(Foto Genova città digitale, Flickr)

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Una riflessione sulla morte di Vittorio Arrigoni, tra la ex Jugoslavia, l'Italia e la Palestina. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

20/04/2011 -  Agostino Zanotti

L’uccisione di Vittorio Arrigoni mi ha profondamente addolorato. Stimavo e stimo questa persona, per il suo impegno, per il suo coraggio, per la sua caparbietà, per la sua capacità di stare vicino alle vittime, per la lucidità dei sui racconti giornalistici. L’ho conosciuto attraverso le sue gesta e i sui scritti, sincero con gli altri e con se stesso. Lo hanno soffocato perché era attraverso la sua voce che gli abitanti della striscia di Gaza potevano far sentire la disperazione di chi, giorno dopo giorno, perdeva ogni diritto alla vita.

Nel gioco degli estremi, lui era un estremista, un folle, perché abitava i luoghi estremi della barbarie umana con la passione folle verso la vita, verso l’umanità.

Vittorio Arrigoni era una persona, non un martire né un eroe, una persona che aveva fatto della propria indignazione un modo di vivere il presente, un agire politico caratterizzato dalla lotta quotidiana contro le ingiustizie, in prima persona con le nude mani.

E’ stato ucciso e la notizia della sua morte sarà in prima pagina ancora per pochi giorni poi tutto continuerà come prima, tra una guerra e l’altra, un aumento del petrolio e una fuga radioattiva, un esodo di clandestini e una nuova crisi diplomatica tra gli Stati dell’Unione Europea. Torneremo a spegnerci, perché così ci vogliono, consumatori di beni superflui, consumatori di non democrazie.

RESTIAMO UMANI, andiamo a cercare queste “Anime salve”, con i quali ricostruire i nostri territori, i nostri legami sociali. Perché sono loro i nostri fratelli d’Italia.

Ricorda Signore questi servi disobbedienti / alle leggi del branco / non dimenticare il loro volto / che dopo tanto sbandare / è appena giusto che la fortuna li aiuti [...] e si prega che questo miracolo pietoso avvenga proprio per chi viaggia in direzione ostinata e contraria / col suo marchio speciale di speciale disperazione / e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi / per consegnare alla morte una goccia di splendore, / di umanità, di verità. (da “Smisurata preghiera”, Fabrizio De André)

*Agostino Zanotti è presidente della associazione “Ambasciata della Democrazia Locale a Zavidovići


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