizione alla causa dello stato kosovaro, e ribadito che l'alleanza tra i due partiti sarebbe durata fino al termine naturale della legislatura, vale a dire fino al 2011.

Nonostante queste ultime rassicurazioni, il PDK non ha dimostrato grande rispetto nei confronti delle istituzioni statali il 19 novembre, quando poco prima della mezzanotte hanno iniziato a circolare notizie circa un possibile scioglimento della coalizione di governo.

Il vice-premier Hajredin Kuci (PDK) ha reso noto alla sua controparte dell'LDK che la Lega Democratica avrebbe dovuto cedere il posto alla Nuova Alleanza per il Kosovo, guidata dal tycoon Behgjet Pacolli, (che avrebbe dovuto in teoria diventare presidente al posto di Sejdiu), nonché alla Lega Democratica di Dardania (LDD), capeggiata da Nexhat Daci (che avrebbe così riacquistato la sua precedente carica di presidente dell'assemblea parlamentare).

Questa improvvisa sortita tuttavia era destinata a non durare più di una notte, visto che i rappresentanti dell'opposizione hanno dichiarato di essere totalmente all'oscuro dell'intenzione del PDK di creare nuove coalizioni. Inoltre, questa alzata di testa non sarebbe stata in alcun modo giustificabile a livello costituzionale.

L'articolo 82 della Costituzione prevede infatti che il governo possa essere sciolto soltanto mediante voto di sfiducia espresso dai 2/3 del Parlamento o, in alternativa, da almeno 80 membri del Parlamento, vale a dire una quota di maggioranza che il PDK, non sarebbe riuscito ad ottenere all'interno di una nuova coalizione configurata come delineato il 19 novembre.

Kuci ha ricevuto un richiamo alla prudenza dall'International Civilian Office (ICO). Pieter Feith rappresentante dell'ICO infatti, nonostante abbia riconosciuto che l'avvicendamento al potere di diversi partiti sia un fenomeno comune in ogni paese democratico, ha sottolineato che tale processo deve sempre avvenire nel completo rispetto della Costituzione.

Il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, non ha invece commentato gli ultimi eventi politici, ma ha preferito nascondersi dietro la strategia dei "no comment", facendo tuttavia il possibile per mantenere il proprio partito (LDK) all'interno della coalizione di governo formatasi due anni fa.

Qualche giorno dopo la sua boutade politica, il PDK sembra avere mutato strategia: il partito ha presentato una serie di richieste ai compagni di coalizione, tra cui quella di sostituire i ministri attualmente in carica. Inizialmente, correva voce che l'LDK avesse acconsentito a soddisfare tali richieste pur di salvare la coalizione.

L'LDK, tuttavia, sembra voglia ignorare altre richieste avanzate dal PDK, come quella di firmare accordi di coalizione con i partiti dell'opposizione in vista del secondo turno di elezioni amministrative, richiesta questa considerata come la vera causa del nervosismo degli organi centrali del PDK.

L'LDK ha a propria volta espresso l'intenzione di stringere una coalizione con l'Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK), capeggiata dall'ex Primo Ministro e leader dell'opposizione Ramush Haradinaj, e si è assicurata importanti appoggi politici contro il PDK in molte città. I risultati del primo turno hanno visto la vittoria dell'LDK in tre municipalità, incluso un clamoroso trionfo a Pristina: la capitale si è rivelata teatro di un fiero scontro tra i partner della coalizione durante la campagna elettorale.

Il Primo Ministro Hashim Thaci si è detto certo che il PDK risulterà vincitore in 20 delle 36 città in cui sarà in lizza. Sino ad ora, soltanto 5 municipi si sono confermati in mano al PDK al primo turno, tuttavia il Partito Democratico risulta in testa ai sondaggi relativi al secondo turno in ben 13 città.

Visti i risultati delle elezioni del 15 novembre, per il partito di opposizione AAK si poteva inizialmente parlare di un vero e proprio trionfo: il partito ha visto i voti a proprio favore raddoppiare rispetto al 2007, in special modo nelle città del Kosovo Occidentale, regione natale del leader dell'AAK Haradinaj.

