Centro collettivo di Tbilisi (foto Irene Spagnul)

Sono migliaia ed hanno dovuto lasciare le loro case a seguito delle guerre intra-nazionali in Georgia. Come vivono oggi questi sfollati, dove hanno trovato rifugio? Quale il livello di integrazione con il resto della popolazione?

24/11/2009 -  Tengiz Ablotia Tbilisi

Una delle conseguenze più evidenti delle tre guerre in Abkhazia e Ossezia del Sud è la comparsa di un gran numero di profughi tra la popolazione georgiana di quelle regioni.

I primi anni

Una prima ondata di profughi si ebbe nel 1990, agli albori cioè dell'indipendenza georgiana, durante la guerra in Ossezia del Sud. Il numero di profughi, per lo più di etnia georgiana e provenienti da Tskhinvali, era limitato a circa 2000 persone, mentre i villaggi georgiani in Ossezia del Sud sono rimasti sotto il controllo di Tbilisi fino all'agosto del 2008.

Ci sono stati anche sfollati dalla Georgia, o meglio ossetini che sotto il governo dell'allora presidente Gamsakhurdia furono costretti a fuggire da Tbilisi per andare in altri distretti del Paese.

In seguito alla destituzione del presidente Gamsakhurdia, ritornò in Georgia Eduard Shevardnadze che nel 1992 fu confermato come presidente del parlamento e capo di stato. Durante il suo mandato, le azioni contro la popolazione ossetina cessarono e vennero condannate come atti di inciviltà. Tuttavia, in quel momento la maggior parte della popolazione di etnia ossetina si era già trasferita a Valdikavkaz in Ossezia del Nord.

Di gran misura più complicata è stata la situazione dopo la guerra in Abkhazia.

Nella regione abkhaza vivevano circa 250.000 persone di etnia georgiana, circa il 45% della popolazione totale dell' Abkhazia. A dicembre del 1993, nel momento in cui l'esercito georgiano abbandonò la de-facto indipendente Repubblica di Abkhazia, quasi tutti i 250.000 abitanti di etnia georgiana della regione furono costretti ad abbandonare il territorio e a rifugiarsi in zone interne della Repubblica di Georgia.

Si presentarono subito molti problemi. I profughi si rifugiarono ovunque trovassero un posto, in particolare in ospedali, alberghi, asili, edifici abbandonati, case di riposo. La situazione spesso non veniva accettata dai residenti locali e l'ostilità tra i profughi ed i residenti degenerò a tal punto che alcuni profughi arrivarono perfino a fare irruzione in edifici abitati.

Sorgeva inoltre un ulteriore problema per l'economia del Paese, poiché i rifugiati che si insediavano in edifici abbandonati, toglievano la possibilità di poter ristrutturare quei luoghi per adibirli a strutture ricettive turistiche.

Statistica

E' difficile stabilire quanti siano esattamente gli sfollati in Georgia. In primo luogo, per una questione politica. Il governo centrale di Tbilisi è sempre stato interessato ad un incremento del numero effettivo per poter utilizzare tale dato per dimostrare l'avvenuta pulizia etnica a discapito della popolazione di etnia georgiana. Sempre più spesso si parla di circa 300-350.000 persone. Negli ultimi tempi si è cominciato a dire che nel numero sono compresi anche i profughi di etnia diversa, che abitavano in Abkhazia quali russi, armeni, greci, estoni e così via.

Questa affermazione non è però del tutto esatta, in quanto dall'Abkhazia sono andate via molte persone di altre nazionalità, ma lo hanno fatto volontariamente, in cerca di un nuovo lavoro e di nuove e migliori condizioni di vita e non sono di certo considerate dei profughi e nessuno impedisce loro di tornare, mentre invece non possono ritornare nelle proprie case in Abkhazia le persone di etnia georgiana.

In secondo luogo, le prime registrazioni di profughi vennero effettuate al tempo di Shevarnadze e i dati di allora non sono attendibili.

Al giorno d'oggi, il metodo di registrazione è di gran lunga migliorato ed è sicuramente più veritiero, anche se non ancora del tutto esatto: molti profughi non si sono registrati, altri sono emigrati all'estero.

