Porto Vromi, Grecia (© Samuel Borges Photography/Shutterstock)

Porto Vromi, Grecia (© Samuel Borges Photography/Shutterstock)

La nuova legge di “riforma della legislazione ambientale”, votata lo scorso 5 maggio dal parlamento greco, è riuscita a raccogliere la contrarietà dell'intera opposizione e di numerose ong ambientaliste

25/05/2020 -  Marina Rafenberg Atene

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 22 maggio 2020)

Adottata lo scorso 5 maggio con 158 voti favorevoli sui 300 del parlamento greco, all'indomani di un parziale alleggerimento del lockdown nel paese, la legge detta di “modernizzazione della legislazione ambientale” ha già sollevato numerose critiche. Tutti i partiti di opposizione hanno votato contro il testo. Il portaparola del gruppo parlamentare di Syriza, sinistra radicale, Dimitris Tzanakopoulos, ha dichiarato che la legge prevede “misure vergognose a danno dell'ambiente”. Secondo 23 organizzazioni ambientaliste, tra cui WWF e Greenpeace, questa nuova legge metterebbe in effetti in pericolo le aree di biodiversità classificate come Natura 2000, favorendo lo sfruttamento di idrocarburi in tutto il paese.

Una petizione on-line, che si oppone alla nuova legge, ha già raccolto 30.000 sottoscrizioni, ma il governo conservatore di Kyriákos Mitsotákis non sembra intenzionato a passi indietro. “In pochi giorni 30.000 cittadini hanno unito le loro voci per mandare un messaggio chiaro all'esecutivo e per dire no allo sfruttamento di idrocarburi”, spiega Dimitris Karavellas, direttore generale di WWF Grecia. “Il governo ha rispettato l'opinione degli esperti per la crisi di coronavirus, ma non lo fa in questo caso”.

Le ong chiedono in particolare che venga ritirato l'articolo 44 che autorizza lo sfruttamento di idrocarburi anche in aree protette dal punto di vista naturale. “Nonostante la Grecia si sia impegnata a non utilizzare più idrocarburi da qui al 2050 nel quadro della lotta al cambiamento climatico questo progetto di legge spinge le aziende che si occupano di idrocarburi e gas naturale ad avviare indagini in aree protette, indebolendo il ruolo delle autorità locali”, denunciava prima del voto Takis Grigoriou, membro di Greenpeace.

Secondo Syriza verranno soppressi, in più aree, gli organismi di gestione delle zone protette della rete Natura 2000, specificatamente quelli dell'isola di Zante, della foresta di Dadia lungo l'Evros o dell'isola di Alonissos. “Il governo intende nominare dei responsabili privati che prenderanno decisioni senza consultare le autorità locali”, spiega Sokratis Famellos, che si occupa di questioni ambientali in seno al partito dell'ex primo ministro Aléxis Tsípras.

Il 4 maggio, alla vigilia del voto, si sono tenute varie manifestazioni, organizzate per denunciare questo voto in piena crisi sanitaria. La mobilitazione è poi scemata ma le ong intendono continuare ad informare l'opinione pubblica. Il collettivo greco degli archeologi ha puntato il dito sul fatto che siti archeologici e monumentali rischiano di vedersi ritirata la protezione di cui necessitano, sotto il pretesto di facilitare la ricerca di idrocarburi. Sino ad oggi, per avviare delle indagini, le aziende avevano bisogno di luce verde dagli archeologici, in modo da scongiurare il pericolo di distruggere siti di importanza storico-culturale. Ma il governo ha voluto alleggerire questa procedura in modo da non far perdere tempo e favorire gli investimenti.

La legge presenta ciononostante anche qualche passo in avanti, riconoscono molte ong ambientaliste. Sono state ad esempio semplificate le procedure per investire nelle energie rinnovabili, su alcune isole è stato introdotto un nuovo sistema per la raccolta di rifiuti e i sacchetti di plastica saranno vietati a partire dal gennaio 2021.


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