David Pejić nella sua azienda agricola biologica Zrno Eko Imanje a Habjanovac (foto G. Vale)

David Pejić nella sua azienda agricola biologica Zrno Eko Imanje a Habjanovac (foto G. Vale)

David Pejić, classe 1990, lo scorso settembre ha vinto il premio della Commissione europea come "Miglior agricoltore biologico europeo". David è alla guida dell’azienda agricola biologica più vecchia della Croazia e la sua è una storia molto particolare che incrocia agricoltura e filosofia

29/05/2023 -  Giovanni Vale

La primavera non è ancora iniziata quando incontriamo David Pejić nella sua azienda agricola biologica Zrno Eko Imanje a Habjanovac, a 60 km a est di Zagabria. Le piantine, da poco seminate, crescono nella serra e aspettano di essere trasferite all’esterno, non appena l’inverno sarà completamente alla nostre spalle. Siamo nell’azienda agricola biologica più vecchia della Croazia e la nostra guida, David Pejić, non è nientemeno che il “Miglior agricoltore biologico europeo”, vincitore dell’omonimo premio assegnato – per la prima volta – dalla Commissione europea a settembre 2022.

«Penso che la Commissione abbia voluto premiare soprattutto il fatto che siamo riusciti a creare un ciclo completo e chiuso, che comprende non solo la produzione agricola, ma anche la lavorazione e la trasformazione del cibo, fino all’utilizzo dei nostri prodotti nel ristorante vegano che abbiamo a Zagabria», spiega David Pejić, classe 1990. Zrno è infatti molto più che una semplice azienda agricola. Oltre alla coltivazione di 60 varietà diverse nei campi e nelle serre, l’impresa ha anche un impianto di lavorazione del cibo e di produzione di prodotti di panetteria, oltre che il primo ristorante vegano della Croazia. In tutto, parliamo di circa 150 prodotti ecologici certificati. «Noi ad esempio coltiviamo la soia, con cui produciamo il nostro tofu, che usiamo nei panini e nei piatti serviti al ristorante», prosegue David. Il ciclo è ragionato. «Non avremmo abbastanza spazio per produrre grano e quindi la nostra farina, per cui quella la compriamo da cooperanti della zona. Ma per tutto il resto, per tutto quello che possiamo coltivare qui, siamo autosufficienti», precisa il direttore di Zrno.

Da Cambridge ai campi

La storia di David Pejić è interessante non solo per i risultati raggiunti da questa ditta di famiglia, aperta nel 1988 e dove oggi lavorano 40 persone (di cui una decina al ristorante), ma anche per la biografia stessa del giovane agricoltore. Prima di tornare in Croazia a lavorare nell’azienda di famiglia, David ha studiato cinematografia a New York e filosofia a Cambridge. Nel 2015, finito il master in Inghilterra, è tornato a Zagabria con l’intenzione di aiutare i genitori nell’impresa di famiglia. «Visti i miei studi, avrei forse dovuto occuparmi di marketing, ma ho preferito chiedere ai miei: dove sono più necessario? E loro mi hanno detto: Zrno, l’azienda agricola», racconta David. La famiglia è infatti proprietaria anche di altre imprese nel mondo del biologico: Biovega che gestisce la catena di supermercati Bio&Bio (una ventina di punti vendita in tutto il paese), Makronova, che si occupa di formazione, e Planetopija, una casa editrice specializzata nei temi dell’alimentazione e del benessere in generale.

David Pejić presso la Zrno Eko Imanje (foto G. Vale)

David Pejić presso la Zrno Eko Imanje (foto G. Vale)

«I miei genitori hanno comprato Zrno nel 2010 e avviato tutte le altre attività quando sono nato, per cui io sono cresciuto in quest’ecosistema e ho sempre dato molta importanza a questo lavoro, volevo farne parte», prosegue David Pejić. «Quando ho iniziato qui, all’inizio la maggior parte del tempo lo trascorrevo tra i campi e ho visto i collegamenti tra l’agricoltura e la filosofia», afferma David, «all’università mi interessavano i sistemi complessi e l’agricoltore interagisce costantemente con il sistema complesso della natura. Puoi avere una buona idea, essere nel giusto e realizzarla bene, ma i risultati possono comunque essere inaspettati. Questo è vero soprattutto per l’agricoltura biologica, dove non si controlla tutto, non si riduce la natura». Dopo sette anni al timone di Zrno, David Pejić è oggi molto più spesso in ufficio, a dirigere i vari settori dell’attività di famiglia. L’esperienza gli permette di guardare al contesto croato e europeo e abbozzare qualche analisi.

