© Anatolii Mazhora Shutterstock

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Il governo croato fa trapelare ottimismo rispetto ad un prossimo ingresso del paese nell'area Schengen. Ma per molti sarebbe ottimismo malriposto

04/09/2019 -  Dalibor Dobrić

(Pubblicato originariamente da Deutsche Welle , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Obct)

"L’adesione allo spazio Schengen è certamente una delle nostre priorità per quanto riguarda il rafforzamento della sicurezza interna ed esterna", ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri ed Europei croato Gordan Grlić Radman all’emittente televisiva N1. "Negli ultimi anni la polizia e il ministero dell’Interno croato hanno compiuto un grande lavoro e i loro sforzi sono stati accolti favorevolmente da tutti gli stati membri dell’UE. La Croazia deve soddisfare tutti i requisiti relativi all’acquis di Schengen, composto da otto capitoli, e penso che il lavoro sia quasi finito. Secondo informazioni ufficiose, l’ultimo capitolo dovrebbe essere concluso a breve. Credo che il premier potrà dare la buona notizia ai cittadini croati già all’inizio dell’autunno", ha spiegato Grlić Radman, precisando però che nulla è ancora ufficiale.

L’adempimento dei criteri previsti dall’acquis di Schengen non comporta necessariamente un’adesione immediata allo spazio Schengen. Negli ultimi anni l’Accordo di Schengen è diventato oggetto di grandi polemiche in seno all’Unione europea, tanto che la Romania e la Bulgaria, che hanno soddisfatto tutti i criteri di adesione cinque anni fa, aspettano ancora di entrare nell’area Schengen.

Tutto dipende dal Consiglio europeo

Alle domande sollecitate dai giornalisti della Deutsche Welle in merito ai progressi compiuti dalla Croazia nel processo di adesione allo spazio Schengen, il ministero degli Affari Esteri e il governo croato non hanno ritenuto opportuno fornire alcuna risposta. La Commissione europea, interpellata sulla questione, ha riposto affermando che la Croazia potrà aderire allo spazio Schengen non appena avrà soddisfatto tutti i criteri richiesti. "Lavoriamo insieme alle autorità croate per far sì che il paese adempia il più presto possibile a tutti i requisiti previsti dall’acquis di Schengen. I tempi dipendono dai progressi compiuti dalla Croazia nell’adempimento dei criteri richiesti. Una volta soddisfatti tutti i requisiti, la Commissione valuterà se la Croazia è pronta ad aderire allo spazio Schengen, ma la decisione finale spetta al Consiglio europeo, che deve decidere all’unanimità", si legge nella risposta fornita dalla Commissione europea. Quindi è il Consiglio europeo, composto dai capi di stato o di governo dei paesi membri dell’UE, ad avere l’ultima parola sulla questione.

Gli europarlamentari croati Karlo Ressler, Tonino Picula e Dubravka Šuica affermano che la Croazia ha soddisfatto tutti i requisiti tecnici relativi all’acquis di Schengen e che la Commissione europea dovrebbe esprimersi favorevolmente sull’ingresso della Croazia nell’area Schengen prima della scadenza del mandato del presidente uscente della Commissione Jean-Claude Juncker. Dopodiché inizierà la seconda fase del processo di valutazione, al termine della quale il Consiglio europeo dovrebbe, secondo gli europarlamentari croati, dare il via libera all’adesione della Croazia nello spazio Schengen.

Poco realistico aspettarsi un’adesione immediata

Biljana Borzan, eurodeputata croata eletta tra le fila del Partito socialdemocratico (SDP), è meno ottimista dei suoi colleghi. Stando alle sue parole, nonostante tutte le dichiarazioni e segnali positivi, non è realistico aspettarsi che la Croazia aderisca prossimamente allo spazio Schengen. "Non bisogna dimenticare che ci abbiamo messo dieci anni ad entrare a far parte dell’Unione europea, e per tutto il tempo ci venivano inviati segnali positivi", spiega la Borzan, aggiungendo che la corruzione è il principale ostacolo all’adesione della Croazia allo spazio Schengen.

