Prima della guerra, Mevludin Ekmečić era un pittore dedito a ritratti, paesaggi e panorami. Nel 1992 divenne un artista di guerra per l'impulso di documentare la distruzione del suo paese
La guerra è sempre stata un soggetto artistico. Nel corso della storia, gli artisti hanno rappresentato famose battaglie e ritratto soldati e civili nel mezzo della guerra. Come ci ricorda Susan Sontag nel suo importante saggio "Regarding the Pain of Others" (Il dolore degli altri), la pratica di rappresentare atroci sofferenze entrò nella storia delle immagini con un particolare soggetto, quello delle "sofferenze della popolazione civile sotto la furia di un esercito vittorioso". Il tema emerse nel 1633, quando Jacques Callot pubblicò 18 incisioni intitolate Les Miseres e Les Malheurs de la Guerre (Le miserie e le sfortune della guerra), raffiguranti le atrocità commesse contro i civili durante l'invasione e l'occupazione della sua nativa Lorena nei primi anni Trenta del XVII secolo. Durante il XX secolo, l'attenzione si spostò su una risposta più personale ai conflitti. Questo approccio ha attirato sempre più artisti di alto profilo e il lavoro prodotto è diventato più profondo, stimolante e provocatorio.
La distruzione della Bosnia Erzegovina durante la guerra del 1992-1995, documentata dall'artista bosniaco Mevludin Ekmečić (1929), ha trasformato radicalmente l'estetica e i contenuti utilizzati dagli artisti locali. Allo scoppio della guerra, Ekmečić fu costretto a lasciare il paese e si rifugiò a Parigi. Durante il suo esilio, metteva su carta le immagini sconvolgenti riportate in TV e sui giornali dai giornalisti di guerra che coprivano il conflitto bosniaco, insieme ai racconti dei testimoni oculari. Ekmečić ha prodotto una cronaca in bianco e nero della guerra bosniaca composta da 77 disegni, raccolti sotto il titolo Genocide Upon the Bosniaks 1992-1995, in seguito divisi per temi: pulizia etnica, campi, stupri, rifugiati, bambini, patrimonio culturale, come sopravvivere e tombe. Ogni disegno è accompagnato dagli appunti con cui l'artista tentava di descrivere a parole le immagini che aveva freneticamente disegnato con inchiostro nero su carta.
I suoi disegni illustrano le intenzioni, la portata e il carattere della campagna contro la Bosnia Erzegovina, con particolare attenzione al "terribile genocidio del popolo a cui appartengo" e alla raffigurazione di sconvolgenti scenari di crudeltà e sofferenza. Nel 1996 fu stampato un catalogo che per la prima volta raccoglieva tutti i disegni; una parte di queste immagini è stata pubblicata nei media bosniaci e francesi ed esposta in Francia e Belgio. In seguito, Ekmečić ha donato tutti i disegni all'Istituto Bosgnacco di Sarajevo, dove sono ora conservati.
La mostra Mevludin Ekmečić. Drawing the War: Bosnia 1992-1995, in esposizione dal giugno 2017 presso la galleria Duplex100m2 di Sarajevo come parte del programma del WARM Festival 2017, è stata organizzata dalla WARM Foundation di Parigi e realizzata in collaborazione con l'Istituto Bognacco di Sarajevo. L'esposizione raccoglie una selezione di 35 disegni, fra cui immagini familiari come il soldato che prende a calci una donna sdraiata a faccia in giù in strada a Bijeljina, tristemente famosa grazie alla fotografia di Ron Haviv del 1992, l'incendio della Biblioteca Nazionale di Sarajevo, gli uomini segregati del campo di concentramento di Omarska o i profughi di Srebrenica.
Le immagini di Ekmečić possono essere considerate fra le opere più significative sul conflitto in Bosnia Erzegovina. La loro originalità e feroce autenticità esprimono tutta la gamma di emozioni suscitate nell'artista dallo spettacolo della violenza e distruzione collettiva. Questa mostra è un tentativo di mostrare l'importanza dell'opera dell'artista, che cataloga con successo la brutalità e le fatali conseguenze della guerra in modo così lampante e aggressivo da ricordare inevitabilmente I disastri della guerra di Goya.
Prima della guerra, Ekmečić era un pittore accademico dedito a nudi, ritratti, motivi dalla Baščaršija, paesaggi e panorami. Nel 1992, un momento in cui un artista non poteva rimanere in silenzio, come avrebbe affermato in seguito, divenne un artista di guerra per l'impulso di documentare la distruzione del suo paese, la violazione dei diritti umani e gli effetti della guerra sugli individui.
Mevludin Ekmečić, insieme a numerosi altri artisti della Bosnia Erzegovina, riflette nelle sue posizioni artistiche i traumi della guerra. Gli artisti della regione, confrontandosi con le memorie di guerra, offrono alle comunità locali un'occasione preziosa di dibattito.
La mostra
La mostra Mevludin Ekmečić. Drawing the War: Bosnia 1992-1995 fa parte del programma del WARM Festival 2017, organizzato dalla WARM Foundation e dal suo presidente Rémy Ourdan, ed è realizzata in collaborazione con l'Istituto Bosgnacco – Adil Zulfikarpašić Foundation e la sua direttrice Amina Rizvanbegović Džuvić. La mostra, curata da Pierre Courtin, si è tenuta alla galleria Duplex100m2 di Sarajevo dal 28 giugno al 2 luglio 2017. I disegni sono attualmente esposti all'Istituto Bosgnacco – Adil Zulfikarpašić Foundation fino al 15 agosto 2017.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto Testimony – Truth or Politics. The Concept of Testimony in the Commemoration of the Yugoslav Wars, coordinato dal CZKD (http://www.czkd.org/ ) e cofinanziato dal programma "Europa per i cittadini" dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.
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