La netta vittoria riportata dall'AAK nella città di Gjakova tuttavia è stata annullata dalla Commissione Elettorale Centrale, a causa dei brogli appurati in 8 seggi per un totale di circa 1500 voti. Si vocifera inoltre di un ritorno alle urne in dicembre, dopo la riesamina di numerose altre controversie sorte in fase elettorale.

Nonostante si reputi che le elezioni tenutesi in Kosovo negli ultimi anni si siano svolte liberamente e correttamente, l'annullamento dei voti non è certo un fenomeno nuovo.

In occasione delle elezioni del 19 novembre infatti gli osservatori interni hanno rilevato una serie di "piccole irregolarità" verificatesi il giorno stesso delle elezioni; tuttavia, saranno i rapporti stilati dagli osservatori internazionali ad essere letti nelle sedi dell'Unione Europea.

L'ENEMO (Rete Europea delle Organizzazioni preposte al Monitoraggio Elettorale) ha ispezionato 70 seggi il giorno delle elezioni (circa il 3% del totale) e ha definito le elezioni del 19 novembre "in linea di massima conformi agli standard internazionali di correttezza".

Tuttavia, fenomeni come la falsificazione delle firme, le minacce fisiche rivolte ai commissari, le migliaia di defunti che continuano a figurare nelle liste dei votanti rappresentano un serio problema, che rischia di mettere a repentaglio la legittimità stessa delle elezioni. Non si può chiudere un occhio su questi fenomeni se si vuole che i processi elettorali siano realmente liberi e corretti, come dichiarato da funzionari sia locali che stranieri subito dopo la chiusura dei seggi elettorali.

Sembra quasi sia sufficiente che le elezioni si concludano senza sparatorie o conflitti tra le etnie per essere considerate "conformi agli standard internazionali".

E' stata inaspettatamente rilevata una grande affluenza alle urne da parte dei kosovari di etnia serba, specialmente a sud del fiume Ibar; ciò ha reso possibile la vittoria di partiti serbi in tre municipalità di recente formazione. Al contrario, i comuni dell'area settentrionale del paese, al confine con la Serbia, hanno boicottato in massa le elezioni, avvisaglia di una possibile nuova divisione tra i kosovari di etnia serba.

Tali segnali di allarme si fanno sempre più preoccupanti, considerando inoltre che Belgrado ha minacciato di escludere dall'erogazione di ammortizzatori sociali i "traditori della Serbia" che riconosceranno l'autorità di Pristina.

Politica del "giorno per giorno"

A spingere i rappresentanti di partiti politici kosovari a formare coalizioni non è quasi mai la comunanza di vedute e di programmi politici. Prima del 2007 il PDK e l'LDK erano infatti nemici agguerriti, che hanno però scelto di cooperare all'interno delle istituzioni governative centrali dopo essersi confermati come i due maggiori partiti del paese. La coalizione venne presentata dai due partiti ai rispettivi elettori come un sacrificio politico necessario alla vigilia della dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo.

All'epoca l'LDK accettò di ricoprire un ruolo subordinato rispetto al partner maggioritario della coalizione, acconsentendo inoltre a una serie di condizioni imposte dal PDK. Prima di entrare in questa coalizione "forzata" l'LDK aveva esercitato il potere con l'AAK di Haradinaj; i due partiti stanno tentando di ripristinare la coalizione a livello locale, una strategia che può essere interpretata come un'anticipazione della condotta che queste formazioni politiche potrebbero adottare in occasione delle elezioni generali del 2011.

La tattica utilizzata dal PDK il 19 novembre, con il tentativo di minacciare il proprio alleato nella coalizione imponendo la propria linea d'azione politica, si è rivelata palesemente fallimentare. Ad eccezione di una o due coalizioni di entità minore stipulate di recente, il PDK è piuttosto restio a stringere alleanze con altri soggetti politici. Il partito di Thaci sembra deciso a correre il secondo turno testardamente da solo, deciso a mantenere il controllo della maggior parte dei comuni contando solo sulle proprie forze.


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