"Dal momento che la decisione sull’adesione di un paese allo spazio Schengen è strettamente legata ai livelli di corruzione in quel paese, temo che sia poco probabile che la Croazia entri nell’area Schengen nel prossimo futuro. La Croazia ha soddisfatto tutti i requisiti tecnici richiesti per l’adesione, ma se nel processo di valutazione Schengen dovesse essere seriamente preso in considerazione il livello di corruzione, che in Croazia non solo non è diminuita ma sta dilagando, non sarei troppo ottimista. L’adesione allo spazio Schengen porterebbe grandi vantaggi alla Croazia, ma temo che per il momento non sia uno scenario realistico", afferma la Borzan.

La crisi di Schengen

Tanja Fajon, eurodeputata slovena del gruppo dei socialisti e democratici – che nel precedente mandato si è occupata in particolare delle problematiche legate al sistema Schengen, compresa la riforma del codice Schengen e le violazioni degli accordi di Schengen da parte di alcuni stati membri – spiega che la situazione è particolarmente problematica al confine tra Slovenia e Austria, dove quest’ultima qualche anno fa ha ripristinato i controlli e persiste nel prolungarli per motivi di politica interna. Anche Tanja Fajon ritiene che, per quanto riguarda l’adesione allo spazio Schengen, il problema non risieda tanto nei requisiti tecnici richiesti per l’adesione quanto nel modo in cui il Consiglio europeo prende le sue decisioni.

"È difficile prevedere quando la Croazia potrà entrare nell’area Schengen. La Romania e la Bulgaria ormai da tempo hanno soddisfatto tutti i requisiti richiesti, hanno ottenuto una valutazione positiva da parte della Commissione europea e il Parlamento europeo ha più volte invitato gli stati membri a dare il via libera all’ingresso di Romania e Bulgaria allo spazio Schengen, ma l’adesione continua ad essere rimandata", spiega Tanja Fajon.

Aggiunge inoltre che, nelle circostanze attuali, è poco probabile che gli stati membri assumano una chiara presa di posizione a favore dell’adesione della Croazia allo spazio Schengen. "Questo non solo a causa dei problemi con la Romania e la Bulgaria, ma anche per via della crisi del sistema Schengen. Sono sempre più numerosi gli stati membri che chiedono maggiore sovranità nella gestione dei propri confini, motivo per cui le istituzioni europee non sono riuscite ad adottare riforme più ambiziose del sistema Schengen. Molti paesi non sono consapevoli della crisi dello spazio Schengen, ovvero del fatto che sei stati membri stanno prolungando illegittimamente i controlli alle frontiere interne – controlli che avrebbero dovuto essere solo temporanei – senza alcuna giustificazione oggettiva. Siamo in una sorta di limbo in cui gli stati membri non riescono a raggiungere una decisione unanime sul futuro del sistema Schengen. Ci sono due schieramenti: da una parte i paesi favorevoli al mantenimento del sistema Schengen e dall’altra quelli che chiedono maggiore sovranità nazionale", spiega Fajon.

Un altro veto della Slovenia?

L’adesione della Croazia allo spazio Schengen potrebbe essere ostacolata anche da un eventuale veto della Slovenia. Non sarebbe la prima volta che la Slovenia blocca la Croazia nel suo cammino verso la piena integrazione europea. Alcuni ministri del governo sloveno hanno già messo in chiaro che la Slovenia appoggerà l’adesione della Croazia allo spazio Schengen solo se quest’ultima accetterà la sentenza arbitrale relativa alla contesa tra i due paesi sulla definizione del confine marittimo nel Golfo di Pirano. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che la Slovenia potrebbe decidere di optare per una strategia più pragmatica e appoggiare l’ingresso della Croazia nell’area Schengen, perché ha tutto l’interesse che il confine Schengen si sposti verso est. Anche Tanja Fajon è dello stesso parere. Stando alle sue parole, la Slovenia ha interesse affinché la Croazia entri al più presto nell’area Schengen perché "in tal caso la Slovenia non costituirebbe più una frontiera esterna dell’UE e ne trarrebbe vantaggi dal punto di vista della sicurezza e della gestione dei flussi migratori".


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