Una nuova via per l’agricoltura?

«C’è sicuramente più consapevolezza oggi, anche in Croazia, sull’importanza di quello che mangiamo, ma la confusione e la diffidenza sono ancora grandi. Manca un sostegno consistente delle istituzioni e una visione politica a lungo termine del tipo di agricoltura che vogliamo sviluppare», sostiene il giovane agricoltore, «la Croazia ha una posizione ottima per l’agricoltura biologica e tutti i prerequisiti necessari per farcela in questo settore – a cominciare ad esempio dal fatto che la sua economia dipende molto dal turismo, che si sposa bene con i prodotti alimentari locali sani e biologici – ma andremo in questa direzione? Io non lo so». Nel 2019, l’8,5% delle terre agricole dell’Unione europea erano coltivate in modo biologico. La Commissione si è data come obiettivo di arrivare al 25% entro il 2030, ma non tutti gli stati membri procedono allo stesso ritmo. «La Lettonia punta al 30% entro il 2030, mentre il governo croato si accontenta del 14%», dice David rammaricato.

«Oggi siamo tutti consapevoli delle conseguenze negative dell’agricoltura convenzionale sulla salute dell’uomo e sull’ambiente. Un recente studio americano ha dimostrato che in California, l’80% delle persone coinvolte nel test (3000 persone in tutto) avevano resti di glifosato nelle urine. Due terzi di questi erano bambini», afferma il direttore di Zrno, che aggiunge «purtroppo però non si va nella buona direzione, l’uso dei pesticidi aumenta invece di diminuire». L’agricoltura biologica, in questo senso, aiuterebbe a tracciare una nuova via da seguire, perché al momento «come civiltà, siamo riusciti a trasformare qualcosa che dovrebbe nutrirci in qualcosa che ci fa male». Questo, se non altro, è l’impegno di David Pejić, che a Habjanovac ha introdotto il concetto di orto bio-intensivo – un metodo di coltivazione che sposa i principi dell’agricoltura biologica con un’alta densità e diversità di specie piantate – e ha in programma di ampliare gli edifici a disposizione dell’azienda.

«Negli Stati Uniti c’è il più alto ritorno all’agricoltura dagli anni Sessanta ed è proprio l’agricoltura biologica a guidarlo. Non ho mai sentito di un giovane che lascia la città per trasferirsi in campagna e fare agricoltura tradizionale», commenta David. Anche in Croazia, dove il costo dei terreni agricoli è alla portata di molti, non mancano storie di questo tipo. Per David Pejić, il fenomeno è comprensibile. «Non siamo equipaggiati per vivere a questo ritmo, con questa complessità e velocità. Semplicemente, dal punto di vista fisico e mentale non ce la facciamo. L’istinto ci dice di partire dalla città, di cercare più semplicità. Non si tratta di idealizzare la vita in campagna, che non è facile, ma di sopravvivere al mondo di oggi», conclude David.

 

 

Fondi Ue per l'agricoltura in Croazia

Nell’ambito della politica di coesione 2014-2020 della Croazia era previsto il sostegno al settore delle piccole e medie imprese in campo agricolo. Ad esempio, l’azienda Zrno Eko nell’agosto del 2022 ha concluso la realizzazione di un parco solare della potenza di 19,5 KW, attraverso il Programma di sviluppo rurale della Croazia , cofinanziato a fondo perduto per l’85% dall’Ue e per il 15% dal ministero croato.

Di recente, la ministra dell’agricoltura Marija Vučković ha annunciato la firma di 81 nuovi accordi di finanziamento con fondi europei a piccole e medie imprese agricole nell’ambito del Programma di sviluppo rurale in corso, per il valore di 11,1 milioni di euro.

Inoltre, ha annunciato la disponibilità futura di altri 3,8 miliardi di euro nell’ambito dello "Strategic Plan of the Common Agricultural Policy of the Republic of Croatia - 2023-2027 ", approvato dalla Commissione europea a ottobre 2022.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Work4Future"

 


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