Bosnia Erzegovina, foto di Andrea Di Biagio

È una catastrofe demografica inedita quella che sta colpendo la Bosnia Erzegovina. Il paese si sta svuotando ed in alcune zone manca la manodopera. E le autorità guardano in silenzio

29/10/2019 -  Tatjana Čalić

(Pubblicato originariamente da Buka il 28 ottobre 2019, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)

La Bosnia Erzegovina si sta svuotando a grande velocità. In particolare nel cantone Una-Sana, nel nord-ovest del paese, al confine con la Croazia. La città di Sanski Most ha perso quasi 8000 abitanti. Investitori tedeschi vi hanno aperto tre aziende ma non riescono a trovare manodopera. Non va meglio a Bosanski Petrovac, nel cantone 10, dove una nuova fabbrica si trova a corto di operai. Ne parla Mirhunisa Zukić, presidentessa dell'associazione Unione per il ritorno sostenibile e l'integrazione della Bosnia Erzegovina.

È a causa di stipendi troppo bassi che gli operai non rispondono a queste offerte di lavoro?

Non è una questione di salari, il problema è che non ci sono più persone. La gente se ne è andata. È la prima volta che in Bosnia Erzegovina questo problema si manifesta in modo così forte. Basti vedere il numero di scuole che hanno chiuso i battenti. A Bosansko Grahovo, nel Cantone 10, la situazione è catastrofica: i liceali sono costretti ad andare a Drvar perché non sono numerosi a sufficienza per formare una classe nel loro comune di residenza. Non va meglio a Bihać. In Posavina, nel nord-est della Bosnia, si sono svuotati interi villaggi e la notte è un paesaggio terribile.

Quali i comuni della Republika Srpska che registrano le partenze più rilevanti?

Foča, Han Pjesak, Čajniče, Teslić, Rudo, Rogatica, Ribnik, la stessa Prijedor e Trebinje... Basti citare l'esempio del piccolo villaggio di Kopači, vicino a Goražde, che ha visto andarsene la quasi totalità dei suoi 227 abitanti.

Per quali ragioni partono i bosniaci? E dove vanno?

Il posto di lavoro ha smesso da tempo di essere l'unico motivo. I nostri concittadini se ne vanno a causa del destino incerto dell'intera regione. Sempre più spesso decidono di trasferirsi in un paese europeo, soprattutto Germania o Francia. Interessante notare come la popolazione della Bosnia nord-orientale – nello specifico delle regioni di Zvornik, Bratunac e Srebrenica – si sposti in particolare in Francia. Ma oltre a questi due paesi si trasferiscono anche in Austria, Norvegia e in Svezia.

Numerose donne si trasferiscono in Germania, in particolare infermiere ed addette alla cura delle persone. Una volta stabilite, ottengono il ricongiungimento familiare. Il problema maggiore e proprio la partenza di intere famiglie. Da metà 2013 a metà 2019 se ne sono andate più di 210.000 persone, vale a dire il 5% della popolazione bosniaca.

Perché le autorità non affrontano il problema?

Abbiamo insistito a più riprese affinché le autorità reagiscano ma ogni volta ci si chiedeva solo come avessimo avuto questi dati... Dopo che Eurostat ha confermato che il numero di partenze era arrivato a 234.000 le autorità non hanno detto più nulla. Nessuna parola su questi dati, nessuna soluzione proposta.

Come vi spiegate questa mancanza di reazioni?

Basti guardare anche gli espatriati che ritornano nel paese per poi andarsene nuovamente perché la vita dignitosa che era stata loro promessa non è stata garantita. Esistono ancora, a 25 anni dalla fine della guerra, in centri d'accoglienza collettivi, lo stato crolla sotto i suoi debiti e tutto accade così lentamente che sono stupita del fatto che i creditori internazionali non penalizzino più di quanto già avvenga la Bosnia Erzegovina.

I cittadini vogliono vivere una vita normale, vogliono avere la possibilità di vivere del loro lavoro... Ci dicono spesso che una parte rilevante del problema sta nel clima generale che regna da molto tempo in Bosnia Erzegovina. Dà loro fastidio che le leggi rimangano inapplicate, che gli atti illegali non vengano sanzionati, che qualcuno riceva salari per funzioni che non svolgono in modo adeguato... La gente è stufa di nepotismo ed ingiustizia, vuole sentirsi protetta, in sicurezza.


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