Il sig. Josip Kušanić (foto D. Hedl)

Le mine restano un grave problema per la Croazia, che non ha fondi sufficienti per bonificare tutto il territorio nazionale. In un villaggio vicino a Vukovar, la popolazione esasperata ha cominciato a sminare i campi a proprio rischio. La polizia chiude un occhio. Nostro servizio

29/08/2006 -  Drago Hedl Osijek

Ogni due o tre mesi Josip Kušanić, del villaggio di Cerić, a 20 chilometri da Vukovar (Croazia orientale), chiama gli artificieri della polizia avvisandoli di venire a ritirare le mine. Lo fa quando sul rimorchio del suo trattore, parcheggiato tra la casa in cui vive e i campi che coltiva, le mine anticarro non ci stanno più. Il sig. Kušanić dissotterra da solo tutte le mine dai campi circostanti, rimuove ordinatamente i detonatori e le sistema sul rimorchio. Ci racconta che dal 1997, cioè da quando è rientrato nel proprio villaggio dopo l'esilio, ne ha raccolte più di duemila e ha sminato da solo più del 60% dei campi intorno al paese. "Non abbiamo alternative - afferma Kušanić. La terra è tutto quello che abbiamo e dobbiamo coltivarla. Non abbiamo altri mezzi per vivere. E per poter coltivare la terra, dobbiamo rimuovere le mine che sono rimaste dopo la guerra".

In effetti, quando si arriva a Cerić, ci si accorge che la maggioranza dei cartelli stradali non riguarda il traffico, ma il pericolo di mine. Le insegne con i teschi che avvertono: "Attenzione mine! Vietato l'accesso" fanno ormai parte del paesaggio quotidiano di questo villaggio.

All'inizio di quest'anno, in Croazia, 1.147 chilometri quadrati di territorio erano ancora infestati dalle mine. Il dato migliore per comprendere di quale percentuale di territorio si tratti è quello relativo alla superficie terrestre totale dello Stato, 56.542 chilometri quadrati. Al Centro croato per lo sminamento spiegano che per bonificare dalle mine il rimanente territorio sono necessari ancora dai 4 ai 5 anni, come minimo. Questo lavoro potrebbe naturalmente essere portato a termine anche più velocemente, se ci fossero fondi sufficienti. Lo sminamento non è solamente un mestiere pericoloso, ma è anche molto costoso, e lo Stato non ha soldi per farlo velocemente.

Diversamente dagli artificieri, che hanno tutto l'equipaggiamento tecnico necessario e un team medico a disposizione, nelle vicinanze dei campi che vengono sminati, Josip Kušanić entra nei campi minati in pantofole e con i vestiti di tutti i giorni. L'unico attrezzo con cui lavora è un bastone di legno. Finora ha avuto fortuna. La fortuna, però, non ha accompagnato due suoi compaesani che l'anno scorso sono stati uccisi dalle mine. Diversi abitanti di Cerić, poi, sono rimasti invalidi, come Branko Nedoklan, che il 21 marzo dell'anno scorso stava arando il suo campo. Il terreno era stato preso in affitto dal comune confinante, Nuštar. Avevano detto che era sminato e sicuro, ma quando si è seduto sul trattore e ha cominciato ad arare sul margine del campo vicino, è esplosa una mina anticarro. E' rimasto senza piedi e per poco non è morto dissanguato, perchè quando è arrivato il pronto soccorso medico nessuno osava avvicinarsi per la paura che intorno ci fossero altre mine. E' stato il fratello alla fine a tirarlo fuori dal campo minato.

Dal 1998, quando in Croazia si è cominciato a sminare, al luglio dell'anno scorso, nei campi minati ci sono state 269 persone ferite, di cui 101 in maniera mortale. Nello stesso periodo, nel corso dei lavori di sminamento, ci sono state 46 vittime tra gli artificieri, di cui 19 morti, e 23 con gravi ferite al corpo e invalidità permanenti. Questi dati non comprendono il periodo della guerra. Se si contassero le vittime di mine a partire dal 1991, quando in Croazia è iniziata la guerra, il loro numero sarebbe notevolmente maggiore: in Croazia infatti ci sono state in tutto 1.843 vittime di mine, di cui 414 morti.

Il costo medio per sminare un metro quadrato è di 9,23 kune (circa 1,26 euro). Questo significa che per sminare il territorio ancora da bonificare servirebbero più di 1,4 miliardi di euro. La Croazia non è nella posizione di sostenere questa spesa da sola. Le donazioni che sono giunte dall'estero hanno aiutato considerevolmente ad accelerare il lavoro, ma sono state insufficienti, così che il tempo per lo sminamento si è allungato. Cerić è uno dei posti che ancora aspetta lo sminamento, ma siccome la gente di lì deve coltivare la terra per poter realizzare una qualche entrata e poter vivere, hanno iniziato da soli questo pericolosissimo lavoro.

"La gente va nei campi sotto la propria responsabilità", ci dice Marica Barić, abitante di Cerić, dietro il cui orticello recintato si trova un campo minato. Non è piacevole stare vicino alle mine, soprattutto per le famiglie che hanno bambini, che vivono nella paura costante che i piccoli giocando entrino per sbaglio nei campi minati.

Josip Kušanić e il suo "raccolto" (foto D. Hedl)

Josip Kušanić, che incontriamo tra i campi seminati a mais e girasole, smina il terreno coperto di erbacce. Dice di non aver paura di estrarre le mine, e di fare questo lavoro volentieri. Ha paura, però, quando dopo aver tirato fuori una mina dal terreno bisogna estrarre il detonatore. Il tempo ci ha messo del suo, le mine sono state nella terra per un lungo periodo e hanno iniziato a corrodersi, sono coperte dalla ruggine. In queste condizioni, ci spiega, è molto più difficile svitare il detonatore.

"Mi trovo in una situazione insolita - spiega Kušanić. Non solo perché lo Stato non mi dà neppure una kuna per questo lavoro, ma ancora di più perché potrei essere arrestato per entrare senza autorizzazione nei campi minati. Cosa che, ovviamente, è vietata. La polizia però, che sa cosa sto facendo, chiude un occhio. Anche per loro è chiaro che dobbiamo lavorare i nostri campi. E poi tra qualche giorno li dovrò chiamare dato che, come vedete, il rimorchio del trattore è di nuovo pieno".


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