impianto per il trattamento dei rifiuti

Impianto per il trattamento dei rifiuti a Sofia (© Stoyan Yotov/Shutterstock)

Decine di milioni di euro di investimenti, iniziati oltre un decennio fa: la strategia per la gestione dei rifiuti di Sofia sarebbe dovuta culminare nella costruzione di un inceneritore. La magistratura ha messo fine al progetto, accogliendo le obiezioni dei cittadini preoccupati per il suo impatto ambientale

08/05/2024 -  Lorenzo Ferrari

Il 2 maggio la Corte suprema amministrativa della Bulgaria ha definitivamente bocciato il progetto di costruire un inceneritore nella capitale Sofia, che avrebbe dovuto essere in larga parte finanziato da fondi europei. L’impianto avrebbe dovuto bruciare combustibile derivato dal trattamento dei rifiuti cittadini per produrre energia termica ed elettrica per alcune decine di migliaia di famiglie.

Lanciato quasi dieci anni fa, il progetto è incorso in numerose contestazioni e intoppi, tra cui un appalto annullato e una prima bocciatura in tribunale avvenuta nel settembre scorso. Sono stati in particolare gruppi ambientalisti locali – tra cui l’associazione Za Zemiata (“Per la Terra”) – a opporsi al progetto, preoccupati delle possibili conseguenze delle emissioni prodotte dall’inceneritore sulla salute della popolazione di Sofia, città già fortemente inquinata.

La Corte suprema amministrativa ha in effetti bocciato il progetto perché ha ritenuto insufficienti le rassicurazioni fornite sulle conseguenze della sua messa in funzione sull’atmosfera e sulla salute. La valutazione di impatto ambientale che era stata allegata al progetto è stata ritenuta inadeguata, incompleta e inaffidabile.

La bocciatura costringe ora l’amministrazione di Sofia a ripensare la strategia complessiva per la gestione dei rifiuti cittadini: l’inceneritore avrebbe infatti dovuto rappresentare l’ultimo tassello di un sistema di gestione dei rifiuti che era stato orientato da oltre dieci anni in quella direzione. Quasi 130 milioni di euro stanziati dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale avevano consentito di realizzare i tasselli precedenti , tra cui la costruzione di un grande impianto per il riciclo o la trasformazione dei rifiuti in combustibile.

Il Fondo europeo per lo sviluppo regionale avrebbe dovuto contribuire alla costruzione dell’inceneritore con altri 77 milioni di euro; i costi rimanenti avrebbero dovuto essere in buona parte coperti da un prestito della Banca europea degli investimenti. Era stato destinato all’impianto per la gestione dei rifiuti e all’inceneritore di Sofia circa il 30% dei fondi europei complessivamente disponibili per il miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti in Bulgaria tra il 2014 e il 2020, che sono quindi in parte andati perduti; il Comune di Sofia ha dovuto restituire all’UE 35 milioni di euro che erano già stati allocati per l’inceneritore.

Resta ora da capire se il progetto verrà riproposto ricominciando l’iter da capo – fornendo stavolta rassicurazioni più solide sul suo impatto ambientale – oppure se prevarranno le richieste degli ambientalisti, che chiedono di mettere la raccolta differenziata al centro della strategia per la gestione dei rifiuti di Sofia.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Energy4Future" cofinanziato dall’Unione europea (Ue). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Energy4Future"


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