E' tra i primi festival del cinema a ripartire e si svolgerà dal 27 agosto al 2 settembre. Quest'anno il tradizionale focus su un paese è dedicato alla Georgia
Rinviato dalla sua tradizionale collocazione di fine aprile a causa dell'emergenza coronavirus, torna il Trento Film Festival , una delle prime rassegne cinematografiche a ripartire dopo l'interruzione. La 68° edizione si svolgerà dal 27 agosto al 2 settembre con una formula nuova, diffusa tra il capoluogo, la provincia e sul web. La manifestazione rispetterà le regole di distanziamento organizzando proiezioni e incontri al chiuso e all'aperto, permettendo per la prima volta, a chi non potrà o vorrà essere presente di persona, di vedere il centinaio di film proposti per mezzo di una piattaforma online. La selezione di opere sarà a disposizione, solo per l'Italia, per due settimane, con modalità che saranno annunciate più a ridosso delle date. Per il momento è stato annunciato il programma cinematografico, che sarà affiancato come di consueto da MontagnaLibri e altri eventi collaterali.
L'impianto delle sezioni è a grandi linee quello degli ultimi anni, anche se prevarranno i documentari e ci sarà un solo lungometraggio di finzione: la divertente commedia “Paradise, una nuova vita” di Davide Del Degan, protagonista un testimone di mafia mandato in Friuli sotto falsa identità che si ritrova a vivere una situazione surreale. Tra le proiezioni speciali anche il film di chiusura, “Nomad: in the footsteps of Bruce Chatwin” del grande Werner Herzog.
Come già annunciato, il focus a una nazione sarà quest'anno dedicato alla Georgia, una tra le cinematografie più interessanti dell'ultimo decennio, con 13 i titoli sotto l'etichetta di “Destinazione... Georgia”. Tra questi, due film che hanno fatto la storia del cinema della repubblica caucasica, “The White Caravan – Tetri karavani” (1964) di Eldar Shengelaia e Tamaz Meliava e il corto “Mekvle” (1981) di Goderdzi Chokheli. Si aggiungono corto e lungometraggi di produzione recente tra cui si segnalano “Before Father Gets Back” (2018) di Mari Gulbiani, “Dede” (2017) di Mariam Khatchvani, il documentario “City of the Sun” (2017) di Rati Oneli e “The Harvest” (2019) di Misho Antadze.
Anche tra i 25 in lizza nel concorso internazionale c'è un georgiano, “A Tunnel” di Nino Orjonikidze e Vano Arsenishvili sulla costruzione di una ferrovia da parte di imprese cinesi all'interno della nuova via della seta. In competizione è presente anche il corto bosniaco e serbo “The comes the Evening” di Maja Novaković.
La giuria sarà composta da Carlos Casas (regista e artista spagnolo), Matteo Della Bordella (alpinista italiano), Carmen Gray (giornalista e critica cinematografica neozelandese), Gustav Hofer (filmmaker e reporter italiano) e Salomé Jashi (regista georgiana).
La sezione Terre alte comprende tra gli altri due corti balcanici, la coproduzione Serbia / Portogallo “Outside the Oranges are blooming” di Nevena Desivojević e “Talking Soil” di Jan Baumgartner, produzione Bosnia / Svizzera.
Orizzonti vicini dà invece spazio a produzioni e autori del Trentino: in evidenza “Oro rosso” di Katia Bernardi, “Manufatti in pietra” di Michele Trentini e “One More Jump” di Emanuele Gerosa.
Riservato ai film propriamente di alpinismo è Alp&ism che comprende, oltre a “Die Grosse Zinne” di Reinhold Messner, anche il serbo “Narcis” di Elias Elhardt e il romeno “Superhombre” di Lucian Mircu e Mircea Gherase.
Infine Eurorama, una panoramica sui documentari etnografici del continente, comprende il corto croato “Sacrist” di Luka Klapan.
Per stare aggiornati sul programma e le iniziative consultare il sito del festival (www.trentofestival.it ) e i social.
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