Tutto sommato, possiamo stimare che su 250.000 profughi, circa 50.000 sono tornati in Abkhazia, nell'area di Gali. Pertanto, si contano oggi circa 200.000 profughi ufficiali, una parte dei quali vive ormai all'estero.

La maggior parte dei rifugiati sono registrati a Tbilisi, circa 40.000, e in Abkhazia, nell'area di Zugdidi vi sono circa 50.000 profughi.

La condizione dei rifugiati

Georgia (mappa di Osservatorio Balcani e Caucaso)

La condizione dei rifugiati piano piano è cambiata con l'arrivo al potere del presidente Saakashvili. Per prima cosa, in un'ottica più commerciale, si è iniziato ad incentivare le persone a spostarsi dagli alberghi del centro di Tbilisi verso il Mar Nero. Gli investitori infatti provvedevano a fornire una compensazione, anche se minima, sufficiente a comprare appartamenti in zone periferiche.

Oggi circa 50.000 rifugiati dall'Abkhazia vivono in quelli che vengono chiamati "Centri di alloggio collettivo". Questi centri erano prima vecchie case di riposo, fabbriche abbandonate, vecchi edifici statali dei tempi sovietici... Di questi centri ne sono sorti 400.

E' in corso un processo per la riassegnazione di tutte le proprietà consegnate ai rifugiati. Questi ricevono in proprietà dei locali abitabili ed in questo modo lo Stato risolve il problema dell'alloggio.

Il governo ha intenzione di costruire case per i rifugiati che vivono in case altrui ed allo stesso tempo dare una compensazione a chi già possiede un tetto sotto cui stare.

Purtroppo però al momento questa azione non è ancora stata attivamente intrapresa, poiché il governo è impegnato totalmente a risolvere la questione più grave dei rifugiati che vivono nei "Centri di alloggio collettivo".

Stile di vita

Attualmente gli sfollati che vivono al di fuori dei Centri, si sono completamente integrati nella società locale. Il loro stile di vita ed interessi non si discostano significativamente da quelli degli altri cittadini georgiani. Ormai sono rare le lamentele da parte di cittadini di Tbilisi nei confronti dei rifugiati; si sono trasformate in semplici situazioni di disagio dovute alla convivenza con persone di etnie diverse provenienti da luoghi diversi.

Nelle grandi città, al di fuori dei Centri collettivi non vi sono strutture dedicate ai rifugiati, non esiste un partito che li sostenga. Le divergenze di pensiero all'interno del gruppo dei rifugiati, per esempio nei confronti del presidente Saakashvili, non si discostano dalle divergenze di opinione di tutti gli altri cittadini.

Non esistono praticamente nessun tipo di propaganda o di azioni indirizzate ai rifugiati, a parte la visita periodica presso i Centri collettivi da parte di funzionari e politici che promettono di provvedere ad aiuti sociali.

Tutto sommato, i rifugiati non subiscono particolari discriminazioni rispetto agli altri cittadini e con gli anni la loro integrazione si può dire si stia concludendo positivamente.

Contatti con l'Abkhazia

La maggior parte dei rifugiati ha mantenuto rapporti con i cittadini di etnia abkhaza. Rapporti che tuttavia non sono facili da mantenere poiché per la maggioranza dei georgiani è molto difficile potersi recare nella Repubblica abkhaza. Un'eccezione è però rappresentata dal distretto di Gali, che è sempre stato un distretto a sè, nel quale il 99% della popolazione è composto da cittadini di etnia georgiana. Gli abkhazi non hanno mai posto come loro obiettivo di prendere sotto il proprio controllo il distretto di Gali, anche se effettivamente con il caos della guerra civile del settembre 1993, il distretto cadde ufficialmente sotto il loro controllo.

Attualmente, nel distretto di Gali i cittadini georgiani continuano a vivere nelle loro case, anche se in una situazone di grave insicurezza. Non vengono infatti tutelati in alcun modo dall'autorità de-facto di Abkhazia e vige una situazione altamente caotica.

I soldati abkhazi, i soldati russi, i banditi georgiani e abkhazi, terrorizzarono quotidianamente gli abitanti di Gali, i quali, comunque, preferiscono rimanere nelle loro case in situazione di totale insicurezza, piuttosto che andarsene verso l'ignoto.


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