Una stazione per il rifornimento di carburante dell'INA © Robson90/Shuterstock

Una stazione per il rifornimento di carburante dell'INA © Robson90/Shuterstock

È una delle più grandi imprese pubbliche della Croazia ed è oggetto di uno scandalo di dimensioni enormi: il più grande della storia del paese. Una truffa colossale da 130 milioni di euro gestita da un gruppo di persone tra cui un ex manager dell'INA e il presidente della camera croata degli avvocati

31/08/2022 -  Giovanni Vale Zagabria

È il furto più grande nella storia della Croazia. Il caso di corruzione più clamoroso e al tempo stesso più recente, perché avvenuto tra il 2020 e il 2022, mentre il paese era alle prese con la pandemia. Una nuova afera – come si dice a Zagabria – che si aggiunge ad una lista già lunghissima di scandali, con cui il Primo ministro Andrej Plenković fa i conti ormai quasi settimanalmente dal 2016, da quando è stato eletto premier per la prima volta. Difficile credere che il capo di governo sopravviverà indenne anche a questo colpo di scena, ma in questa Croazia potrebbe anche succedere.

Di cosa stiamo parlando? Il bottino di questa truffa tanto colossale quanto semplice nella sua attuazione è di 1 miliardo di kune (circa 130 milioni di euro), una cifra mai vista dall’Ufficio per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata (Uskok) che ha scoperto il caso. Il modus operandi pare una barzelletta: la compagnia nazionale di idrocarburi INA (per il 44,8% di proprietà dello Stato) ha venduto gas a un prezzo stracciato ad una piccola impresa che lo ha poi rivenduto sul mercato internazionale. L’errore? Aver fatto transitare i soldi sul conto di un pensionato, cosa che ha inevitabilmente insospettito la banca…

Bicchiere mezzo vuoto

Ci sono due modi per interpretare questa storia. Il primo approccio fa emergere della preoccupazione.

Tra le cinque persone arrestate nel corso del fine settimana ci sono figure di rilievo: Damir Škugor era direttore all’INA nel dipartimento che si occupa della vendita di gas naturale, Josip Šurjak era presidente della Camera croata degli avvocati (HOK), Marija Ratkić dirigeva l’impresa Plinara istočne Slavonije, mentre Goran Husić era alla guida dell’azienda OMS , fondata nel 2019 assieme a Šurjak e che comprava il gas dall’INA. L’ultimo arrestato è Dane Škugor, padre di Damir, il pensionato sul cui conto hanno cominciato a piovere decine di milioni di euro.

Visti i profili delle persone coinvolte, la prima questione da risolvere è: com’è possibile che un manager dell’INA possa vendere gas dal valore di 130 milioni di euro, senza che nessuno nell’azienda se ne accorga? Dalle carte pubblicate da Uskok , emerge che INA vendeva il gas a 19,46 euro/MWh, mentre OMS lo rivendeva a 210,26 euro/MWh. Nel giro di un paio d’anni, Damir Škugor e il padre Dane hanno incassato più di 66 milioni di euro, Goran Husić 12 milioni di euro, Josip Šurjak 9 milioni e 27 milioni circa sono rimasti nelle casse dell’azienda OMS.

La banda ha anche avuto il tempo di reinvestire parte dei profitti in immobili. Škugor padre e figlio, scrive il portale Index , hanno comprato nel 2021 una casa nel centro di Sebenico e due palazzi a Zagabria. Nello stesso anno il complice Husić ha comprato il lotto adiacente agli Škugor nella capitale croata. La lista degli immobili comprati negli ultimi anni, e in particolare da quando Damir Škugor è diventato manager all'INA, è lunga. Basti pensare che – scrive sempre Index – il pensionato Dane Škugor possiede 11 proprietà, alcune delle quali comprate in contanti.

Possibile che il consiglio di amministrazione e il consiglio di sorveglianza non ne sapessero nulla? Molti osservatori, come l’economista Vuk Vuković, stentano a crederci. "Se sei un presidente o un membro del CdA e sei responsabile per quelli al di sotto di te, non esiste che tu permetta a qualcuno di agire così senza il tuo controllo, dato che devi rispondere penalmente per quello che fa l’altro", ha dichiarato Vuković alla televisione N1 . Il suo commento fa seguito al comunicato del consiglio di amministrazione dell’INA in cui si sostiene che Damir Škugor aveva potere di firma per contratti fino a 20 milioni di euro. "Se è la verità – ha proseguito Vuković – allora è chiaro che questo meccanismo è stato pensato apposta per qualcosa del genere, per rubare".

