Acquerelli - © Gianluca Marcon

Acquerelli - © Gianluca Marcon

"Due libri per un unico viaggio in cui l’andare vale come l’arrivare, per viaggiatori che hanno cuori leggeri simili a vele". Il nostro Fabio Fiori ci porta alla scoperta dei volumi - scritti e disegnati - di Gianluca Marcon, appassionato esploratore dell'Alto Adriatico

27/06/2025 -  Fabio Fiori

Tempo d’estate, tempo di viaggi!

Viaggi nell’accezione antica del termine, quella che anche nella parola contiene la via, di terra o d’acqua che sia, comunque percorsa, vissuta, qualche volta faticata. Perciò il viaggio è antitetico alla vacanza. Perché il viaggio è pieno, al contrario della vacanza che è vuota.

Una ricchezza che non è sempre proporzionale alla spesa, anzi! Un viaggio a piedi vale più di cento viaggi in aereo, un viaggio a vela vale più di mille viaggi in crociera. Senza dimenticare che si può viaggiare con altrettanta gioia (e fatica!) anche in bici e in kayak, comunque in relazione sensoriale con la via.

Ai viaggi in barca sono dedicati i libri scritti e disegnati di Gianluca Marcon, marinaio di vecchia data, insegnate del Centro Velico Caprera, raccoglitore di schizzi e appunti nel suo navigare nelle famigliari acque venete, in quelle mediterranee poi, fino alle alte latitudini negli ultimi anni.

Pubblicato nel 2023 da Mare di Carta, “Venezia in barca. Come sopravvivere fra le isole della laguna” è un portolano d’acquerelli e d’annotazioni che si intrecciano sulla pagina, dedicate allo straordinario arcipelago veneziano, con le sue settanta isole grandi e piccole, conosciute e sconosciute.

“Lo stile è per forza di cose immediato e senza particolari elaborazioni o ripensamenti, …. e spesso ho colorato i miei schizzi col caffè, come facevo agli inizi, quando mi arrangiavo con quel che c’era a bordo”. Mi soffermerei sull’arrangiarsi che è verbo riflessivo, nell’accezione non solo grammaticale. Che ha oggi un valore anche simbolico, in un tempo e in un contesto (quello occidentale) in cui le necessità materiali sembrano svaporare perché sempre delegate ad altri.

Invece al contrario in barca è indispensabile arrangiarsi, con quel che si ha, con il tempo che si ha, con la capacità che si ha. Ci si deve arrangiare per navigare, per ordinare, per cucinare, per carteggiare, per prevedere, perché non sempre c’è campo, perché è sempre meglio osservare anche una carta, un’onda, una nuvola. Perciò i libri di Marcon sono reportage di viaggio e al contempo abbecedari di navigazione. Raccontano i luoghi, educano i sensi, non solo la vista.

Così è anche nel nuovo “Litoranea in barca. Da Venezia a Trieste per acque interne”, sempre per le tipe di Mare di Carta (105 pp, 26 euro), disegnato e narrato alla stessa maniera del precedente. Un itinerario che parte dalla fascinosa isola di Torcello, nella Laguna nord, per andare verso la Conca di Portegrandi. Da qui si entra in un labirinto di terre e acque, adatto a barche a remi o a motore, attraverso un’opera ingegneristica che risale al 1684, “quando Venezia deviò il corso del Sile per evitare che i suoi sedimenti interrassero la laguna nord”.

Interessanti sono le pagine descrittive di queste strutture funzionali al superamento di dislivelli acquei, così come quelle legate alle bonifiche, alle idrovore, ai ponti di barche e a bilanciere, alle torri e ai campanili, insomma a tutti quei segni antropici che fanno di questa navigazione un viaggio nel tempo. Ci sono anche pagine naturalistiche capaci di incuriosire, invitando alla sosta in luoghi straordinariamente selvaggi.

L’itinerario in acque interne è percorribile con piccole barche a basso pescaggio e senz’albero. L’albero e le vele però si possono issare quando, dopo la Laguna di Grado e Marano, si ritorna in mare scendendo il Canale di Primero. Ecco che gli orizzonti si aprono, le libertà s’espandono e il libro suggerisce non più rotte obbligate ma tappe opportune in luoghi e città che sono sirene incantatrici.

Personalmente scelgo la Foce del Timavo, “il più orientale dei fiumi italiani, che scorre per 39 chilometri nel suolo carsico fino a riemergere a un paio di chilometri dal mare”, e la baia di Sistiana, dove si può cercare d’ormeggiare la barca per scendere a terra per camminare sul Sentiero Rilke, intitolato all’autore delle “Elegie duinesi” che è a suo modo una guida poetica di questo romito e affascinante finis Hadriatici.

Un mare che è un golfo, un lungo golfo di arte e di storia che ha a Trieste il suo capolinea urbano con la sua Piazza Unità d’Italia, i suoi due fari, il suo Molo Audace e tanti altri luoghi che fanno della città un unicum tra Mediterraneo e Mitteleuropa.

Due libri quindi per un unico viaggio in cui l’andare vale come l’arrivare, per viaggiatori che hanno cuori leggeri simili a vele, parafrasando un verso di Baudelaire.


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