Andrej Plenković ai tempi del Parlamento europeo

Andrej Plenković ai tempi del Parlamento europeo (Wikimedia)

Nelle politiche tenutesi ieri in Croazia si afferma l'HDZ. Per il nuovo governo probabile una coalizione formata con MOST

12/09/2016 -  Giovanni Vale

Il leader conservatore Andrej Plenković sale sul palco sulle note di “Eye of the Tiger”, mentre al quartier generale dei progressisti si spegne la musica. E’ questa l’immagine con cui la stampa croata descrive la nottata elettorale di ieri e che bene rappresenta il clima del dopo-voto. L’Unione democratica croata (Hdz) guidata dall’eurodeputato Plenković ha di fatto vinto le elezioni legislative anticipate, capovolgendo non soltanto i sondaggi che davano il Partito socialdemocratico (Sdp) di Zoran Milanović in leggero vantaggio, ma smentendo persino gli exit poll che fino alle 22 di ieri assicuravano un pareggio perfetto tra le due principali forze politiche croate.

L’Hdz ha ottenuto 61 dei 151 deputati che compongono il parlamento di Zagabria, contro i 54 dell’Sdp. Una vittoria di misura, certo, e che non garantisce ai conservatori la maggioranza assoluta di 76 seggi richiesta in aula, ma una vittoria comunque, dato che toccherà ora alla squadra di Plenković dettare le regole per la formazione di un nuovo esecutivo, mentre a sinistra si apre un’inevitabile resa dei conti.

Ritorno al futuro?

L’indispensabile coalizione sarà molto probabilmente simile a quella che aveva portato alla guida del paese Tihomir Orešković, il premier sfiduciato a giugno dopo appena sei mesi di governo. L’Hdz dovrà infatti ottenere il sostegno di Most, il fronte liberale e cattolico di Božo Petrov che ha ottenuto 13 deputati e con cui l’Hdz si già era alleato meno di un anno fa.

Per superare la soglia dei 76 seggi, basteranno poi una manciata di voti, da cercarsi tra le minoranze nazionali (8 deputati) e tra i partiti minori, in primis quello del sindaco di Zagabria Milan Bandić, forte di due rappresentanti. Resterà probabilmente fuori dai giochi, invece, il fronte anti-sistema Zivi zid, che è passato dall’avere un solo deputato al tornare in parlamento con ben 8 membri del movimento, ma che ha già annunciato di non essere interessato ad alleanze. Per il quotidiano Jutarnji List questo scenario - una coalizione di centrodestra - ha una probabilità dell’85% di concretizzarsi, mentre un governo a guida Sdp o una grande coalizione Sdp-Hdz sono soluzioni da escludere (e a cui si attribuisce rispettivamente il 10% e il 5% di probabilità).

La scalata di Plenković

Nel giro di pochi mesi, Plenković è riuscito dunque a far dimenticare agli elettori lo scandalo di corruzione che aveva colpito l’ex leader dell’Hdz Tomislav Karamarko (obbligandolo alle dimissioni e facendo cadere il governo) ed a ricompattare il partito su posizioni più moderate, senza tuttavia espellere gli elementi più intransigenti (come l’ex ministro della cultura Zlatko Hasanbegović), Plenković è riuscito a risalire nei sondaggi fino a superare l’Sdp.

Diametralmente opposta l’analisi da farsi a sinistra. Per l’ex premier Zoran Milanović, questa è la sesta sconfitta elettorale consecutiva ed è inevitabile che la sua leadership e quest’ultima campagna elettorale vengano ora rimesse in discussione. Nelle ultime settimane, Milanović ha cercato di sedurre gli elettori conservatori anche con sorprendenti dichiarazioni di carattere nazionalista. Una scelta che non soltanto non ha pagato ma che ha probabilmente fatto scappare molti elettori di sinistra, contribuendo all’importante crollo dell’affluenza, passata dal 60% del novembre 2015 ad appena il 52% registrato ieri.

Resa dei conti

“Se questi risultati saranno confermati, Milanović deve andarsene entro una settimana”, hanno confidato a Jutarnji List diversi membri dell’Sdp durante la nottata elettorale. Dello stesso avviso i principali analisti e commentatori, come Goran Vojković che su Index.hr scrive che “è tempo che Milanović se ne vada”. L’Hdz ha infatti potuto rinfrescare l’immagine del partito (altrimenti dato per spacciato) proprio grazie al cambio di timoniere ed ora la stessa sorte potrebbe toccare all’Sdp. “Il successore di Milanović si trova a Bruxelles?”, si chiede questa mattina Večernji List. Il riferimento è all’eurodeputato Tonino Picula, rimasto finora in disparte ma considerato da più parti come un membro autorevole e popolare dell’Sdp. Come Plenković, anche Picula ha scelto di non sfidare apertamente la leadership del proprio partito ma, come il primo, potrebbe farsi avanti ora che il capo è visibilmente in difficoltà e che la sua formazione politica è alla ricerca di una nuova rotta.

Sconfortati ed annoiati dalle proprie vicende politiche nazionali, i cittadini croati si preparano ora a vivere qualche giorno di consultazioni tra le varie forze in campo. Most ha dato cinque giorni all’Hdz per formare un nuovo governo e quest’ultimo ha assicurato che ci sarà una maggioranza stabile. Nessuno può però garantire che la Croazia non riviva a breve una nuova crisi politica, ma perlomeno le elezioni di ieri sanciscono la fine di un lunghissimo clima da campagna elettorale, che ha avuto come preoccupante conseguenza quella di esacerbare i rapporti con la Serbia, per via della continua caccia all’elettore nazionalista e della retorica patriottica.

A riflettori spenti, i politici croati dovranno ora occuparsi dei problemi interni, dalla disoccupazione giovanile del 43% (con annessa emigrazione verso Irlanda, Germania e Nord Europa) alla corruzione e alla povertà. E’ tempo insomma che la propaganda lasci spazio alle riforme.


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