Ma non è tutto. Chi dice INA dice una delle più grandi imprese pubbliche della Croazia. Inevitabilmente, dunque, ci sono legami stretti tra gli arrestati e il mondo politico, o meglio, il partito al potere, l’HDZ. Damir Škugor era un quadro del partito, così com’è iscritta all’HDZ anche Marija Ratkić, finita anche lei in manette. C’è poi il fatto che l’attuale ministro dell’Economia Davor Filipović (HDZ), che ha annunciato una revisione straordinaria dell’attività dell’INA negli ultimi tre anni, era membro del Consiglio di sorveglianza dell’INA nel 2020. Anche lui non ne sapeva nulla? "Il contratto con l’azienda OMS è stato firmato due mesi prima che io fossi nominato nel Consiglio di sorveglianza dell’INA", si è difeso il ministro .

È sparito un miliardo di kune e nessuno ne sa nulla, dunque ? Non la pensa così il settimanale Nacional, che questo martedì ha pubblicato uno scoop : una fonte interna all’HDZ avrebbe spiegato che Škugor non agiva da solo, ma in concerto con altri quadri del partito e seguendo la volontà del Primo ministro. Una versione che il portavoce del governo ha ovviamente smentito subito , mentre l’opposizione chiede una seduta straordinaria del parlamento . Anche l’ex presidente del Consiglio di sorveglianza dell’INA, Damir Vanđelić (in carica dal 2016 al 2021), non crede alla versione secondo cui Škugor avrebbe agito da solo all’interno dell’azienda. "Un contratto del genere è sottoposto al CdA", ha detto Vanđelić.

Andrej Plenković © photocosmos1/Shutterstock

Andrej Plenković © photocosmos1/Shutterstock

Bicchiere mezzo pieno

Il furto del secolo fa insomma emergere molti dubbi, ma quello che abbiamo descritto finora non è l’unico modo di leggere quanto successo nel fine settimana a Zagabria. Il premier Andrej Plenković si è infatti rallegrato di vedere come "lo stato di diritto funziona", "le istituzioni e il ministero funzionano" e i fondi rubati sono stati recuperati. "Faccio i complimenti a tutti coloro che hanno partecipato all’operazione", ha concluso il Primo ministro con soddisfazione. Questo secondo modo di vedere la vicenda non suscita preoccupazione, ma al contrario ottimismo e fiducia, perché sì, è sparito un miliardo di kune e sono coinvolti membri del partito al governo, ma la polizia è riuscita a recuperare il malloppo. Nonostante questa sua bizzarra interpretazione, il Primo ministro croato è stato fischiato alla sua prima apparizione pubblica dopo lo scandalo.

La truffa che ha colpito INA e la Croazia rischia di alimentare l’attualità locale per giorni, fino a quando non emergerà una versione dei fatti completa e credibile. Per ora, Damir Škugor si difende assicurando che l’idea di vendere il gas sotto il prezzo di mercato non è una sua idea, ma qualcosa che l’INA fa abitualmente. Il portavoce del governo assicura che Plenković non conosce personalmente Škugor, ma al settimanale Nacional il presidente del CdA dell’INA Sandor Fasimon ha confidato che fu proprio il premier a spingere nel 2019 perché Škugor ottenesse il posto che gli ha poi permesso di vendere (o meglio, vendersi) gas indisturbato.

Dopo tanti scandali, ministri dimissionari o arrestati, il governo Plenković potrebbe cadere su un furto di gas nel momento in cui l’Europa si prepara al suo inverno più freddo? L’editorialista Tomislav Klauški non ci crede. "Plenković è già sopravvissuto a così tanto durante il suo mandato di primo ministro, compresi i cataclismi naturali, che sarebbe un vero miracolo se non sopravvivesse alla più grande rapina della storia", commenta Klauški. "Il fatto è che la corruzione si collega e si identifica così tanto con l’HDZ che praticamente tutti ne sono diventati immuni", prosegue il giornalista, che conclude: "Questo è il paese dell’HDZ, l’HDZ genera corruzione e combatte contro di essa, l’HDZ rapina l’INA e l’HDZ salva l’INA".


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